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Parla il primario aggredito al Pronto Soccorso di Lamezia Terme: “Non abbiamo più libertà e tranquillità per fare questo lavoro”

“Non abbiamo piu’ la liberta’ e la tranquillita’ di fare questo lavoro”. Lo afferma il primario del pronto soccorso dell’ospedale di Lamezia Terme, Rosarino Procopio, vittima di un’aggressione da parte del familiare di una paziente.

“La paziente – racconta Procopio in un’intervista al “Corriere della Calabria” – non accettava la dimissione, quindi ne e’ nato un diverbio con il nipote che ha cominciato a alzare la voce, e a quel punto ho cercato di chiamare le guardie. Mi sono alzato e questa persona ha estratto dalla propria giacca un manganello e ha cercato di colpirmi alle spalle. Mi sono accorto di quello che stava accadendo e mi sono piegato, cosi’ mi ha colpito sulla schiena. Se mi avesse colpito in testa non so come sarebbe andata a finire”.

Procopio aggiunge che episodi del genere sono “una mancanza di rispetto nei confronti di chi cerca, soprattutto in pronto soccorso, di dare assistenza a tutti, rendendoci conto delle liste d’attesa a cui sono costretti questi pazienti. Ora sono praticamente i familiari o i pazienti stessi che decidono se devono fare degli esami e se devono essere dimessi oppure no. Non abbiamo piu’ la liberta’ e la tranquillita’ di fare questo lavoro”.

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“Nelle scorse settimane all’ospedale di Lamezia sono arrivati, come rinforzo, medici cubani ma – prosegue Procopio – purtroppo hanno bisogno di tempo fino a quando non raggiungono una certa autonomia. Ora lavoriamo con tre unita’. La situazione per quanto riguarda i medici – osserva il primario del pronto soccorso di Lamezia Terme – rimane molto stressante: c’e’ una grossa affluenza, abbiamo incrementato rispetto all’anno scorso, nello stesso periodo, di duemila accessi”.

Secondo Procopio “e’ il solito discorso del territorio che non funziona o funziona male, penso che sia una delle cause principali, perche’ ci serve piu’ tempo da dedicare al paziente, ne dedichiamo in media 4-5 minuti, per poter andare avanti e smaltire la richiesta di assistenza che abbiamo giornalmente nelle 24 ore. Tanta gente che arriva in pronto soccorso potrebbe essere tranquillamente assistita sul territorio, e questo ci aiuterebbe a non creare questo genere di episodi”.

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