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“Le musiche tradizionali nei conservatori: problematiche e prospettive”, al Museo Marca di Catanzaro il convegno organizzato dal Conservatorio di Musica ‘Tchaikovsky’

Un’occasione unica di confronto internazionale, per riflettere su come le tradizioni musicali possano essere salvaguardate e insegnate all’interno delle istituzioni accademiche, mantenendo intatta la loro ricchezza culturale e artistica. Con l’approfondimento di temi legati all’oralità, alla didattica innovativa e alla cooperazione internazionale, questo evento rappresenta un momento significativo per il futuro delle musiche tradizionali nei conservatori italiani e nel panorama musicale europeo e mediterraneo.

È questa la missione della due giorni che si terrà venerdì 24 e sabato 25 gennaio al Museo Marca sul tema “Le musiche tradizionali nei conservatori: problematiche e prospettive”, organizzata dal Conservatorio di Musica Tchaikovsky nell’ambito della progettazione finanziata dal PNRR.

L’incontro – presentato questa mattina nella Sala Conferenze della struttura museale di via Turco – vedrà la partecipazione di esperti e studiosi provenienti da Spagna, Irlanda, Grecia, Norvegia, Egitto, oltre a etnomusicologi, musicisti di musica etnica e rappresentanti di vari Conservatori italiani. Il convegno si propone di approfondire le tematiche legate all’inserimento delle musiche di tradizione orale nei conservatori italiani, un processo che, sebbene in ritardo rispetto al resto d’Europa, sta cominciando a prendere piede.

Nel corso dell’incontro con i giornalisti, sono intervenuti il maestro Danilo Gatto, direttore del Dipartimento di Musiche Tradizionali e docente di Etnomusicologia al Conservatorio “Tchaikovsky” di Catanzaro, e il dottor Tonino De Marco, consulente del PNRR. Entrambi hanno delineato le principali linee guida e gli obiettivi del convegno, che si concentrerà sul dialogo tra tradizione orale e rigore accademico, una questione centrale per la musica tradizionale che nasce in un contesto culturale orale e deve ora essere integrata in un ambiente accademico dove la scrittura è predominante.

Il maestro Danilo Gatto ha innanzitutto portato i saluti del direttore del Conservatorio di Musica Tchaikovsky, Valentina Currenti, e del maestro Filippo Arlia; ha quindi aperto la conferenza parlando del lungo percorso di inserimento delle musiche di tradizione orale nei conservatori italiani. “Da qualche anno le musiche di tradizione orale sono entrate ufficialmente nei conservatori italiani”, ha spiegato Gatto. “Un ingresso che, sebbene sia avvenuto con un certo ritardo rispetto

al resto d’Europa, è comunque una conquista importante, e siamo contenti che sia finalmente accaduto. Tuttavia, questa transizione solleva alcune questioni e problemi da risolvere, poiché non è semplice portare una musica che non è mai stata scritta, che è stata tramandata e praticata oralmente, all’interno di un’istituzione accademica, dove invece c’è una tradizione completamente diversa.”

Gatto ha poi sottolineato il successo del percorso avviato dal Conservatorio Tchaikovsky, che ha attirato studenti da tutta Italia, anche dalle regioni più lontane, per le peculiarità del suo Dipartimento di Musiche Tradizionali. “Abbiamo studenti iscritti da Piemonte, Trentino e Friuli, che scelgono il nostro dipartimento proprio per le sue specificità”, ha dichiarato. “Offriamo corsi su strumenti tipici della tradizione come la chitarra battente, la zampogna, l’organetto, la lira e i tamburi, percorsi formativi che permettono un approfondimento unico.”

In merito all’importanza di insegnare la musica tradizionale, Gatto ha aggiunto: “Se lasciata a se stessa, buona parte di questa musica rischierebbe di scomparire, come in effetti è già accaduto. Oggi, molta di questa tradizione si può ritrovare solo negli archivi, nelle registrazioni o nei filmati storici. Ma come tutte le musiche tradizionali, vive principalmente nelle relazioni umane, nella condivisione. Non basta uno spartito per suonarla, essa prende vita solo quando è condivisa tra le persone.”

Gatto ha anche riflettuto sul pregiudizio che per anni ha accompagnato la musica popolare, vista come una forma musicale “inferiore” rispetto alla musica classica: “La musica popolare è stata sempre poco considerata dalla tradizione musicale accademica, a causa di un pregiudizio nei confronti delle classi subalterne. La musica popolare ha infatti modalità e strutture diverse dalla musica classica, ma questa differenza non la rende meno complessa. Al contrario, è estremamente difficile, e i nostri studenti lo scoprono nel momento in cui la studiano.”

Infine, Gatto ha parlato dell’approccio scientifico che il convegno intende adottare: “Questo evento non si limiterà a trattare la ‘tarantella’, ma esplorerà l’intero panorama della musica popolare, con l’obiettivo di evitare di ridurla a una semplice variante etnica del pop. La nostra musica tradizionale va vista come una sorta di jazz del Sud”, caratterizzata dall’improvvisazione e da una struttura musicale che sfida le convenzioni accademiche.”

Il dottor Tonino De Marco ha, invece, posto l’accento sul ruolo cruciale che il Conservatorio Tchaikovsky sta giocando in progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in particolare sul tema dell’internazionalizzazione della produzione musicale. “Questa iniziativa si inserisce in un percorso che vede il Conservatorio protagonista di importanti progetti finanziati dal PNRR”, ha spiegato De Marco. “Uno dei principali obiettivi è l’internazionalizzazione della produzione formativa, musicale e artistica dell’istituto.”

De Marco ha poi illustrato le due principali iniziative che il Conservatorio sta portando avanti, come la realizzazione della Casa della Musica, un progetto che prevede la conservazione e archiviazione degli strumenti tradizionali della musica etnica e delle produzioni musicali storiche. “La Casa della Musica permetterà a Catanzaro di archiviare e conservare non solo gli strumenti tradizionali, ma anche le produzioni musicali attualmente disponibili”, ha affermato.

Il secondo progetto significativo riguarda il Politecnico del Mediterraneo delle Arti, un protocollo di intesa tra il Conservatorio e partner internazionali, tra cui la Tunisia, l’Istituto di Cultura Italiana in Tunisia e l’Università Alma Mater di Bologna, con il coinvolgimento successivo di altre importanti istituzioni. “L’obiettivo di queste iniziative è creare uno strumento di cooperazione, collaborazione e scambio, con particolare attenzione alle innovazioni digitali, per favorire la cooperazione tra l’Italia e i Paesi Arabi”, ha concluso De Marco.

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