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Omicidio gestore autolavaggio a Reggio Calabria: gli indagati sono in tutto quattro

Sono almeno quattro i presunti responsabili dell’omicidio del polacco Przemyslaw Krzysztof Grudniewski detto “Cristian”, il titolare di un autolavaggio ucciso a marzo a Reggio Calabria. È quanto emerge dall’inchiesta della squadra mobile, coordinata dai pm Walter Ignazitto e Giulia Scavello e dal sostituto procuratore dei minori Giuseppe Creazzo che hanno chiesto e ottenuto dai gip un’ordinanza di custodia cautelare per il pakistano Muhammad Yaseen, di 18 anni, e per un connazionale minorenne. Nel registro degli indagati sono finiti altri due soggetti, già identificati, tra cui un altro minore. Per tutti l’accusa è di omicidio e rapina. Dopo aver ricostruito la dinamica del delitto, la squadra mobile guidata da Alfonso Iadevaia sta cercando di chiudere il cerchio anche sul movente che sembrerebbe essere collegato al fatto che Grudniewski potesse avere parecchi contanti.

All’arrivo della polizia, infatti, “l’appartamento – scrive il gip Stefania Rachele nell’ordinanza – si presentava completamente a soqquadro con il portafoglio e un borsello della vittima svuotati”. E ancora: chi ha ucciso, ha rubato anche due cellulari della vittima. Grudniewski, stando alle indagini, era in contatto con pakistani e indiani alcuni dei quali residenti in centro di accoglienza a Pentimele come gli arrestati. Muhammad Yaseen, infatti, risulta in Italia da 8 mesi e aveva scelto di chiedere asilo politico benché – ha spiegato il titolare del centro – “avesse diritto al permesso di soggiorno per motivi di lavoro”.

A proposito, per la Procure ordinaria e dei minori, non è escluso che la vittima possa essere stato coinvolto in un giro di documenti utilizzati per richieste dei migranti. Una circostanza tutta da verificare dopo l’interrogatorio di Yaseen che ha confermato di essere stato presente sul luogo del delitto, assieme ad altri connazionali, che lo avrebbero “cooptato per un lavoro di cui ignorava l’illiceità”. Ha affermato, inoltre, di essere rimasto fuori dall’abitazione del polacco che, stando alla sua versione, aveva ricevuto da un pakistano del denaro “per fare entrare in Italia tre persone di nazionalità indiana, che non aveva restituito”. Pur avendo agito con il volto travisato, per il gip c’è un “grave quadro indiziario” nei confronti degli indagati che “compaiono in alcune immagini delle telecamere di videosorveglianza con il volto ben visibile, avendo adottato minori cautele quando si trovavano più lontano dal luogo del delitto”.

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