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Reggio, la Corte d’Appello condanna Antonio Morabito: cade l’accusa di essere al vertice della cosca Ficara-Latella

La Corte di Appello di Reggio Calabria, con sentenza ha condannato Antonio Morabito alla pena di 10 anni e 4 mesi di reclusione per i reati di associazione di tipo mafioso e danneggiamento. In primo grado il Morabito era stato condannato a 16 anni di reclusione per essere stato ritenuto capo/organizzatore/dirigente della cosca Ficara Latella e per essere uomo di riferimento dei massimi vertici della cosca De Stefano.
Il difensore di Morabito, l’ Avv. Ettore Aversano del foro di Roma, aveva presentato un corposo atto di appello con il quale contestava la decisione del Giudice di primo grado e, a seguito di ciò, il processo era approdato avanti la seconda sezione penale della Corte di Appello di Reggio Calabria.

L’accusa si fondava sostanzialmente sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Liuzzo, De Carlo e dei fratelli Filocamo. I collaboratori indicavano il Morabito quale riferimento di estrema fiducia dei massimi vertici della Cosca De Stefano e attribuivano allo stesso la qualifica di capo della cosca Ficara-Latella a far tempo dal 2013 a seguito dell’arresto di Pino Ficara. Alcuni collaboratori di giustizia attribuivano inoltre le fortune imprenditoriali di Morabito alla sua vicinanza ai vertici della cosca De Stefano e a Carmine De Stefano in particolare. La difesa di Morabito, nel corso del procedimento e attraverso una puntigliosa attività investigativo/difensiva, aveva smontato integralmente questa specifica accusa ( e secondo la quale il Morabito otteneva le forniture attraverso l’imposizione mafiosa ) dimostrando la piena liceità del comportamento imprenditoriale del Morabito.

Una volta approdato in appello, e dopo la requisitoria del P.G. che chiedeva la conferma della sentenza di primo grado, è intervenuto l’avv. Ettore Aversano il quale, con
una imponente arringa, ribadiva la assoluta estraneità di Morabito sia rispetto alla qualifica di capo cosca attribuitagli con sentenza di primo grado sia la qualifica di mera intraneità.
La Corte, dopo una lunga camera di consiglio, faceva cadere integralmente la qualifica di capo cosca, e condannava il Morabito solo come partecipe di associazione mafiosa e di danneggiamento ( per quest’ultimo specifico reato il Morabito era reo confesso ).

La Corte inoltre, ha condannato Riccardo D’Anna, imputato del solo reato di danneggiamento ( difeso dall’avv. Gentile ) alla pena di anni 3 mesi 10 giorni 20 di reclusione.

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