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18 anni fa la strage di Duisburg

Il 15 agosto 2007, una delle stragi più cruente della storia recente delle mafie italiane ha scosso l’Europa, lasciando un segno indelebile nel cuore della Germania. Conosciuta come la strage di Duisburg o strage di Ferragosto, questo omicidio multiplo ha avuto luogo davanti a un ristorante italiano, e ha visto come protagonisti principali membri della ‘Ndrangheta, una delle organizzazioni mafiose più potenti d’Italia. La strage ha segnato un tragico epilogo della faida tra due delle cosche più temute della Calabria: i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari.

La violenza di Duisburg non era un episodio isolato, ma l’ultimo atto di una lunga faida che si consumava in Calabria fin dal 1991, alimentata da vendette e scontri tra famiglie rivali. La faida di San Luca, dal nome del paese calabrese dove risiedono le principali famiglie coinvolte, aveva mietuto numerose vittime e portato l’intera regione sotto il controllo di due schieramenti opposti.

Nel 2006, un tentato omicidio ai danni di Francesco Pelle, capo della cosca Pelle-Vottari, aveva innescato la violenta reazione della ‘Ndrangheta, con la morte di Maria Strangio, moglie di Giovanni Nirta, leader della cosca rivale. Il clima di vendetta e odio fu la scintilla che accese l’incendio che avrebbe condotto alla strage di Duisburg.

Quella fatidica notte, un gruppo di sei persone, tutte legate alla cosca Pelle-Vottari, stava festeggiando il diciottesimo compleanno di una delle vittime, Tommaso Venturi, un giovane originario di Corigliano Calabro. La festa si svolgeva nel ristorante “Da Bruno” di Sebastiano Strangio, uno dei componenti della cosca, che si trovava tra le vittime. In un attimo di tranquillità post-festa, i sei uomini salirono sulle loro auto per allontanarsi dal ristorante, quando un gruppo di sicari, armati e pronti a colpire, entrò in azione.

Nel giro di pochi minuti, almeno 70 colpi di arma da fuoco furono sparati, colpendo le vittime a bruciapelo, con una precisione e determinazione brutale. Quattro di loro furono uccisi all’interno di una Volkswagen Golf, mentre le altre due vittime si trovavano in un furgone Opel. Una volta a terra, gli assassini non si fermarono: spararono un colpo in testa a ciascuna delle vittime per essere sicuri che non ci fossero superstiti.

Le vittime furono: Tommaso Venturi (18 anni), Francesco Giorgi (16 anni), Francesco Pergola (22 anni), Marco Pergola (20 anni), Marco Marmo (25 anni) e Sebastiano Strangio (39 anni), che, sebbene appartenesse alla cosca Pelle-Vottari, aveva legami anche con la famiglia Nirta.

Le indagini furono immediate e coinvolsero le forze di polizia tedesche, italiane e internazionali. Le autorità tedesche, in collaborazione con la polizia italiana, hanno ricostruito le fasi dell’omicidio, basandosi su testimonianze oculari e intercettazioni telefoniche. A un primo momento, l’ipotesi che l’omicidio fosse legato a conflitti interni alla cosca Pelle-Vottari venne scartata in favore di una pista che vedeva come principale obiettivo Marco Marmo, accusato di essere il custode delle armi utilizzate per uccidere Maria Strangio.

Tuttavia, l’ipotesi si complicò quando venne trovato un santino bruciacchiato nelle tasche di Tommaso Venturi, un chiaro segno che la festa di compleanno non fosse solo una celebrazione, ma probabilmente un rito di affiliazione alla mafia. Questo dettaglio, insieme ad altri elementi, indicava che l’attacco non era solo una ritorsione, ma un vero e proprio messaggio di potere.

La strage di Duisburg non passò inosservata. La violenza e la brutalità dell’omicidio fecero scalpore in tutta Europa, soprattutto in Germania, dove la ‘Ndrangheta aveva tentacoli che si estendevano oltre i confini italiani. A soli sei giorni dall’eccidio, nacque il movimento antimafia Mafia? Nein danke! (Mafia? No grazie!), una campagna che invitava a rifiutare qualsiasi forma di affiliazione mafiosa. La fondatrice, Laura Garavini, lanciò l’iniziativa con il sostegno di numerose aziende tedesche, che si impegnarono a non assumere individui con precedenti legami con la criminalità organizzata e a combattere l’estorsione in qualsiasi sua forma.

Il 23 agosto 2007, solo pochi giorni dopo la strage, a San Luca si svolsero i funerali delle vittime. La giornata fu segnata da un’atmosfera di tensione, mentre il dolore per le perdite si mescolava con il desiderio di giustizia. Pochi giorni dopo, una maxi operazione chiamata Fehida portò all’arresto di 30 membri delle cosche calabresi, tra cui alcuni presunti responsabili dell’omicidio di Maria Strangio, l’evento che aveva dato inizio alla faida.

L’operazione Fehida non si fermò alla Calabria: anche in Germania furono arrestati alcuni fiancheggiatori del clan, segnando un passo fondamentale nella lotta contro la ‘Ndrangheta internazionale. Un mese dopo, il 9 febbraio 2008, Giovanni Strangio, uno degli ideatori della strage, venne arrestato ad Amsterdam. L’operazione internazionale aveva finalmente iniziato a fare luce sulle ombre delle cosche calabresi all’estero.

Il lungo processo per la strage di Duisburg ha visto numerosi colpi di scena. Nel luglio 2011, la Corte d’Assise di Locri condannò all’ergastolo vari membri delle cosche, tra cui Giovanni Strangio e Francesco Nirta, mentre altri accusati furono condannati a pene più leggere. La giustizia, seppur lenta, stava facendo il suo corso. Successivamente, in appello e in Cassazione, le condanne furono confermate o ridotte, ma la strage rimase uno dei simboli più devastanti della violenza mafiosa.

La strage di Duisburg ha rappresentato non solo un momento di grande violenza, ma anche un punto di svolta nella lotta contro la ‘Ndrangheta. Il movimento Mafia? Nein danke! ha segnato una presa di posizione chiara da parte della società civile tedesca contro la mafia, e l’intensificarsi delle operazioni contro la criminalità organizzata ha reso evidente che la mafia non ha confini. A oggi, l’eco della strage di Duisburg rimane nella memoria collettiva come un monito: la ‘Ndrangheta è una forza internazionale che non si può ignorare, e combatterla richiede la collaborazione di tutti, dalle forze di polizia alle comunità locali.

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