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Reggio Calabria, Castorina rientra in Consiglio comunale e gonfia il petto: “Io il più votato del centrosinistra”

“Oggi per me è una giornata importante non soltanto perché rientro nell’Aula ‘Battaglia’, ma perché posso continuare a proseguire il mandato elettorale per il quale sono stato il candidato più votato del centrosinistra con oltre mille preferenze, raggranellate in tutte le sezioni del Comune di Reggio Calabria a 6 anni di distanza dal primo mandato”. (Ri)esordisce così il consigliere comunale Antonino Castorina, rientrato a Palazzo San Giorgio dopo l’arresto e la sospensione maturati in seguito all’inchiesta sui presunti brogli elettorali a Reggio Calabria. 

“Una storia personale e familiare che è stata tamponata da una indagine”, sostiene il consigliere comunale dem.

All’epoca dei fatti, anche il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale invitò Castorina alle dimissioni dal proprio ruolo, tuttavia senza esito. Oggi, Castorina rivendica il principio della presunzione di innocenza, sorvolando sulla questione di opportunità politica: “Il 14 dicembre – ha aggiunto – è stato un giorno palindromo, ma la realtà non può essere palindroma. Oggi non parliamo di elezione, ma di Costituzione. L’articolo 27 vale per tutti. Questo è un punto fondamentale e ne va della tenuta della democrazia partecipata e della storia della nostra città”. 

Castorina lancia un attacco anche alla stampa: “Se una velina diventa giurisprudenza, noi facciamo un danno alla verità processuale. Rispettare la giustizia significa rispettare una attività di investigazione, ma bisogna rispettare la giustizia anche quando dice che ci sono le prerogative per un rientro nel Consiglio comunale e nelle istituzioni. E’ bene che la stampa racconti le cose per come sono andate e per come sono andate realmente”.

In merito alle ipotesi di reato contestate, Castorina minimizza: “Non cambiano il risultato delle elezioni né il mio risultato personale, sarei stato comunque il primo eletto. Non posso accettare che l’ordinanza o la facoltà di non rispondere diventi sentenza”.

w.a.

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