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Due anni buttati

di Paolo Ficara – Dalla “d” come dignità alla “d” come disastro, il passo – ahinoi – non è breve. La Reggina in Serie D, in teoria, equivarrebbe ad una Juventus in Serie B: se ci finisce è per via di qualche grave accidente, ed è chiamata ad una pronta risalita. Se la Juventus arrivasse seconda in Serie B, subirebbe sberleffi per almeno un paio di decenni: fermo restando che la seconda posizione garantirebbe la promozione diretta in A, al pari della prima.

In Serie D conta solo il primo posto. Per il resto, o si arriva secondi o tredicesimi, non cambia nulla. L’ei fu Fenice è arrivata molto distante dal primo posto, nella passata stagione. Cosa non avvenuta a Catania, Palermo, Bari, Parma, Venezia, Perugia, Salerno ed in quasi tutti i capoluoghi di provincia finiti in D causa fallimento. Quelli con un blasone, una tradizione calcistica.

Ma se la Waterloo della passata stagione era da mettere in preventivo per mille motivi, solo una enorme dose di sadomasochismo poteva lasciare che si consumasse un nuovo dramma sportivo. Stavolta come Reggina con tutti i crismi. Ed è un’aggravante.

Un anno fa, una classe politica con gli attributi e soprattutto con le necessarie conoscenze del mondo calcistico, avrebbe contattato il presidente della Figc subito dopo il giudizio del Tar. Nel momento in cui Gabriele Gravina, ai microfoni di tutte le principali emittenti nazionali, dichiara che “se si va avanti con i ricorsi, si fa tardi per la Serie D” rispondendo alla domanda sulla Reggina, bisognava alzare il telefono e chiedergli un incontro de visu.

Ballarino, Bandecchi e forse anche Bill Gates non sarebbero stati in grado, nemmeno tutti assieme, di mettere in riga un Trapani che era già allestito ed allenato da un pezzo. Quindi bisognava fermarsi. Ed un anno sabbatico, avrebbe risolto alcuni dei problemi atavici che affondano la Reggina da anni. Costringendo tanti soggetti che ci mangiano sulla Reggina, ad andare a tirare pietre al mare. Da Gravina bisognava ottenere la proroga per sfruttare le noif nell’annata successiva. Cioè, questa.

Commesso questo errore, successivamente si è presentato lo snodo fondamentale del marchio. Ed a quel 29 maggio, ci si è arrivati con un primo cittadino che da almeno due mesi parlava di investitori interessati al “Granillo”, al Sant’Agata ed alla città. Non sappiamo chi fossero questi investitori e perché non si siano manifestati. D’altronde, è passato più di un anno ed ancora è avvolta nel mistero la mancata iscrizione in Serie B. Mentre i principali protagonisti di tale vergogna, pensano uno al rientro in Borsa e l’altro a ritirare premi. Sappiamo solo che è stato prodotto un buco nell’acqua, non avendo la lungimiranza di creare alternative. Anche andando a disacerbare gli animi con lo stesso Stefano Bandecchi.

Ne deriva che l’attuale situazione della Reggina, è colpa al 90% della classe politica. Al 9%, di quella parte di piazza che appoggia – senza mai castigarsi – ogni scelta scellerata, andando a criticare chi critica ed attaccando sempre il ragionatore e mai il ragionamento. E solo l’1% di responsabilità, alla fine, appartiene a Ballarino&Friends. Fermo restando che l’imprenditore catanese, almeno la quota per l’iscrizione l’ha messa.

Ed oggi rischia di rimanere vittima di sé stesso nonché delle proprie scelte. Sia chiarissimo, non chiaro: guai a chiedere oggi un cambio al vertice della società. Nessun manager con un grammo di sale in zucca, consiglierebbe di rilevare in corsa una Reggina dalla classifica già compromessa. Dovendo sobbarcarsi i costi dell’attuale stagione, ben sapendo che per il 2025/26 o hai belli e pronti un paio di milioni oppure ti massacrano.

In attesa del secondo tempo con l’Acireale, si può e – forse – si deve aprire una fase nuova per la Reggina. Quella delle riflessioni interne. E solo Ballarino può aprirla, perché noi come città abbiamo perso e straperso la faccia, ma lui ci può rimettere pure quelle poche centinaia di migliaia di euro che ha messo. Risultati sportivi non ne arrivano; economici, nemmeno; consensi, figuriamoci. Esistono dei responsabili per tutto ciò, all’interno del Sant’Agata?

Anche se non riusciamo a mettere in riga Scafatese e/o Siracusa, si può – forse si deve – mettere mano ai gangli dell’organigramma. Perché se dentro o attorno alla Reggina continueranno a circolare sempre i soliti soggetti tristi e scarsi, qui può arrivare anche Onassis. Appuntamento con Reggina Talk a domani lunedì 14 ottobre, ore 19:00 sulla pagina facebook del Dispaccio.

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