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Gruppo di superstiti del naufragio di Cutro lancia video-appello da Amburgo: “Ci venga riconosciuto il diritto di ricongiungerci con le nostre famiglie”

“Siamo stati vittime di una strage storica che ha causato la morte e la dispersione in mare di decine e decine di persone. Chiediamo aiuto ai governi italiani e tedesco ed a tutta l’Europa per avere riconosciuto definitivamente il diritto al ricongiungimento delle nostre famiglie”.

Ad una settimana dall’anniversario arriva l’appello di un gruppo di superstiti del naufragio di Cutro nel quale sono morte 94 persone tra cui 35 minori. Nel video, raccolto da MemMed e diffuso da Rete 26 Febbraio, che raggruppa oltre 400 associazioni che si occupano di terzo settore ed immigrazione, quattordici ragazzi afgani parlano da un centro di accoglienza di Amburgo. E spiegano che la loro fuga dall’Afghanistan è stata causata dal regime talebano che dal 15 agosto 2021 “ha provocato disastrosi effetti e problemi specialmente nel campo della sicurezza, dell’economia, della cultura e dell’educazione e dello studio a causa dei quali sono spariti i diritti dei bambini, delle donne, sono state chiuse le scuole e le università per le donne”.

Nel video diffuso sui canali social uno di loro dice: “dopo un anno noi sopravvissuti stiamo ancora soffrendo fisicamente e psicologicamente. Siamo senza un’adeguata sistemazione e viviamo in diversi centri per rifugiati. Molti stanno ancora aspettando di avere i documenti. Per questo, rispettosamente, chiediamo al governo italiano e al governo tedesco, all’Unione Europea tutta, di avere riconosciuto definitivamente il diritto al ricongiungimento delle nostre famiglie”.

“Ad un anno dalla strage – si legge in una post sulla pagina facebook della Rete 26 febbraio – non è stato ancora garantito loro il diritto alla verità e alla giustizia e di potersi ricongiungere con le rispettive famiglie. Inoltre, a molti superstiti come loro, è attualmente negato il diritto di tornare a Crotone e Cutro per l’anniversario della strage, in quanto questa Europa che dice di accoglierli, ancora nega loro un passaporto per raggiungere l’Italia nei giorni della commemorazione”.

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