“Tolleranza o persecuzione? L’Impero romano tra cristiani e pagani. Spunti per una rilettura storico-religiosa” è il tema della conversazione che la Prof.ssa Mariangela Monaca, Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in “Scienze Storiche. Società culture e istituzioni d’Europa” presso il DICAM dell’ Università di Messina, terrà giovedì 28 luglio alle ore 18,00 presso la Villetta De Nava nell’ambito degli incontri realizzati dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca, in occasione delle manifestazioni promosse dal Comune di Reggio Calabria nel 50° dei Bronzi di Riace sul tema “La percezione dell’Antico”. La storia delle persecuzioni dei Cristiani nell’Impero Romano, fino al “cosiddetto” Editto di Milano del 312 d.C., è stata in sostanza quella delineata da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica.
In realtà le persecuzioni promosse dallo stato centrale – e quindi dall’autorità imperiale – sono meno numerose da quelle indicate da Eusebio e ciascuna di esse si inserisce in un particolare contesto e deve tener conto della personalità dei vari imperatori, uno dei quali, Filippo l’Arabo (244-249) addirittura considerato fili-cristiano (Marta Sordi) e mentre un altro, Alessandro Severo (222-235), secondo l’Historia Augusta nel tempietto dei Lari teneva le immagini di Apollonio di Tiana, di Cristo, Abramo e Orfeo mentre la di lui madre Julia Mamea intratteneva rapporti culturali con Origene, il grande filosofo cristiano. La stessa prima grande persecuzione, quella di Nerone, all’indomani del grande incendio dell’Urbe del 64 d.C, colpì soltanto i Cristiani romani e fu una operazione politica in quanto Nerone riversò su di essi l’accusa di aver provocato quell’ incendio di cui il popolo riteneva responsabile l’imperatore stesso. Qualche tempo più tardi Domiziano (81-96 d.C.) volle perseguitare i costumi giudaizzanti mandando a morte alcuni suoi congiunti mentre Settimio Severo (193-211 d.C.) proibì il proselitismo cristiano e Massimino Il Trace (235-238) si limitò a perseguitare i Vescovi.
Vere persecuzioni promosse dal potere centrale furono quelle di Decio (249-250 d.C.) e di Valeriano (253-260 d.C.) ma già il suo successore, il figlio Gallieno, metteva fine ad essa e restituiva ai Cristiani tutti i beni confiscati. Il più forte tentativo di sradicare il Cristianesimo fu quello di Diocleziano e dei Tetrarchi nei primi dieci anni del 4* secolo d.C. Episodi persecutori si verificarono anche sotto altri imperatori ma essi furono casi locali e molto spesso si manifestarono come una sorta di pogrom verso la minoranza cristiana in relazione a specifici fatti legati ad eventi di carattere sociale, a fenomeni naturali (terremoti), a guerre, epidemie, carestie. Un fenomeno purtroppo che si è ripetuto nel corso della storia umana soprattutto verso gli Ebrei ma sempre ed in ogni caso contro qualsiasi minoranza sia religiosa, razziale, sessuale. Rivedere oggi quei lontani eventi con una maggiore attenzione alla realtà storica non significa ovviamente mettere in sordina la barbarie e l’estrema crudeltà dei supplizi, il sangue versato da tanti Cristiani e il loro coraggio che stupì i contemporanei ma non tutti se l’imperatore filosofo Marco Aurelio vide nel loro comportamento soltanto una illogica e ingiustificata ostinazione.