La XXII edizione di Armonie d’Arte Festival ha inaugurato col botto. Strapiena la platea del Parco Archeologico di Scolacium per la prima serata dell’intensa programmazione pensata e organizzata dal direttore artistico Chiara Giordano, rientrante nel progetto promosso dalla Regione Calabria-Dipartimento Turismo “Calabria Straordinaria”.
Toni Servillo ha stregato il pubblico con la sua inconfondibile voce narrante per “Raimondo, Vaniloquio non vano”.
Uno straordinario lavoro di squadra quello realizzato per una produzione di Armonie d’Arte, in prima assoluta, con la presenza di artisti eccezionali.
Il melologo inedito dello scrittore e critico letterario Silvio Perrella, le musiche originali del compositore Vincenzo Palermo, la partecipazione di Alfio Antico con i suoi tamburi siciliani, Maya Palermo solista al flauto, il coro femminile Ensemble Sententie Sonantes diretto da Alexandra Rudakova: una realizzazione perfetta che ha stregato il pubblico di Armonie d’Arte, esultante per la standing ovation finale.
Ha destato notevole suggestione l’opera ispirata dalla figura alta, controversa ma fascinosa, di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, ricordato per la “sua” eccezionale Cappella con il Cristo velato a Napoli, e simbolo di pensiero libero, laterale, non omologato, non di propaganda, assetato di innovazione.
Raimondo-Toni Servillo prende la parola rivolgendosi a una donna fantomatica, che di volta in volta assume nuovi nomi. Parlandole Raimondo “sale”, cercando “vastità di sguardo”. Prima Sisifo, poi Prospero senza scettro, ma soprattutto Uomo-Cristo, si racconta a fiato perso, squaderna il suo mondo interiore, vela e svela chi sia, cosa voglia, perché per lui sia così essenziale essere liberi, capaci di correggere i propri errori, sempre pronti a rimettersi in gioco. La lingua usata da Perrella lo scolpisce, ne fa un essere sonante, s’insinua nella sua psiche. E da questa lingua parte Toni Servillo per dare voce e corpo sonoro a quello che possiamo definire un pellegrino della libertà d’invenzione. Il grande attore ne segue l’ascesa, punteggiata dal ritmo indiavolato di Alfio Antico, che trae dai suoi tamburi siciliani veri e propri terremoti sonori ed emotivi. Sale, sale Raimondo fino alla radura da cui ogni cosa è visibile e lì viene preso “da formicolio di canto”. Il compositore Vincenzo Palermo – che dopo una introduzione, quasi viatico ad apertura del lavoro con un tema cinquecentesco su cui innesta un tessuto musicale di fattura tutta contemporanea – traduce questo suo desiderio in coro femminile e lunghe note di flauto; ne fa un isola di meditazione quieta, che anticipa la “discesa” di Raimondo. Lo stesso Servillo asseconda il desiderio della voce di librarsi nell’aria.
Armonie d’Arte Festival ha ripreso il suo luccicante corso per una stagione imperdibile, a detta degli spettatori.