“Il Gigante (Flachi Davide) e’ messo bene e ha delle belle amicizie e’ uno che si fa valere gia’ ai tempi lo avevano arrestato perche’ era con suo padre (Pepe’), gli hanno dato l’associazione perche’ prendevano le tangenti in tutta Milano. Lui e’ piccolino (di statura) pero’ picchia di brutto e poi essendo il figlio di… la gente aveva paura”. E’ il contenuto di un’intercettazione ambientale agli atti dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Guardia di Finanza valorizzata dagli inquirenti per descrivere lo status di Davide Flachi, figlio dello scomparso ‘boss della Comasina’ Pepe’, sottoposto a fermo insieme ad altre 12 persone con le accuse di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, all’intestazione fittizia di beni, all’estorsione e alle truffe assicurative. “Prima lo rispettavano per il padre, ora per lui stesso”, dice ancora intercettato un presunto uomo di fiducia di Flachi che nella banda si sarebbe occupato della gestione del trasporto della droga.
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