Non lasciare mai più soli i giovani dai 14 ai 25 anni, quando screscono nel rischio di una possibile esclusione sociale fuori e dentro la scuola, costringendoli ad abbandonare gli studi e vivere nel limbo della mancanza di lavoro.
Questo l’obiettivo che il Comune si sta stando partecipando, per una seconda edizione, al progetto “I walk the line” promosso dal 2019 dalla Città Metropolitana, e presentato stamattina nella sala consiliare di Taurianova.
Sia il sindaco Roy Biasi che l’assessore Angela Crea hanno illustrato il tipo di supporto che l’ente ha offerto, a partire dalla struttura del Polo sociale integrato di via Sofia Alessio, allo scopo di accorgersi per tempo di quelle situazioni di fragilità che possono condurre all’abbandono scolastico.
«E’ utile per una comunità sapere che ci si prende cura dei ragazzi anche quando finita la scuola corrono il rischio di non proseguire gli studi e di non trovare lavoro – ha detto il sindaco Biasi – ecco perché un affiancamento specialistico può aiutare a prevenire quelle situazioni di disagio e intervenire per tempo tramite altre strutture specializzate». Per l’assessore Crea «il progetto si integra alla perfezione con i servizi già erogati dal Comune, colmando una lacuna che si riferiva alla fascia di età presa in esame in questo caso». Saverio Latella e Simona Scrivo, rispettivamente dirigente comunale dell’Area Welfare e assistente sociale, hanno richiamato i 5 casi che nella prima edizione sono stati presi in carico da una equipe formata da 35 professionisti che hanno agito in tutto il territorio della Città Metropolitana, definendo all’1 % l’indice di dispersione scolastica su una popolazione che nell’età adolescenziale è di circa 2.000 unità.
Per conto dell’ente destinatario dei finanziamenti del Poc Legalità, è intervenuto il funzionario della Città Metropolitana Giuseppe Agliano che ha definito importante «che i Comuni continuino a crederci perchè spesso il disagio apparentemente non si vede ed è per questo che bisogna puntare sull’esperienza di chi già opera nel settore per snidarlo e farlo emergere».
Rita Leuzzi, coordinatrice generale del progetto, ha spiegato che «sono le scuole, i gruppi appartamento, le case famiglie, le cooperative sociali i luoghi dove preferibilmente si opererà, anche attraverso laboratori e uno sportello di supporto psicologico e di orientamento al lavoro». Sul tipo di intervento multidisciplinare si è diffusa la psicologa Sofia Ciappina, che ha definito «fondamentale la rete fra istituzioni e agenzie educative per prevenire quelle forme di solitudine che possono portare ad uno scivolamento del giovane verso situazioni più gravi e difficilmente gestibili». Rocco Lentini, orientatore del progetto, ha definito «fondamentale lo schema messo in piedi in questi anni, perché da sole le scuole e le famiglie spesso non possono farcela da soli ad essere sentinelle del disagio e intervenire contro un rischio crescente».
Alla tavola rotonda ha dato il suo contributo anche Angela Napoli, presidente dell’associazione Risveglio Ideale che si è detta «allarmata per il fatto che molto spesso quando i giovani rinunciano agli studi e non cercano un lavoro diventano preda della criminalità organizzata».