di Lavinia Romeo – Emozione, memoria e visione. Sono queste le parole chiave dell’incontro che ha visto protagonista Carlo Verdone al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, in occasione dell’evento “A Reggio con papà”, organizzato dall’Associazione Anassilaos, dal LIFF – Lamezia International Film Fest e dal RCFF – Reggio Film Festival. Durante l’incontro, Verdone ha ricevuto il Premio Anassilaos per la sezione Cinema, intitolata a suo padre Mario Verdone, figura storica della critica e della storiografia cinematografica italiana.
Con la consueta lucidità e ironia, l’attore e regista romano ha raccontato il forte legame con il padre: «Da lui ho preso il rigore, ma anche la disciplina nel lavoro e nella vita. Era un uomo entusiasta del nuovo, curioso, innamorato dell’arte. Partito da una poverissima famiglia senese, è arrivato a diventare assistente universitario con Norberto Bobbio. Un grande padre, che nonostante una mia bocciatura a scuola, mi portò a vedere i Beatles, perché comprendeva la portata culturale e sociale di quell’evento musicale».
Un momento particolarmente sentito, dove Verdone ha fatto emergere non solo il peso culturale del padre, ma anche la sua capacità di coniugare l’autorità con una sensibilità fuori dal comune.
Parlando della sua serie “Vita da Carlo”, Verdone ha spiegato come il personaggio interpretato non sia una finzione: «Quel Carlo sono proprio io. La sceneggiatura è tratta da avvenimenti reali della mia vita. La serie mi ha dato una libertà di scrittura che al cinema non ho mai avuto. Quello stile moderno, veloce, mi ha permesso di toccare temi prima impensabili. Riguardando oggi le scene con il povero Alvaro Vitali mi sono commosso: lì si parlava di vita e di morte, e lo si faceva con delicatezza».
Riguardo al personaggio ipocondriaco spesso attribuitogli, Verdone sorride: «È solo in parte vero. Quello di Maledetto il giorno che t’ho incontrato mi somiglia, ma la verità è che ho una passione per la farmacologia, non una fobia per le malattie!».
Incalzato dall’intervistatore, Verdone si è poi espresso sulla crisi di riferimenti dell’epoca contemporanea: «Sono venute a mancare le famiglie, e anche i politici — a livello internazionale — sono spesso personaggi imbarazzanti, direi cattivi esempi per i giovani. Sembra un medioevo senza futuro. Eppure, io continuo a credere nei ragazzi, vedo il loro entusiasmo, anche in chi si avvicina al mio mestiere. Hanno ancora voglia di fare, di imparare».
Infine, un pensiero alla Calabria e a Reggio: «Questo territorio ha bisogno di un grande evento, come sta accadendo a Roma col Giubileo. Voi avete due gioielli inestimabili nel museo — i Bronzi di Riace — dovete valorizzarli di più. Reggio deve diventare una città europea. E sì, mi piacerebbe girare un film in Calabria. Me lo auguro davvero».