Sabato 18 ottobre, alle ore 17, il Comune di Vibo Valentia, presenti il sindaco Enzo Romeo, familiari, e tra questi i figli dello scomparso, l’ex sindaco avv. Nicola D’Agostino e la prof. Iosella D’Agostino Altomonte ed i congiunti tutti, unitamente ad autorità comunali e della provincia, cittadini, promuoverà un grande momento storico con la cerimonia per la intitolazione di una strada ad Alfredo D’Agostino, un illustre cittadino che appartiene all’elenco dei nomi che nel passato hanno reso grande e prestigioso il territorio di Vibo Valentia e provincia.
Con delibera n. 105 del 3 maggio 2024, approvata dalla giunta comunale, guidata dal sindaco Maria Limardo, il Comune aveva proceduto alla intitolazione, al compianto primo cittadino, di una primaria area di circolazione: “Via Alfredo D’Agostino, Sindaco di Vibo Valentia dal 1997 al 2002”, già via Lacquari. Il tratto stradale individuato è quello nell’attuale arteria conosciuta come Via Lacquari (dalla rotatoria di Via Santa Ruba al cavalcavia di Via Feudotto). Alla intitolazione della strada seguirà la solenne benedizione. Dopo il sen. Tony Murmura, cui è stato intitolato, come si ricorderà, nel giugno scorso, il “Largo Sen. Antonino Murmura, già Largo Gagliardi”, è la volta del Prof. avv. Alfredo D’Agostino, sindaco dal 1 dicembre 1997 al 28 maggio 2002.
In questo provvedimento c’è il richiamo alla cultura della Vibonesità anche nel nuovo nome che va ad occupare la seconda pagina della memoria storica della città. Alfredo D’Agostino per la sua ricca e poliedrica personalità, il suo stile e comportamento, il suo rapporto con la gente è stato forse il primo cittadino più amato dal dopoguerra ad oggi. La conferma, all’epoca, è giunta perentoria se è vero che in un sondaggio nazionale venne riconosciuto al 6 posto di “Sindaco più amato d’Italia”.
Sostenuto da Silvio Berlusconi che venne a Vibo Valentia ad avviare la vincente campagna elettorale, Alfredo D’Agostino con il suo eccellente curriculum ottenne uno straordinario consenso elettorale. Nato a Guardavalle il 9 Agosto 1924, visse gli anni della sua infanzia e della sua prima adolescenza tra il suo paese natale e Nicotera.
Il 1° settembre 1937, per gli studi ginnasiali e liceali, si trasferi con la famiglia a Vibo che divenne la sua città di adozione.
Conseguita la licenza liceale, pubblicò il suo primo racconto: “Nel Segno della toga”, edito nel 1941.
Iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università “La Sapienza” di Roma, dopo qualche tempo si trasferi all’Università di Messina, dove conseguì la laurea a 21 anni, nel luglio 1945.
Conseguito il titolo di Procuratore legale nel 1948, sposò Grazia Mancini. Per la sua alta statura culturale e professionale oltre che sociale si conquistò la stima e benemerenza di molti illustri principi del foro del tempo: Alfredo De Marsico, Giovanni Leone, Giovanni Napolitano (padre del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano), Luigi Gullo, Alfredo e Nicola Cantafora, Aldo e Mario Casalinuovo, Raffaele Valensise e tanti altri.
Aderi inizialmente al M.S.I., ma nel 1958 rispose all’invito dell’On. Giovanni Malagodi di candidarsi per la Camera dei Deputati, nel Partito Liberale Italiano ottenendo, anche se non eletto, una brillante affermazione.
Nel 1961 divenne Patrocinante in Cassazione. Nel 1965 a Copanello è stato premiato dal Rotary Club con una targa d’argento, per la Saggistica Giuridica ed ebbe il riconoscimento di “Benemerito della Cultura”.
Presidente del Rotary Club di Vibo Valentia nel 1967-68, di cui era stato socio fondatore, fu anche insignito della prestigiosa Paul Harris Fellow.
Nel 1968 consegui la Libera Docenza in Diritto Penale all’Università di Roma.
Al ritorno dalla Capitale, ebbe l’onore di consegnare al suo Maestro e grande penalista, avvocato Vincenzo Franzè, la medaglia d’oro per i Cinquant’anni di Toga. Riconoscimento che egli stesso poi ricevette nel 1996, per mano del Presidente del Consiglio dell’Ordine Forense , avvocato Antonio Pontoriero. L’anno successivo venne eletto Presidente dello stesso foro vibonese. Insegnò Diritto Penale a Messina, mentre ne detenevano la cattedra il prof. Mario Romano, il prof. Elio Morselli e lo stesso prof. Gian Maria Flick, che venne poi nominato Ministro di Grazia e Giustizia nel Governo Prodi, e, successivamente, anche Presidente della Corte Costituzionale.