Anche nel 2023 il reparto di Ginecologia e Ostetricia del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria ha visto crescere il numero di parti, in totale controtendenza rispetto al trend negativo del Paese, confermandosi sempre di più centro di riferimento regionale.
Nel contesto di tale brillante risultato, si inserisce, inoltre, il trattamento di una casistica sempre più rilevante di anomalie della inserzione placentare (PAS – placenta accreta spectrum), del quale è stato rilevato un sensibile e costante incremento. I PAS sono, ad oggi, tra le cause maggiori di morbilità e mortalità materno-infantile. Si tratta, cioè, di eventi clinicamente rilevanti perché la placenta non si separa spontaneamente dall’utero al momento del parto e i tentativi di rimozione manuale possono provocare un’emorragia che, se non prevenuta con adeguate precauzioni, può essere molto rischiosa per la vita dei pazienti.
Si ritiene che la patogenesi della maggior parte dei casi di PAS sia l’impianto della placenta in un’area difettosa causata da un danno preesistente all’interfaccia endometrio-miometrio. (Il fattore di rischio più importante per la PAS è la placenta previa che si presenta dopo un precedente parto cesareo, rischio post primo taglio cesareo 3%, due tc 11%, tre tc 40%, quattro tc 61%).
Altri fattori di rischio includono: pregressi interventi chirurgici a livello uterino; età materna superiore a 35 anni; multiparità; storia di irradiazione pelvica; rimozione manuale della placenta, endometrite postpartum, infertilità e/o procedure di infertilità e possibili gestazioni multiple.
L’attuale miglioramento della qualità delle cure offerte dalla U.O.C. Ostetricia e Ginecologia del G.O.M. ha portato a ridurre drasticamente il numero dei tagli cesarei, nonostante gestisca un numero ragguardevole di casi patologici. Tale dato risulta ancora più apprezzabile dal momento che le patologie ostetriche più complesse tendono a far aumentare in senso assoluto il numero dei cesarei.
Negli ultimi tre anni, la U.O.C. di Ostetricia si è trovata a dover affrontare decine di casi di PAS con esiti positivi sia per le gestanti che per i feti, nei quali, come già specificato, il rischio di perdere l’utero è altissimo, date le gravi conseguenze dovute ai sanguinamenti. L’esperienza acquisita in questi anni e l’aumento esponenziale di patologie placentari, ha indotto il G.O.M. a mettere in campo un’équipe multidisciplinare in grado di operare in condizioni di sicurezza, ottimizzando tempi ed esiti degli interventi. L’équipe, infatti, sotto la regia del Direttore f.f. di Ostetricia, dr. Marcello Tripodi, grazie al coordinamento del Direttore Sanitario Aziendale f.f., dr. Salvatore Costarella, al contributo del Direttore dell’U.O.C. Urologia, dr. Edoardo Sgrò, e del Direttore dell’U.O.C. Chirurgia Vascolare, dr. Pietro Volpe, ha introdotto importanti novità per ridurre il rischio clinico derivante da PAS. Si tratta dell’applicazione di cateterini posizionati a livello di arterie essenziali, che vascolarizzano il viscere uterino e, in caso di sanguinamento, vengono gonfiati bloccando l’emorragia e garantendo, così, la migliore gestione possibile del caso.
L’ultimo caso di PAS affrontato è quello di K. L., paziente di origini marocchine di 43 anni, con una storia di 5 pregressi tagli cesarei.
I medici, dopo aver analizzato attentamente il caso, hanno optato per un trattamento conservativo attendendo che il feto raggiungesse la maturità, di modo da effettuare l’intervento a parto avvenuto. Pertanto, mamma e feto sono stati attentamente monitorati fino alla trentacinquesima settimana quando, dopo il ricovero, è stato pianificato il parto con un approccio multidisciplinare innovativo garantito dall’altissima professionalità ed esperienza dei medici dell’ospedale, che ha previsto l’occlusione profilattica delle arterie ipogastriche per mezzo di cateteri, per consentire una prognosi quanto più favorevole possibile.