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Cosenza, la consigliera Bresciani: “Spoliazione o rigenerazione?”

“Non si comprende perché Cosenza, capoluogo della omonima Provincia, e storico punto di riferimento per i territori limitrofi, – scrive in una nota la consigliere Alessandra Bresciani -da qualche tempo è oggetto di continui tentativi di spoliazione, che non risparmiano adesso nemmeno il nome – se pur risalente al tempo degli antichi Romani –  pare in favore della somma delle indicazioni toponomastiche degli enti locali che alcuni hanno imposto di riunire.

Ora se è pur vero che vi sono stati illustri esempi di “politici” che, intestandosi una mai manifestata volontà popolare, hanno interrotto la strada Statale 19 delle Calabrie con la realizzazione di una Chiesa (San Carlo Borromeo in Rende) che, senza soluzione di continuità, da Nord , secondo un flusso storico, portava a Cosenza, giungendo perfino a spostare di fatto il “centro” di Rende, pur di costituire un nuovo e diverso punto di riferimento .

E se non si può non ricordare che è recente il  tentativo di cancellare l’anima mercatale e commerciale  di Cosenza, frutto dell’incontro dei paesi della Presila con quelli a Valle del Crati, con lo spostamento del mercato all’ingrosso verso il Comac di Montalto U., poi fallito, o con la scarsa considerazione dei mercati all’interno della città o della stessa Fiera di San Giuseppe.

Oppure se è facile porre in rilievo l’assenza di qualsivoglia discussione sulla rigenerazione della Cosenza a Sud ovvero il rifugio dei cosentini nei “CASALI” (Borgo Partenope, S.Ippolito , Donnici).

Certamente per una corretta analisi sulla città di Cosenza deve essere posta in rilievo una peculiare circostanza oggettiva: l’Istituzione Universitaria in Arcavacata lungi dal costituire concretamente la continuazione di quella tradizione delle culture che fu’ dal 1511 dell’Accademia Cosentina, oggi pare diventato un importante ma autoreferenziale centro. Secondo la malcelata volontà di alcuni esso è teso da qui a breve a surrogare “la comunità locale” cosentina come storicamente e socialmente intesa.

Interessanti stagioni teatrali e musicali organizzate autonomamente dall’Unical vengono realizzate a fronte dell’agonia culturale di una città come quella di Cosenza che solo qualche decennio or sono vantava 4 teatri (Teatro Alfonso Rendano, Teatro Arnaldo Tieri, Teatro Morelli, Teatro dell’Acquario) tra cui l’unico “teatro di tradizione” tra Salerno e Catania .

Oggi si è forse giunti ad un punto di non ritorno per il futuro di Cosenza. Mischiando le carte si parla del futuro di Cosenza limitandosi a spostare i suoi confini amministrativi.

E così viene giustificata la capacità dell’l’Università di attrarre l’istituzione di un Ospedale, ovvero del luogo destinato principalmente alla cura dei “cittadini”. Adesso lo si vorrebbe porre in aperta campagna purchè a ridosso dei laboratori di ricerca dell’Università, fantasticando così, probabilmente, la COSTRUZIONE di una città nuova.

Ma la questione da porre in realtà è un’altra – conclude la nota. Se si vuole un futuro per la nostra vecchia  Cosenza si deve programmare la sua rigenerazione contribuendo tutti e soprattutto le istituzioni sul territorio ad arricchirla, garantendo e supportando la migliore prestazione dei servizi ai cittadini ed al contempo favorendo quell’integrazione degli immigrati che può consentire di reinserire quelle forze e professionalità necessarie e che oggi sembrano aver abbandonato la città  insieme ai molti figli necessariamente “emigrati”.

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