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Ventura: “La lezione di Falcomatà sul racket degli alloggi popolari”

«Sul racket delle case popolari occupate l’attuale inquilino di Palazzo San Giorgio se ne è lavato le mani per un decennio. E chi vi scrive lo sa bene perché ciascuno dei giorni di questi due mandati di Giuseppe Falcomatà mi è pesato come un macigno. Non che ai suoi compagni di merende, da Giuseppe Sera e Giovanni Minniti tanto per fare qualche nome, la cosa sia interessata più di tanto. E si badi bene, su un serio impulso contro questo fenomeno criminale sono altrettanto sfiduciato nei riguardi dei Massimo Ripepi o degli Eduardo Lamberti Castronuovo, e ne ho le mie ragioni».
Così il giornalista Francesco Ventura commenta il recente fatto di cronaca che ha riguardato l’interessamento mediatico del sindaco Giuseppe Falcomatà su un alloggio popolare occupato ad Arghillà. Francesco Ventura dal 2013 è vittima di estorsione proprio per una questione di alloggi popolari occupati, con una sentenza di condanna in primo grado contro, in attesa che si perfezioni il secondo grado di giudizio. Impegno nel segnalare pubblicamente l’esistenza di questo tipo di racket, sul finire del 2023 è stato vittima di un atto intimidatorio in cui ignoti hanno esploso cinque colpi di pistola contro la sua automobile. Il tutto nel silenzio del Comune di Reggio Calabria.

«Se io dovessi basare l’autorevolezza dello Stato e delle sue Istituzioni sulla figura di Giuseppe Falcomatà, dovrei giungere quantomeno alla conclusione che il diritto, le legalità, la giustizia ed il civismo non siano scelte opportune. Se io alle spalle non avessi avuto la fortuna una famiglia e degli insegnati, a scuola come nella vita, seri alle spalle, sulla scorta del lungo decennio trascorso avrei ben ragione a ritenere che a Reggio Calabria lo Stato non esista e che anzi sia un qualcosa a cui preferire la sudditanza alla criminalità organizzata qualora impotenti di farsi giustizia da sé – conclude Ventura – Forse a luglio in Tribunale vincerò l’ennesima battaglia, ma ho la consapevolezza che la guerra è ormai persa da tempo. Noi abbiamo denunciato e stiamo combattendo per come da nostro dovere. Abbiamo poi chiesto aiuto alle Istituzioni per come da nostro diritto e proposto soluzioni pratiche e fattibili ad un Comune insensibile, quando non apertamente ostile. Abbiamo l’orgoglio e la fierezza di non essere mai scaduti in supplica, nonostante essere rimasti soli ed essere stati presi in giro quantomeno a partire dal 2018. Le passerelle fatte alle spese delle sofferenze altrui sono oggi possibili per un interiorizzato declassamento da cittadino a suddito del reggino medio; perché ricordiamoci, in fondo se a Falcomatà non gli si sputa in faccia per strada è perché la gente è succube della propria disperazione».
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