«La gestione della peste suina africana in Calabria rischia di trasformarsi in un disastro per l’agricoltura e la sicurezza pubblica» — dichiara Riccardo Occhipinti, Commissario metropolitano Udc di Reggio Calabria. «I cinghiali stanno invadendo campagne e centri abitati, mentre le squadre di caccia, già pronte e dotate di piani di biosicurezza, restano ferme a causa di una burocrazia inaccettabile e nonostante i ripetuti tentativi di farsi ascoltare dalle Autorità competenti».
La mancata autorizzazione alla ripresa della caccia al cinghiale, in particolare della “girata”, ha portato a un aumento incontrollato della popolazione di cinghiali. Questa situazione, già denunciata dai capisquadra delle undici squadre attive nella zona II di restrizione PSA dell’ATC-RC2, sta causando danni gravissimi alle coltivazioni e mettendo a rischio la sicurezza stradale.
«I cacciatori – prosegue Occhipinti – hanno rispettato tutte le prescrizioni previste dall’ordinanza n. 5/2024, predisponendo piani di igiene, biosicurezza e controlli sanitari. Non si comprende perché, nonostante il parere favorevole della Regione Calabria a concedere deroghe, non si proceda alla riapertura dell’attività venatoria».
L’Udc di Reggio Calabria chiede quindi un intervento urgente della Regione e delle autorità locali per sbloccare la situazione e dare risposte chiare ai cacciatori e alle comunità rurali.
«La caccia al cinghiale non è solo una passione, ma uno strumento indispensabile per il contenimento della Psa e la tutela dell’ambiente e dell’economia agricola. Non possiamo più aspettare. Serve una decisione immediata e concreta» — conclude Occhipinti.