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La Reggina acquistata con i soldi dovuti all’Erario. Il “sistema” di Luca Gallo: autoriciclaggio “unicamente per il conseguimento di ingenti profitti”

di Claudio Cordova – “Impiegava parte del profitto del reato per l’acquisto ‘del ramo d’azienda sportiva per l’attività del gioco del calcio’ della fallita Reggina Calcio S.p.A. in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa”. 17 società sequestrate, per un valore di circa 11,5 milioni di euro. E gli arresti domiciliari. Come Napoleone Bonaparte, Luca Gallo cade il 5 maggio. Il presidente della Reggina è finito agli arresti domiciliari per i reati di autoriciclaggio e omesso versamento di imposte. Proprio la Reggina sarebbe stata acquistata dalla famiglia Praticò con i proventi del mancato versamento dell’IVA delle sue società.

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Le indagini sviluppate dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno riguardato i flussi finanziari tra le numerose società facenti capo a Gallo, il cui core business è rappresentato dalla somministrazione di manodopera, in particolare dalla fornitura e gestione di personale messo a disposizione di imprese terze, dislocate su tutto il territorio nazionale e operanti nei più svariati ambiti, dalla ristorazione ai servizi alberghieri, dalla pulizia alle attività di logistica e facchinaggio. Complessivamente, le società rientranti nel sequestro impiegano oltre 1700 dipendenti.

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La Guardia di Finanza avrebbe inoltre accertato lo svolgimento di un’attività di somministrazione di personale ricorrendo allo schema del fittizio appalto di servizi e l’autofinanziamento dell’attività d’impresa attraverso il sistematico omesso versamento delle imposte, in particolare dell’Iva e delle ritenute, nonché dei contributi relativi ai lavoratori dipendenti. “Astute strategie” scrive il Gip nella sua ordinanza. Astute, ma, evidentemente, illecite.

La Reggina non è interessata dal sequestro. Ma Gallo era già stato destinatario, nel 2021, di un decreto di sequestro preventivo di beni emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma per quasi 7 milioni di euro. Da qui, probabilmente, i problemi finanziari che hanno interessato la società amaranto.

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Le indagini della Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Roma ricostruiscono i versamenti di denaro che la M&G, la società principale di Luca Gallo ha versato alla curatela fallimentare per l’acquisto della Reggina. Agli atti dell’inchiesta flussi da diversi milioni di euro dall’azienda di Gallo verso la Reggina proprio per schermare il mancato versamento dell’IVA: “La mancata presentazione del bilancio della M&G Co. Service per l’anno di imposta 2019 e 2020 impediva l’individuazione nell’attivo dello stato patrimoniale alla voce “crediti da finanziamento verso terzi” e dunque di ogni indicazione sul danaro trasferito e sull’origine illecita dello stesso”.

Ma tutto nasce da rilievi fiscali ancor più datati, dal 2013 al 2016. Quindi, sarebbero numerose le annualità interessate dai presunti illeciti: “Appare subito evidente la pericolosità di Luca Gallo in relazione all’elevatissimo grado di insidiosità delle condotte poste in essere, connotate da una assoluta e profonda conoscenza delle lacune normative giuslavoristiche, nonché dei meccanismi contabili e amministrativi. Insomma, Gallo avrebbe pianificato tutto nei minimi particolari.

Sono diverse le aziende di Gallo finite nel mirino delle Fiamme Gialle: dalla M&G Co. Service alla M&G Co. Multiservizi fino alla M&G Company: “Le indagini hanno svelato il sistematico ricorso all’omesso versamento dell’IVA che, costituiva il presupposto sul quale poi Gallo effettuava ulteriori investimenti così ampliando la portata degli illeciti affari forieri di ingenti profitti”. Sostanzialmente Gallo avrebbe utilizzato gli importi dovuti all’Erario, quindi allo Stato, quindi alla collettività, per i suoi affari. E la Reggina sarebbe stata interessata dall’attività di autoriciclaggio messa in atto dall’imprenditore.

Manovre finanziarie, quindi, per schermare i presunti illeciti. Ancora dalle carte d’indagine: “Nell’anno 2020 disponeva bonifici bancari per una somma complessiva pari a 6.906.000,000, dunque molto superiore al profitto del reato presupposto pari a 2.986.307,00 in favore della Reggina Calcio S.p.A.”. Gli inquirenti parlano di “un modus operandi di Gallo destinato unicamente al conseguimento di ingenti profitti, mediante il ricorso di una serie indiscriminata di delitti finalizzati ad evadere le imposte”.

E le sue società sarebbero state lo strumento. Strumento per acquisire la Reggina, sebbene fossero già gravate da indagini di natura amministrativa, che, ora sono sfociate nel penale. Le carte di indagine parlano di “sofisticato sistema di autoriciclaggio compiuto con straordinaria disinvoltura e assoluta pervicacia dall’indagato, il quale ricorre continuamente alla costituzione di nuovi assetti societari, diversamente, all’acquisizione del controllo di numerose società attraverso cui assicurarsi ingenti profitti avvalendosi degli indebiti profitti conseguiti con la sistematica omissione di versamenti di imposte dovute”.

Da qui, dunque, le esigenze cautelari, per via della possibilità di reiterare il reato. E, quindi, le esigenze cautelari che hanno portato il presidente della Reggina agli arresti domiciliari.

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