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I due volti della Reggina: pubblico sempre da Serie A, dirigenza ancora da Serie Z

di Paolo Ficara – La terza settimana di luglio, seppur controversa, rimane tra le più belle calcisticamente respirate sulla sponda calabrese dello Stretto negli ultimi due anni. Le ben cinque dirette di Sky Sport con Calciomercato – L’originale, programma i cui livelli di popolarità ormai si avvicinano alla Domenica Sportiva di mamma Rai, hanno esaltato Reggio Calabria mostrandola per quella che è realmente: una delle città più belle d’Italia, la migliore in assoluto tra i capoluoghi di mare.

Alessandro Bonan, Gianluca Di Marzio e Fayna avevano già effettuato varie tappe in giro per l’Italia. Sia nell’estate in corso, sia in quella del 2023 (visitando anche Messina) che lo scorso gennaio dedicandosi a località sciistiche. Per loro stessa ammissione, non avevano mai assistito a qualcosa del genere in termini di calore ed accoglienza. Abbiamo fatto bella figura tutti: noi come popolo, loro come produttori televisivi, una volta tanto anche l’amministrazione metropolitana che ha azzeccato l’investimento.

Il boato riservato l’ultima sera, venerdì 19 luglio al presidente Lillo Foti da una stracolma Arena “Ciccio Franco”, racchiude tutto: passione, nostalgia, entusiasmo, orgoglio, riconoscenza. E per un’ora, con il nostro presidente sul palco assieme a Veronica Baldaccini, Beppe Bergomi, con Gian Piero Gasperini collegato a distanza, ci siamo nuovamente sentiti in Serie A. Composta e signorile anche la partecipazione dell’attuale massimo dirigente, Virgilio Minniti, assieme alla squadra. Forse è l’unico dell’entourage che non scade in sterili polemiche. E almeno da parte sua, nel rapido saluto pre-sigla a Foti e nel dialogo in onda, è apparsa la sincera ammirazione di chi ha vissuto gli anni belli della Reggina da tifoso.

Purtroppo, come già specificato, Minniti appare come una mosca bianca rispetto ai suoi compagni di avventura.

La meravigliosa città di Catania ha dato i natali a dei capisaldi dell’intrattenimento, come Pippo Baudo e Fiorello. Forse anche a qualche cabarettista inconsapevole, a quanto deduciamo via social. Ma noi, l’errore di abbassarci a commentare certi teatrini – e certi teatranti – lo abbiamo commesso raramente. Magari vi daremo – piccola – soddisfazione a fine articolo.

Il peggio di quanto accaduto la scorsa settimana, è tutto nelle esternazioni pubbliche del direttore generale Giuseppe Praticò. Il quale, martedì scorso a Video Touring, ha così commentato la scarsa fiducia della piazza verso l’attuale Reggina: “Le resistenze provengono da una frangia che si assottiglia sempre di più, e che lo fa per partito preso […] Ho fatto un’esperienza personale alla guida del club, dove ho vissuto le stesse problematiche, ma anche con le stesse persone che cercavano di mettere pressione […] C’è una frangia, sia nell’ambito della stampa che sui social, che secondo me sono prevenuti”.

La matematica non è un’opinione. La Reggina in Serie C, cioè in una categoria appena superiore ed in tempi recenti, ha toccato punte di 14.000 spettatori. Un anno dopo che se ne sono andati i Praticò, giova sottolineare. A settembre 2023, sulla fiducia a Ballarino e senza ancora il signor Praticò in organigramma, erano stati garantiti 3.000 abbonamenti. Oggi, gli abbonati sono circa mille. E tra questi, siamo convinti che la maggior parte sia rappresentata da gente che non rinuncerebbe mai a sostenere la maglia amaranto, a prescindere. Fatti due calcoli, il dg Praticò è sicuro che il termine “frangia” non sia più facilmente accostabile a coloro che ancora lo sostengono?

Detto ciò, per quanto concerne la precedente esperienza del signor Praticò da socio di maggioranza della ei fu Urbs Reggina, ha pienamente ragione. Le stesse persone che lo criticavano all’epoca, lo criticano anche oggi. Ed infatti si languiva in C a furia di salvezze; si era arrivati ad un punto in cui la squadra era in sciopero per assenza di stipendi e quindi di liquidità; c’era già una penalizzazione, per non aver versato la parte lorda alla prima – LA PRIMA! – scadenza federale del 16 ottobre 2018; per non parlare dell’istanza di fallimento dell’avvocato Grassani, che era pronta ad essere tramutata in sentenza ai primi di gennaio 2019.

Quindi ce lo ricordiamo bene di aver criticato la gestione Praticò e di averla definita come la peggiore d’Italia. Ed è una medaglia che sfoggiamo fieramente sul petto. Giacché nella maggior parte delle piazze, si è vissuta l’onta del fallimento: ma si contano sulle dita di una mano, le squadre che hanno visto incrociare gli scarpini dei propri giocatori. Non per coerenza, ma avendo notato uno stile gestionale che ricalca quello del triennio 2015-2018, vi critichiamo a ragion veduta. Se vi va bene, è così. Se non vi va bene, non è un nostro problema.

A destare perplessità, casomai, è la coerenza di chi ha sostenuto la precedente gestione Praticò e adesso sostiene anche la gestione Ballarino-Praticò. Nonostante il modus operandi sia il medesimo. Forse le farmacie hanno esaurito le pillole per la memoria. Certo, andrebbe fatta la scrematura rispetto a parenti e amici di famiglia.

Per quanto riguarda il presunto caso Dervishi, emerge tutta la prevenzione non certo del Dispaccio verso chissà chi, bensì della dirigenza amaranto nei nostri confronti. Le rescissioni di solito avvengono con una buonuscita sull’ultimo anno di contratto, ne sanno qualcosa i vostri predecessori. Se siete stati così bravi da far rescindere Dervishi senza corrispondergli un euro sul secondo ed ultimo anno che lo legava alla Reggina, complimenti a voi. I motivi che avranno indotto il ragazzo ad accettare tali condizioni, pur di chiudere alla svelta questo capitolo della sua carriera, li conoscerete voi e Dervishi.

Alla gente serve solo come ipotetico spunto di riflessione. Per capire come mai da giugno, su almeno una dozzina di calciatori accostati alla Reggina, tutti quelli che venivano dati per contesi da altre squadre, alla fine non si sono accasati a Reggio. Sempre se è rimasto ancora qualcuno che abbia reale voglia di riflettere, su certi aspetti.

Quindi dove sarebbe la falsità? Peraltro ci siamo limitati a riportare il contenuto di un post, quello pubblicato dal profilo del padre del giocatore – anche se si esprimeva in prima persona – specificando che è stato rimosso. Identica cosa per la Gazzetta dello Sport ed altre testate nazionali, nei confronti di una storia instagram di Matteo Politano dopo l’eliminazione dell’Italia dagli Europei. Solo che in quel caso, nessuno ha pensato di prendersela con i giornalisti.

In questo caso, invece, il dg Praticò ha addirittura minacciato pubblicamente una valutazione legale. A chi? Per cosa? Su quale base? Inoltre ci risulta che il signor Praticò sia un pubblicista: saremmo curiosi di sapere se l’Ordine dei Giornalisti sia al corrente, di quelle che – a giudicare dalle reazioni che avvengono da parte di una certa “frangia” sui social – possono apparire come delle istigazioni all’odio nei confronti di chi ha pubblicato il post di Dervishi. O più in generale, nei confronti di chi muove rilievi critici alla dirigenza della Reggina. Certamente involontarie, non riteniamo sia questo l’intento dei signori Praticò e Ballarino nelle loro continue lamentele pubbliche.

Ora, e qui offriamo una piccola soddisfazione a chi ci importuna via social, ci è stato chiesto il motivo o meglio le finalità della nostra linea giornalistica. Credevamo fossero evidenti, ma è bene specificare a scanso di equivoci: vogliamo spronare la politica a rimediare al doppio madornale errore di settembre 2023, quando ha prima optato per un bando anziché fermarsi per un anno, e poi ha dato in mano il titolo sportivo ad una compagine societaria totalmente inadeguata per risorse e competenze. Il motivo che invece spinge la vostra “frangia” a difendere ancora l’indifendibile, qual è?

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