Finiscono in prescrizione per i fratelli imprenditori Francescantonio ed Emanuele Stillitani – il primo anche ex assessore regionale al Lavoro ed ex sindaco di Pizzo – le accuse di estorsione e illecita concorrenza con minaccia ai danni degli imprenditori Michele e Eleonora Marcello, interessati alla costruzione di uno stabilimento balneare in localita’ Difesa di Pizzo. Lo stabilimento e’ stato incendiato il 4 maggio 2005 su mandato, secondo l’accusa, di Emanuele Stillitani, mentre Francescantonio Stillitani era accusato di aver abusato dei poteri di sindaco di Pizzo estromettendo i Marcello dalla concessione demaniale. Gli Stillitani – difesi dagli avvocati Vincenzo Gennaro e Vincenzo Comi – incassano invece l’assoluzione con formula ampia dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, i fratelli Stillitani, nelle vesti di imprenditori turistici, ed il solo Francescantonio Stillitani nelle vesti di politico che avrebbe goduto del sostegno elettorale dei clan Anello di Filadelfia e Fruci di Acconia di Curinga, si sarebbero posti – secondo l’accusa che non ha retto al vaglio dei giudici – quali referenti dei clan. Dopo una prima fase in cui i due imprenditori sono rimasti vittime di richieste estorsive, avrebbero trovato un accordo che prevedeva l’ingerenza del clan Anello-Fruci nelle strutture turistiche, mediando gli Stillitani anche con altri imprenditori vittime di richieste estorsive. Per gli Stillitani il Tribunale ha revocato le misure cautelari.
Assoluzione per non aver commesso il fatto per l’ex consigliere comunale di Vibo Valentia, Franco Tedesco, 55 anni, architetto, accusato nel processo Imponimento dei reati di associazione mafiosa (clan Anello di Filadelfia) ed estorsione aggravata nell’ambito del processo “Imponimento”. Secondo l’accusa avrebbe contribuito alla strategia politica del clan Anello nelle elezioni politiche del 2018. Per Tedesco, difeso dagli avvocati Stefano Luciano e Vincenzo Belvedere, la Dda di Catanzaro aveva chiesto la condanna a 18 anni. In forza dell’assoluzione del Tribunale di Lamezia Terme, Tedesco e’ ritornato in liberta’. Aveva ottenuto i domiciliari nel luglio dello scorso anno. Il 1 dicembre scorso Tedesco e’ stato invece condannato a 10 anni dal Tribunale di Vibo per concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso al termine del processo “Petrol Mafie”. Fra le assoluzioni odierne del processo Imponimento anche quelle del responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Polia (Vv) Mario Galati (la Dda aveva chiesto la condanna a 2 anni), della dirigente del Comune di Pizzo (settore Urbanistica) Maria Alfonsina Stuppia (chiesta per lei la condanna a 3 anni), dell’ex sindaco di Cenadi (Cz) Alessandro Teti (chiesti 6 anni), mentre Giovanni Deodato, ex consigliere comunale di Cenadi, e’ stato condannato a 2 anni e 9 mesi. Condanna a 3 anni (chiesti 21 anni) per Giovanni Anello, ex assessore del Comune di Polia.
Sono 47 in totale – riporta l’Agi – le condanne emesse dal Tribunale collegiale di Lamezia Terme (competente giudiziariamente per il territorio dell’Angitola ricadente in provincia di Vibo) nel processo contro il clan Anello di Filadelfia nato dall’operazione antimafia della Dda di Catanzaro denominata Imponimento. Le pene piu’ alte – 30 e 24 anni di reclusione – sono state inflitte al boss di Filadelfia Tommaso Anello ed al figlio Rocco, mentre a 3 anni (a fronte dei 21 chiesti dalla Dda) e’ stato condannato Giovanni Anello, ex assessore del Comune di Polia, ed a 15 anni l’imprenditore di Vibo Antonio Facciolo. L’imprenditore Vincenzo Cutrulla’ di Pizzo e’ stato invece condannato a 16 anni, mentre l’imprenditore Pasquale Scordo di Tropea (ex consigliere comunale) e’ stato condannato a 3 anni. A 3 anni e’ stato condannato Franco Pontieri, appuntato della Guardia di Finanza, mentre a 7 anni e 4 mesi e’ stato condannato Filippo Ruggiero, ex sindaco di San Gregorio d’Ippona, ed a 3 anni Francesco Crigna, ex vicesindaco di Parghelia. Le assoluzioni sono 18, mentre 8 sono le posizioni per le quali i giudici hanno dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione (l’ex consigliere comunale di Capistrano Bruno Cortese, Francesco Cortese, nipote del primo, Antonio Attisani del ’71, Domenico Malta, Pasquale Mazzotta, Mario Serratore e Oreste Vona). Un capo di imputazione (estorsione e illecita concorrenza con minaccia) e’ stato dichiarato prescritto anche per i fratelli Francescantonio e Emanuele Stillitani (assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa a fronte di una richiesta di condanna a 21 anni di reclusione).
Tra le assoluzioni “eccellenti” anche quella nei confronti di Rosario Pugliese, alias Cassarola”, indicato come uno dei boss di Vibo Valentia e che nel processo Rinascita Scott e’ stato invece condannato a 28 anni di reclusione. L’operazione Imponimento era scattata nel luglio del 2020 ad opera della Guardia di finanza e dei carabinieri, con il coordinamento della Dda di Catanzaro permettendo di ricostruire gli affari (dagli appalti nei boschi al controllo dei villaggi turistici) e le dinamiche mafiose del clan Anello di Filadelfia ma anche dei clan Bonavota di Sant’Onofrio, Cracolici di Maierato e Filogaso, Tripodi di Porosalvo e Lo Bianco-Barba-Pugliese di Vibo Valentia. Diversi i Comini che si erano costituiti parti civili nel processo, oltre alla Presidenza del Consiglio dei ministri, alla Regione Calabria, alla Provincia di Vibo e al Ministero dell’Interno.