“La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne rappresenta, prima di tutto, un’occasione per ribadire l’importanza di un lavoro che si deve svolgere in rete sul territorio, attraverso la sinergia con le istituzioni, le associazioni, i centri antiviolenza, le Forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria, per un approccio integrato e completo a tutela delle vittime.
Sulla carta non mancano gli strumenti a disposizione a tutela di chi subisce violenza ed è già significativo che si parli oggi di contrasto alla violenza sulle donne, in quanto tali, e non solo alla violenza di genere o domestica. Questa approccio potrebbe contribuire a ridurre il rischio di “vittimizzazione secondaria” delle donne che hanno subito violenze, considerato che uno degli aspetti più critici legati ai reati di genere è proprio l’effetto di scoraggiare la presentazione della denuncia da parte della vittima. Stesso effetto che può derivare dai casi di cyberstalking e persecuzioni attraverso i social, un fenomeno spesso riscontrabile all’interno di una relazione tossica e che può avere gravi conseguenze sulla vittima portandola all’isolamento. Prodotti, questi, della cultura patriarcale i cui riflessi sono ancora molto evidenti. In questo senso, è fondamentale consolidare l’attività di formazione e sensibilizzazione portata avanti da tutte le comunità educanti che sono dei presidi insostituibili della cultura della prevenzione.
Si può e si deve fare di più, e in tale direzione va anche considerata la necessità di raccordare i trattati e le convenzioni internazionali con la legislazione interna quale passo evolutivo importante nel rispetto dei diritti. Ci riferiamo, in particolare, all’opportunità di introdurre il femminicidio all’interno del nostro ordinamento come crimine universale, rendendo possibile perseguire chi si macchia di tali gesti nel territorio di Stati diversi da quello di residenza. Una considerazione quanto mai attuale, alla luce delle violenze perpetrate sulle donne nei conflitti bellici in atto a livello internazionale, condotte da condannare con forza rientrando fra i crimini di guerra e contro l’umanità. O ancora, integrare la fattispecie del reato di stupro, includendo qualsivoglia atto sessuale senza consenso, ed introdurre strumenti di prevenzione, formazione e sostegno alle donne vittime di molestie sessuali sul lavoro.
Davanti a questo quadro così complesso, il compito delle istituzioni deve essere anche quello di garantire forme di protezione accessibili ed investire maggiori risorse su misure, come il Reddito di libertà, volte ad accompagnare le donne che hanno subito violenza in un percorso di autonomia per sé, ma anche per le proprie figlie e i propri figli. Perché la violenza contro le donne si può sconfiggere solo attraverso un impegno collettivo sul fronte educativo, fin da bambini, portando l’educazione affettiva tra i banchi di scuola. Così si possono porre le basi per eliminare gli stereotipi di genere che sono ancora presenti nella nostra società e guidare lo sviluppo delle capacità e delle scelte personali”.
Lo affermano in una nota la vicesindaca e presidente assemblea regionale PD Giusy Iemma e la consigliera comunale Igea Caviano.