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Truffa milionaria sulle mascherine Covid, l’ex parlamentare Pini respinge le accuse: “Nessun ‘pactum sceleris’ con Minenna”

“Ha risposto a tutte le domande e si è difeso dalle contestazioni della Procura. Ha spiegato che è stata l’Ausl Romagna a cercarlo, tramite un funzionario che è un amico d’infanzia, per reperire delle mascherine che erano introvabili, e allora lui ha attivato i buyer che conosceva grazie al suo lavoro di imprenditore. A quel punto è stato stipulato un accordo quadro, e la documentazione delle mascherine è stata accertata dalla stessa Ausl, infatti le mascherine sono state utilizzate senza problemi. Solo in seguito, sostiene la stessa Procura, si è scoperto che erano incongrue”.

A parlare è l’avvocato Carlo Nannini, che assiste l’ex parlamentare leghista Gianluca Pini, finito al centro dell’inchiesta della Procura di Forlì (34 in tutto le persone coinvolte), assieme all’ex Dg dell’Agenzia delle Dogane e assessore della Regione Calabria Marcello Minenna, per una truffa milionaria sulle mascherine nei primi giorni del Covid, un traffico di influenze e di scambi di favori. “La Procura parla di ‘pactum sceleris’ tra loro due, ma non c’è nessun ‘pactum sceleris’. Visto che all’epoca nessuno sapeva come funzionava per far arrivare le mascherine, Pini gli ha solamente chiesto informazioni su come far arrivare la merce”.

Pini, che si trova in carcere a Ravenna, è stato interrogato dal Gip per quasi tre ore. Le accuse nei suoi confronti sono truffa aggravata, autoriciclaggio, frode in commercio e nelle pubbliche forniture e due episodi di corruzione. Il suo legale ha chiesto al Gip la scarcerazione o in subordine i domiciliari, ma il giudice si è riservato. Lunedì prossimo l’ex parlamentare sarà ascoltato anche dal Gip di Bologna nell’ambito del secondo filone d’indagine, legato al traffico di stupefacenti.

“Ovviamente il mio assistito non ha contestazioni riguardo agli stupefacenti, ma gli vengono contestati anche in questo caso due episodi di corruzione. Forniremo spiegazioni anche su questo”.

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