Ottantasei voci, un solo palco: la Scuola di Teatro “Enzo Corea” inizia le celebrazioni dei quarant’anni di arte e comunità Catanzaro – Una serata che è diventata abbraccio. Sul palco del Teatro Comunale, ottantasei persone si sono alternate in un flusso unico di energia, emozione e memoria condivisa per dare vita a Tutti in un Atto, lo spettacolo che ha riunito tutte le sedi della Scuola di Teatro “Enzo Corea” in un evento corale e simbolico. Una vera e propria reunion che ha attraversato i mondi, le età e i linguaggi della scuola, portando sullo stesso palco bambini, ragazzi e giovani e meno giovani provenienti da Catanzaro, Fossato Serralta, Amaroni e Tiriolo.
Da Catanzaro sono arrivati i tre corsi con i piccoli impegnati in un adattamento del Gigante Egoista, i ragazzi con brani tratti da Il Futuro in Libertà e Laudate Hominem, e i giovani con il finale de La Taverna dei Ribelli. Fossato Serralta ha portato in scena un estratto di Semi Sepolti sulla Sabbia, Amaroni la parte centrale dello spettacolo Di come Cristoforo Colombo non scoprì le Indie, ma Pasquale Gargiulo trovò un posto di lavoro, e il numeroso gruppo di Tiriolo ha proposto i più piccoli nella favola di Jack e il Fagiolo Magico e il corso misto ragazzi-giovani-adulti nel finale di Su ogni pallottola un nome.
Una moltitudine, sì, ma con un cuore unico, come ha ricordato alla fine il direttore artistico Salvatore Emilio Corea:
«Abbiamo mostrato ciò che siamo, ciò che abbiamo costruito nel trentanovesimo anno, e con questo spettacolo abbiamo aperto le celebrazioni del quarantesimo. Ottantasei persone sul palco, come il nostro anno di nascita: 1986. È il nostro modo di brindare insieme a questi primi quarant’anni di vita condivisa.»
Lo spettacolo ha intrecciato temi e toni diversi, in un percorso che parte dalle favole e approda alla coscienza civile. Dalla caduta dei muri alla ricerca della libertà attraverso l’amore, dalla denuncia dei poteri ciechi all’esodo dei popoli, fino alla violenza dei tiranni e al coraggio di disarmarsi. Una drammaturgia che unisce poesia e realtà, e che si conclude con la struggente battuta del giovane protagonista: «Che cosa volete da me? Non posso più tornare indietro… Non è una partita al videogioco…» Un brivido attraversa il pubblico e lascia dietro di sé silenzio e consapevolezza.
La serata si è aperta con un momento inaspettato: gli insegnanti in scena, impegnati in una grande lezione collettiva. Dai riscaldamenti di Salvo Corea con il gioco dei bastoni, alle lezioni di dizione di Gianpaolo Negro, alle incursioni teatrali di Pasquale Rogato, fino all’arrivo di Cecè Lazzaro con la maschera neutra, tutti gestiti dalla geniale Claudia Olivadese, che ha ricordato a tutti che bisogna provare per lo spettacolo del 12 ottobre, non fare lezione! Un gioco nel gioco, un piccolo atto teatrale dentro l’atto principale, fino a quando – come vuole la tradizione – gli insegnanti lasciano il palco agli allievi. Perché il ruolo del maestro, in fondo, è proprio quello: insegnare e poi lasciar andare.
Tra applausi e commozione, Tutti in un Atto ha segnato non solo la chiusura di un anno, ma anche l’inizio del quarantesimo della cooperativa Edizione Straordinaria, fondata nel 1986 da quei giovani — oggi non più giovani — che ancora resistono con passione e tenacia: il geniale Franco Corapi, autore di molti dei testi portati in scena, e il già citato Salvatore Emilio Corea, che nel suo intervento finale ha voluto ricordare la figura del padre Enzo, a cui è intitolata la scuola, e della madre Annamaria Romiti, che ne ha sostenuto ogni passo fin dagli inizi.
Un traguardo che è anche un nuovo punto di partenza per una scuola che continua a crescere, a credere nella cultura libera, nella formazione e nella comunità.
«Fare cultura in Calabria non è facile,» ha ricordato Franco Corapi, «ma è necessario. Non vogliamo chiuderci né polemizzare: vogliamo ricordare che chi lavora qui, nelle nostre comunità, fa cultura non per vanità ma per costruire. Lo spettacolo di domenica lo ha dimostrato: l’arte può ancora unire.»
E così, mentre le luci del palco si spengono e i costumi vengono riposti, il numero 40 risplende come promessa: quella di continuare a crescere insieme, tra memoria, speranza e futuro.
«È stato un atto d’amore collettivo,» conclude Corea. «Ottantasei persone in scena non sono solo numeri, sono storie, incontri, cammini. È così che vogliamo aprire i nostri quarant’anni: tutti insieme, in un solo atto.»
Accanto a lui, anche le voci degli insegnanti si uniscono in un coro riconoscente. «Rivedere i ragazzi sul palco, sentirli pronunciare parole costruite insieme, è la conferma che la voce teatrale non è solo tecnica: è appartenenza,» dice Gianpaolo Negro. «La cosa più bella è stata la varietà dei linguaggi,» aggiunge Pasquale Rogato, «ognuno ha portato un pezzo del proprio mondo e si è sentito parte di un coro.»
Per Cecè Lazzaro, «la maschera neutra insegna a togliere, non ad aggiungere. Domenica abbiamo tolto tutto il superfluo e ci siamo ritrovati nudi, veri, felici.»
E Claudia Olivadese chiude con un sorriso: «Il mio compito era farli tornare a provare… ma alla fine mi sono ritrovata a ridere e piangere con loro. È stato un abbraccio teatrale.»
Tutti in un Atto è stato proprio questo: un abbraccio. L’abbraccio di una scuola, di una città e di un’idea di teatro che, da trentanove anni, continua a essere Edizione Straordinaria.