La figura di Umberto di Savoia, Principe di Piemonte e Re d’Italia (15 settembre 1904 – Ginevra, 18 marzo 1983) nel 120° anniversario della nascita e nel centenario della scuola reggina “Principe di Piemonte” a lui intitolata, sarà al centro di un incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos che si terrà martedì 26 novembre alle ore 17,30 presso lo Spazio Open di Via Filippini. A parlare di Umberto di Savoia due studiosi di storia, il Dott. Fabio Arichetta e il Prof. Domenico Romeo, entrambi Deputati della Deputazione di Storia Patria per la Calabria che ha concesso il Patrocinio all’iniziativa. Il primo, Arichetta, alla luce del volume “Reggio e i Savoia” dello scomparso Agazio Trombetta, tratterà in breve dell’intenso rapporto che Reggio Calabria, soprattutto nel Novecento, ebbe con la dinastia regnante fin da quando, il 31 luglio del 1900, proprio nella Città dello Stretto, sbarcò l’ormai Vittorio Emanuele III, salutato per la prima volta a Reggio come sovrano d’Italia dopo l’assassinio di Re Umberto (29 luglio 1900). Da allora il sovrano tornò più volte nella città della Fata Morgana in circostanze liete e meno liete: nel 1907 per inaugurare il busto al padre nella Villa Comunale, nel 1908, insieme alla Regina Elena, nella tragica circostanza del terremoto; e poi ancora il 27 aprile 1922 per inaugurare il nuovo Palazzo di Città (Municipio) e ancora nel maggio 1930 per l’inaugurazione del Monumento ai Caduti sul Lungomare opera di Francesco Jerace. Umberto, Principe di Piemonte, venne molto spesso a Reggio anche in veste privata. Basti ricordare la sua visita nel 1932 insieme alla neo consorte Maria José per la prima posa dell’edificando Museo Archeologico Nazionale. La coppia visitò la Città e altri importanti centri della Provincia inaugurando numerose opere pubbliche e caritatevoli. Il principe tornò nel 1935 per inaugurare il Tempio della Vittoria e nel maggio 1946, ormai sovrano d’Italia, nel corso della campagna elettorale per i referendum istituzionale, accolto con grande calore dai Reggini che il successivo 2 giugno votarono massicciamente per la monarchia. Il Prof. Romeo analizzerà invece la figura di Umberto nel più complesso e difficile panorama della storia nazionale che vide dal 1922, dopo il trionfo della Vittoria nella Guerra 1915-1918, Casa Savoia condividere sempre più le responsabilità storiche del fascismo fino alle famigerate Leggi Razziali, alla guerra e alla sconfitta. Occorre però tenere conto, parlando di Umberto, che i Savoia – come era solito dire Vittorio Emanuele III – governavano uno alla volta, il che escludeva qualsiasi possibilità di intervento o influenza del Principe che obbedì sempre al padre anche quando nei tragici mesi del 1943, conclusisi con la precipitosa fuga da Roma dopo l’8 settembre, egli avrebbe preferito un ruolo personale più attivo nella guerra sia contro i tedeschi che in quella partigiana pur essendo uno dei principali obiettivi dei Nazisti e Adolf Hitler. Cosa sarebbe stata la storia d’Italia se il 2 giugno avesse prevalso la monarchia non è materia di storici. L’ordinamento istituzionale dello Stato in una democrazia è indifferente. Le monarchie europee di oggi nulla hanno da invidiare alle repubbliche e forse hanno qualcosa in più (e ce ne accorgiamo in un momento nel quale la lotta politica è talmente aspra da non rispettare neppure le più alte Istituzioni dello Stato). I Presidenti della Repubblica, eletti a suffragio universale (Stati Uniti, Francia ad esempio) o dal Parlamento (Italia) sono sempre espressione di una parte, per quanto maggioritaria, degli elettori o del parlamento. Un sovrano costituzionale, che regna e non governa (Regno Unito, Spagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Norvegia) può forse meglio rappresentare l’unità di tutti i cittadini anche nei momenti più bui della storia come quello che viviamo.
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L’associazione culturale Anassilaos organizza incontro su Umberto di Savoia, principe di Piemonte e re d’Italia
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