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Ecomafia 2024, grande partecipazione all’Università Magna Graecia di Catanzaro per l’evento di Legambiente Calabria sui trent’anni di impegno nella lotta alla criminalità ambientale

Nel 1994 inizia la storia di una lunga marcia contro l’ecomafia in nome del popolo inquinato. Quando Legambiente coniò il vocabolo “ecomafia” erano davvero in pochi a credere che le organizzazioni criminali potessero arricchirsi trafficando rifiuti e, soprattutto, quasi nessuno era preoccupato dello squilibrio, drammatico, che esisteva tra la gravità dei fenomeni di aggressione criminale all’ambiente e la risposta dello Stato. In collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, il 5 dicembre del 1994 veniva presentato a Roma il primo “Rapporto Ecomafia”, realizzato anche con il contributo dell’istituto di ricerca Eurispes. Da allora al Rapporto, di cui quest’anno si festeggiano i trent’anni da quella prima stampa, collaborano tutte le forze dell’ordine (oltre ai Carabinieri, la Guardia di finanza, la Polizia di stato, la Direzione investigativa antimafia), le Capitanerie di porto, l’Agenzia delle dogane, l’Ispra e, per l’edizione 2024, l’Ufficio europeo antifrode (Olaf).

Dopo un primo risultato ottenuto nel 2001, con l’approvazione del delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (art. 52bis del decreto Ronchi), il 19 maggio 2015 è arrivata la svolta: “Ecogiustizia è fatta”, nel nostro Codice penale vengono finalmente introdotti i delitti ambientali grazie alle battaglie di Legambiente e alla caparbietà di quanti hanno creduto nella necessità di introdurre una normativa puntuale sugli ecoreati. Il recente sequestro della Discarica di Scala Coeli è l’esempio di come finalmente si possa contestare il reato di disastro ambientale. Insomma, chi inquina, paga. In estrema sintesi, è per questo che l’edizione del 2024 è la più significativa: nei tre decenni il Rapporto Ecomafia è diventato sempre più un’opera omnia per analizzare nei minimi dettagli i fenomeni criminali legati al business ambientale che, come ci raccontano anche i numeri di quest’anno, non smette di colpire l’Italia.

La grande partecipazione di studenti, ma anche di docenti e studiosi della materia, all’incontro organizzato dal circolo di Legambiente Catanzaro e da Legambiente Calabria, all’Università Magna Graecia di Catanzaro, che si è svolto lo scorso 14 novembre, è stata la dimostrazione di come sia sempre più forte l’interesse verso la lotta contro i crimini ambientali. Come ha evidenziato il responsabile dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, Enrico Fontana in Calabria purtroppo i reati ambientali sono aumentati il doppio (+31,4%), rispetto alla media nazionale (+15,6%)”: “Sono stati commessi 2.912 reati in questa regione nel 2023 – ha dichiarato Fontana -, parliamo di 8 reati al giorno, uno ogni tre ore. Sono quasi tutti reati connessi ad attività economiche, che hanno come obiettivo l’accumulazione illecita di profitti. Questi numeri, frutto dell’intensa attività delle Forze dell’Ordine e della Magistratura possono essere un punto di partenza. La nuova direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, che il nostro Paese deve recepire quanto prima, prevede, all’art. 21, l’adozione di una strategia nazionale contro la criminalità ambientale. E la Calabria, proprio per il grande impegno per contrastare questi fenomeni, può dare l’esempio, definendo una sua strategia regionale di prevenzione e contrasto dell’ecocriminalità”.

Il Rapporto Ecomafia, come annunciato dal professor Vittorio Daniele, Presidente del corso di laurea magistrale in Economia Aziendale e Management e Ordinario di Politica Economica, sarà oggetto di studio per gli studenti del Corso di laurea in economia dell’Ateneo che potranno dunque approfondire il sistema economico criminoso partendo proprio dai dati che Legambiente e le Forze dell’Ordine hanno raccolto.

Il presidente del circolo di Catanzaro, Andrea Dominijanni, nel moderare l’incontro, ha ricordato una delle figure più care a Legambiente, quella del Capitano di Fregata, Natale De Grazia, ucciso nel 1995 mentre indagava sull’intrigo delle navi dei veleni e Massimo Scalia, tra i fondatori di Legambiente, presidente delle prime due Commissioni parlamentari d’inchiesta sulle attività illecite nel ciclo di rifiuti e alla cui memoria è stato dedicato il Report di quest’anno.

È stata poi Anna Parretta, Presidente Legambiente Calabria, a fornire ai relatori un focus sulla situazione della regione anche e soprattutto alla luce degli ultimi dati emersi dal Rapporto Ecomafia presento a luglio a Roma: “La forza del rapporto Ecomafia – ha detto Parretta – è quella di avere fatto prendere coscienza, attraverso nomi, storie e numeri, dell’importanza dei fenomeni illegali in materia ambientale evidenziando non solo le negatività, ma anche gli esempi e le pratiche positive di contrasto alla criminalità. È essenziale che in Calabria, con l’apporto di tutti, Amministrazioni, imprese, associazioni. Mondo della Scuola e dell’Università e cittadini, si rafforzino, anche attraverso momenti di confronto come questo, quei principi di legalità indispensabili per uno sviluppo socio economico sano della nostra regione. Le mafie distruggono l’ambiente e mettono a rischio la sicurezza e la salute dei cittadini. Lottare contro la criminalità ambientale significa costruire un futuro diverso in Calabria”.

 

Il padrone di casa, il Magnifico Rettore dell’UMG, Giovanni Cuda, ha accolto con entusiasmo l’idea di ospitare l’iniziativa “perché l’analisi del fenomeno contro i crimini ambientali è significativa per la nostra regione”. “Dai dati del report – ha detto il Rettore – si evince che purtroppo in Calabria, nonostante il forte e costante presidio delle Forze dell’Ordine, questo cancro non accenna a diminuire la sua capacità di mordere il territorio. Ecco perché sono contento che se ne parli in un luogo di cultura e formazione come l’Umg, perché soltanto attraverso una formazione che parla ai più giovani, si riuscirà a fare cambiare tragitto a questa deriva“.

Hanno preso parte all’incontro anche Pietro Molinaro, Presidente Commissione contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa della Regione Calabria, che ha annunciato l’avvio, nel 2025, di attività relative proprio al ciclo dei rifiuti; la prof.ssa Angela Caridà, docente Associata di Economia e gestione delle imprese, delegata del Rettore alla sostenibilità; Giuseppe Borrello, referente Libera per la Regione Calabria; Don Giacomo Panizza, fondatore e presidente Comunità Progetto Sud; il Colonnello Giuseppe Mazzullo, Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Catanzaro; il Capitano Paolo Domenico Guarrata, Comandante dei Carabinieri del Nipaaf di Catanzaro; il Tenente di Vascello Paolo Amato, Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Soverato; Gioacchino Tavella, socio fondatore dell’Associazione Antiracket di Lamezia Terme e in rappresentanza di Trame. Tra i presenti anche il questore di Catanzaro, Giuseppe Linares, che nel 2009 ha ricevuto il premio Ambiente e Legalità di Legambiente e Libera quando, da capo della Squadra Mobile di Trapani, ha condotto inchieste che hanno portato alla confisca di imprese di cosa nostra attive nel ciclo del cemento e nelle nascenti energie rinnovabili.

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