“Ho profondo rispetto di quello che dice la Cei. Sono d’accordo se il discorso emergenza viene visto in maniera tecnica; non esiste in Italia un allarme, un’emergenza immigrazione”. Cosi’ il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi a margine di un incontro in Prefettura. “Esiste – ha aggiunto – un tema piu’ acuto di gestione nei luoghi di sbarco, ma lo stato di emergenza di cui si e’ parlato, il provvedimento che ha adottato il Governo, altro non e’ una formula tecnica di cui peraltro si e’ fatto anche ricorso in modo meno controverso come il modello utilizzato per i profughi ucraini e non credo che nessuno volesse dire che ci stesse un’emergenza sugli arrivi degli ucraini.
E’ semplicemente – ha ribadito il ministro – una formula tecnica per fare in modo che si possa allargare la platea sia dei soggetti istituzionali che se ne possono occupare sia delle procedure accellerate, velocita’, appunto semplificate che si possono utilizzar nella fattispecie. Quindi io condivido quello che dice la Cei che non esiste un allarme ma esiste uno stato di emergenza tecnicamente inteso che ha suggerito il Governo di dotarsi e di dotarci di procedure semplificate per essere all’latezza di queste sfide complesse di fasi di concentrazione acuta degli sbarchi concentrati su luoghi ben definiti come Sicilia e Calabria con l’esigenza di procedere agli adempimenti con tempi e modalita’ piu’ celeri”, ha concluso Piantedosi.
L’emergenza quindi “e’ semplicemente una formula tecnica per fare in modo che si possa allargare la platea sia dei soggetti istituzionali che se ne possono occupare sia delle procedure accelerate – ha proseguito Piantedosi a margine della firma del protocollo d’intesa con la Regione Abruzzo per l’istituzione del Numero Unico delle Emergenze 112 all’Aquila – semplificate che si possono utilizzare nella fattispecie. Quindi io condivido quello che dice la Cei che non esiste un allarme ma esiste uno stato di emergenza tecnicamente inteso che ha suggerito il Governo di dotarsi di procedure semplificate per essere all’altezza di queste sfide complesse, di fasi di concentrazione acuta degli sbarchi su luoghi ben definiti come Sicilia e Calabria con l’esigenza di procedere agli adempimenti con tempi e modalità più celeri”.