Klaus Davi ha pubblicato sulla sua pagina Facebook alcuni interrogatori contenuti nel processo intentato contro Vincenzo Ficara, condannato poi in via definitiva per l’omicidio di Vincenzo Barreca. Per il giornalista e massmediologo, che da due anni dedica un’inchiesta al ‘Triangolo delle Bermude’ (Lazzaro-Bocale-Pellaro), – si legge in una nota – gli interrogatori (risalenti al 20 luglio 2005) sarebbero significativi perché evidenzierebbero una tensione fra gli affiliati a seguito di una relazione extraconiugale. A raccontare in tribunale la vicenda sono gli stessi figli del boss ucciso che fanno mettere a verbale la vicenda. Un presunto affiliato Maurizio Cristiano avrebbe avuto una relazione sentimentale con la moglie di uno dei fratelli Barreca. Non solo: per Klaus Davi ci sarebbe stato un altro membro della famiglia che avrebbe tentato di sedurre la donna.
Secondo le dichiarazioni rese nel corso del processo dai figli di Barreca, Cristiano e Carmelo Riggio, detto ‘U Rigginu’, “li vedevamo sempre salire dai miei cugini e salivano per dare conto delle varie situazioni di gestione, a livello di malavita, del paese. Erano loro, diciamo, i deferenti territoriali , Riggio e Cristiano. Poi loro hanno fatto un cambio…”. Rilevante il passaggio in cui i figli del Barreca rivelano che i tre fratelli Barreca, essendo stati condannati all’ergastolo, avrebbero delegato proprio a Ficara la gestione del territorio. Quel Ficara che poi, a seguito di sentenze definitive, si è rivelato essere il killer di Vincenzo.
Klaus Davi ha sempre ritenuto debole la tesi secondo cui Pippì Barreca voleva ricostituire la cosca. Davi la definisce una visione suggestiva, molto ‘vintage’ della ‘Ndrangheta ma poco espressione degli equilibri del territorio. Innegabile il fatto che Pippì tentasse di lanciare una OPA sulla Pellaro criminale. Ma Davi la definisce maldestra e sconclusionata. Per il giornalista andrebbero approfondite invece le dichiarazioni dei figli di Barreca e fatta chiarezza sui legami tra l’imprenditoria locale e le cosche satelliti dei Barreca (o relative filiazioni o articolazioni territoriali) e dei Latella. «Privilegiando la narrazione militaresca – scrive Davi – non si è colto che Barreca, dopo l’arresto dei tre fratelli, era diventato un ‘main brand’. Ma manca forse un’analisi su chi avesse declinato il marchio e ne avesse amministrato il franchising. Non possiamo ancora fare finta che la ‘Ndrangheta sia quella degli anni 90 e non tenere conto di questi aspetti», ribadisce il giornalista.
Inoltre per il massmediologo si è privilegiata nella narrazione una visione molto militare e vecchio stile. Mentre a Pellaro da anni si sono delineate alleanze fra emanazioni della cosca Barreca e i colletti bianchi su cui, almeno al momento, si sa poco. Davi, comunque, – conclude la nota – preannuncia a breve altre rivelazioni sugli equilibri mafiosi del “Triangolo delle Bermude”.