“Se avete preso per buone le «verità» della televisione, / anche se allora vi siete assolti / siete lo stesso coinvolti” - Fabrizio DeAndrè, Canzone del maggio, n.° 2
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L’arbitro, l’omologa, l’elefante ed il fuorigioco

di Paolo Ficara – “Oh mare nero, oh mare nero, oh mare nero… tu eri chiaro e trasparente come me”. Nel 1971 veniva pubblicata La Canzone del Sole, tra i più grandi successi del duo artistico Mogol-Battisti. Chissà se l’allora 15enne Marcello Cardona prese ispirazione da quell’ossimoro, per esprimere il suo personale concetto di trasparenza nel resto della vita.

Il cavallo di battaglia della trasparenza, per quanto ci riguarda, gli è caduto da parecchio. Ossia da quando gli organi di giustizia sportiva hanno comminato penalizzazioni alla Reggina e sanzioni a chi la amministrava, nel corso della stagione 2022/23. Ma eravamo i soli a sottolinearlo, a Reggio Calabria. Adesso sarà molto più facile argomentare, per tutti, anche sul mantra della legalità. Dopo quanto emerso dalla revoca dell’omologa.

Partiamo dall’assunto che il Consiglio di Stato ha stabilito che il vero problema, per l’iscrizione della Reggina, fosse la non definitività dell’omologa. Un percorso, quello iniziato a fine dicembre 2022 dagli amaranto, che abbiamo bollato fin dall’inizio come azzardato e molto pericoloso. Venendo ricoperti di sberleffi dai sostenitori dello stesso ex presidente. Adesso, la Corte d’Appello di Reggio Calabria certifica – una volta di più – come il vero problema di quell’omologa non fosse affatto relativo alla tempistica di pagamento delle circa 750.000 all’Erario.

Dottor Cardona, immagini per un attimo di tornare ad arbitrare. Stadio. Rettangolo di gioco. Tifosi sugli spalti. Squadre in campo. Ad un certo punto, entra un elefante e segna un gol con un colpo di proboscide all’incrocio dei pali. E lei annulla la rete per fuorigioco. Dando quindi per buona la presenza di un elefante in campo. Oltre al fatto che per segnare, non abbia usato né la testa né i piedi o zampe in questo caso. Tutte le seguenti considerazioni, le poniamo alla luce di quelli che erano i regolamenti federali alla data di presentazione della richiesta di esdebitazione in Tribunale.

L’elefante è l’omologa. La proboscide è il 5% concesso dall’omologa, come percentuale da versare all’Erario. Il fuorigioco è la data del 20 giugno 2023. Poi però ci sono le zanne dell’elefante, cui nessuno aveva fatto caso, dando per scontato che fossero di vero avorio.

Ora, vero è che, spulciando il regolamento alla data di dicembre 2022, in effetti non c’è una norma espressa che vieti la presenza di un elefante tra le squadre in campo. Né tantomeno un singolo comma che proibisca di segnare con la proboscide. Ma non c’è bisogno di andare presso i vari gradi di giudizio, per capire che non si può. Ammesso e non concesso che la Figc e l’intera nazione impazziscano nel consentire la presenza di un pachiderma come centravanti, di sicuro gli altri giocatori protesterebbero per un gol segnato con una parte del corpo di cui loro non dispongono.

Quindi è verissimo che il fuorigioco, ossia l’aver bucato il termine perentorio del 20 giugno, basta ed avanza per annullare la rete. Ma non si può essere miopi al punto da ignorare tutto il resto. La manovra della Reggina è stata folle dall’inizio. Assieme a colui che fino a un anno fa definiva un eroe dal coraggio pazzesco avete martellato l’opinione pubblica, chiedendo apertamente sostegno mentre stavate operando al cuore un paziente che soffriva solo di emicrania. Inventandosi trasparenza e legalità riconosciute da organi federali che invece, nelle sentenze, rimproveravano il club di non aver indicato le tasse come pagamenti essenziali ed attribuendo totale negligenza nell’operato.  Con un amministratore delegato che non sapeva il motivo del mancato pagamento finanche degli stipendi netti ai giocatori ceduti in inverno.

Ma se lo ricorda o no?

Bene. Oggi viene messo nero su bianco, dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, come le zanne dell’elefante – ossia i famosi buoni del Tesoro messi a garanzia dell’omologa – fossero finte. Se le indagini presso la Procura della Repubblica dovessero confermare ciò, significherebbe solo una cosa: quello perpetrato ai danni della Reggina sarebbe – calcisticamente – un omicidio premeditato, dato che fin dalla presentazione del piano nel dicembre 2022 non c’era evidentemente la possibilità – o l’intenzione – di allegare delle “garanzie reali”.

E lo scriviamo tra virgolette perché proprio Marcello Cardona, nelle vesti di presidente della Reggina, dichiarava durante una conferenza stampa nel maggio 2023: “Quando si accede al concordato, si presentano le garanzie economiche. Non è che si presentano dei fogli di carta. Garanzie economiche reali”. Secondo la Corte d’Appello, invece, erano proprio dei fogli di carta. Dato che la firma del notaio in realtà non è del notaio. Mentre la cedola sarebbe alquanto datata. E adesso la domanda è la seguente: il presidente del consiglio d’amministrazione della Reggina, forse non aveva guardato con i propri occhi quei presunti buoni del Tesoro e difendeva Saladini sulla fiducia? O li ha guardati ma, nonostante i 40 anni al servizio dello Stato, non si è accorto di nulla? La terza ipotesi non vogliamo nemmeno immaginarla.

Siamo davanti ad un possibile tentativo di truffa nei confronti dell’Italia intera. Non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto, se la Figc avesse chiuso entrambi gli occhi consentendo l’iscrizione della Reggina in Serie B. Magari oggi saremmo punto a punto con il Catanzaro in classifica, e sarebbe venuto fuori questo ipotetico scandalo delle garanzie finte. Il piano di omologa è presentato da due professionisti come l’avvocato Livio Esposizione – chissà se fa ancora parte dello studio Tonucci – ed il commercialista Filippo Brunori. Entrambi, assieme al socio di maggioranza Felice Saladini, in ottimi rapporti – almeno fino ad un anno fa – con quel traditore a cui ancora vengono dedicati cori, quando si presenta allo stadio Granillo. Ma lì forse ci sarebbe da scrivere a parte.

Un percorso di svariati decenni da servitore dello Stato, come alta carica, di un reggino. Utilizzato come parafulmine, affinché quasi nessuno si accorgesse di come veniva sventrata la Reggina dall’interno. È come se qualcuno si presentasse a casa nostra per usare violenza su nostra madre, inventandosi che sta soffocando ed illudendoci di doverle praticare una mossa salvavita. E noi, dopo avergli aperto la porta, magari lo aiutiamo pure a tenerla ferma. Questa è la sensazione che ci rimane.

Non sappiamo se l’occasione è utile per ricordare la prima situazione in cui, a nostro avviso, c’era da mettere in dubbio la sostanza degli uomini facenti parte della Reggina. Quella di fine agosto 2022, quando il direttore generale Gabriele Martino si presentò al pronto soccorso del Gom in forte stato di agitazione, venendo poi sottoposto ad angioplastica. Circa le dinamiche dai connotati affatto civili che mandarono il dg Martino sotto i ferri, il presidente Cardona intervenne per smentire con forza. Anche per quel caso, restiamo con l’amletico dubbio: non aveva idea di cosa fosse accaduto, ma smentiva a prescindere? Oppure… Ci auguriamo che almeno in forma privata, con il suo concittadino nonché amico, si sia scusato.

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Cardona: “Non si parla di cose che non esistono, Taibi e Martino due professionalità che ci invidiano”

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