“A quattro anni dalla tragedia, in cui ho partecipato alle operazioni di soccorso come volontario della Protezione Civile, ieri si è celebrata la messa in ricordo delle 10 vittime che il 20 agosto di 4 anni fa furono travolte da un’onda di piena anomala nelle Gole del Raganello.
Dobbiamo tenere presente che l’ambiente montano è soggetto, a cadenza assolutamente imprevedibile, a eventi catastrofici come questo, eventi che si verificano anche (ma certamente non solo) su itinerari famosi e molto frequentati.
Ma altrettanti eventi capitano anche su itinerari montani poco frequentati e in momenti in cui non ci sono persone.
Si è verificata una terribile coincidenza di un evento imprevedibile capitato su un itinerario ad alta frequentazione. Se fosse avvenuto di notte avremmo avuto probabilmente solo un report e nessuna persona coinvolta.
Il caso del Raganello, come quello della Marmolada, non rientra nelle situazioni di prevedibilità, nessuno avrebbe potuto sospettare l’eventualità di un incidente di quella portata.
Per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, cosa che è molto molto difficile.
L’incidenza dell’innalzamento delle temperature sulle montagne è cosa nota da tempo, non possiamo interdire l’intero arco alpino come non possiamo interdire tutte le spiagge italiane perché sono piene di meduse. Questi sono i cambiamenti climatici. Dobbiamo fronteggiarli, mitigarli riducendo le emissioni nell’atmosfera e adattarci.
La tragedia del Raganello, come quella della Marmolada, ci deve non tanto portare a cercare i colpevoli di quel che è successo, visto che è stata una fatalità, quanto fare un esame di coscienza su dove sta andando l’uomo e cosa sta causando a livello globale. Le montagne questo ce lo insegnano. Sono insegnanti duri ma molto chiari. E’ il sistema che è compromesso”.
Così Angelo Prioli, coordinatore regionale Giovani Udc Calabria.