Il Movimento No Ponte Calabria aderisce con convinzione e determinazione alla manifestazione indetta per il 10 maggio da una vasta rete di realtà territoriali, sociali e sindacali calabresi per difendere il diritto alla salute e per la ricostruzione di una sanità pubblica, universale, gratuita, accessibile, solidale e umana.
Da anni, come movimento popolare e territoriale, denunciamo – si legge in un comunicato stampa dello stesso movimento – l’inganno che si cela dietro il progetto del Ponte sullo Stretto: un’opera inutile, dannosa, calata dall’alto, che non risponde ad alcuna delle vere esigenze dei territori dello Stretto e dell’intera Calabria. Un progetto che si trascina da decenni come feticcio elettorale, utilizzato per promettere sviluppo, occupazione e rilancio del Sud, mentre in realtà serve soltanto a legittimare la rapina di risorse pubbliche da parte di grandi gruppi industriali e bancari.
Il Ponte non rappresenta né il progresso né il futuro della Calabria: è il simbolo di un modello di sviluppo distorto e predatorio, in cui le comunità non contano nulla e i territori diventano solo luoghi da sfruttare, cementificare e militarizzare. Eppure, ogni volta che abbiamo osato dire che le risorse pubbliche dovrebbero essere investite nella sanità, nell’istruzione, nella messa in sicurezza del territorio, nei trasporti e nel lavoro, ci è stato risposto con disprezzo: “siete benaltristi”, “cavernicoli”, “nemici del progresso”.
Ma noi non ci stiamo. Noi continuiamo a pensare che sia pura follia dirottare miliardi di euro – fondi pubblici, fondi europei, risorse del Fondo di Coesione e Sviluppo – verso un’opera senza alcuna reale utilità, mentre la Calabria affonda nella precarietà, nella povertà, nell’abbandono. Mentre i nostri ospedali chiudono, i reparti collassano, i medici mancano, le ambulanze non arrivano, le scuole crollano, le strade restano buie e dissestate, i treni inesistenti e i piccoli centri muoiono lentamente.
A fronte di tutto questo, i nostri giovani continuano a emigrare in massa, costretti a lasciare la loro terra per cercare lavoro, cure e dignità altrove. I nostri paesi interni si spopolano, le montagne sono lasciate all’abbandono, la sanità si trasforma sempre più in un business per i privati, mentre per i cittadini calabresi curarsi diventa un miraggio fatto di liste d’attesa infinite, ticket insostenibili e viaggi della speranza fuori regione.
In diversi documenti tecnici ufficiali e in varie interrogazioni parlamentari sono emerse forti criticità ancora irrisolte rispetto al progetto Ponte: la vulnerabilità sismica, l’impatto ambientale irreversibile, l’assenza di valutazioni certe su costi-benefici, le connessioni stradali e ferroviarie ancora inesistenti, le incognite tecniche e progettuali. Tutto ciò viene ignorato, perché l’obiettivo non è migliorare la vita dei calabresi e dei siciliani, ma aprire un gigantesco rubinetto di soldi pubblici da affidare ai soliti noti.
Dire NO al Ponte significa allora opporsi non solo a un progetto sbagliato, ma a un intero modello di sviluppo fallimentare. Significa dire basta alla logica della speculazione, del profitto, delle grandi opere calate dall’alto. Significa scegliere una via diversa: quella della giustizia sociale, della pianificazione democratica, dell’investimento nei servizi pubblici, del diritto alla salute, alla mobilità, all’istruzione, al lavoro.
Per questo il nostro NO al Ponte è anche un SÌ deciso alla sanità pubblica. La sanità non può essere merce, non può essere lasciata ai privati o al mercato, non può essere compressa in nome della spending review. La sanità è un diritto universale e deve tornare a essere un pilastro dello Stato sociale, soprattutto nelle regioni storicamente svantaggiate come la nostra.
Il 10 maggio saremo in piazza insieme a tutte e tutti coloro che lottano per una sanità migliore, per una Calabria che alza la testa e pretende rispetto. Perché i soldi ci sono: vanno solo usati per ciò che serve davvero. Per vivere meglio, per restare, per curarsi, per costruire un futuro degno.