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“Reggio Calabria cromatica” di Domenico Asmone: domenica l’inaugurazione

Riceviamo e pubblichiamo le recensioni dei giornalisti Antonietta Catanese e Giuseppe Smorto sulla mostra “Reggio Calabria cromatica” di Domenico Asmone: 

“Reggio Calabria cromatica” di Domenico Asmone è una passeggiata visionaria lungo una città che “attraverso gli anni e le mutazioni continua a dare forma ai desideri”.

Meglio, è l’arte stessa di questo pittore/scultore a restituire alle sue Città Cromatiche il dono di alimentare il sogno.

È, quello di Asmone, un itinerario nei colori, nella forma, nella materia, negli elementi della Natura che, via via, si plasmano per restituire una lettura inedita e fantastica: una visione sorprendente, persino di ciò che si credeva di conoscere a fondo.

“Reggio Calabria cromatica” è il rientro a casa di un “artista viaggiatore” che, quella casa, non ha mai lasciato.

Domenico Asmone ritorna nella sua città calabrese di origine con una Personale che porta sullo Stretto – dal 22 ottobre al 19 novembre 2023 – un bagaglio di vita, studio e ricerca trasposto, lungo il suo percorso artistico, su tela, ceramica e carta.

Ad accogliere e promuovere l’arte di Asmone è la Galleria SerArt, Associazione culturale che da quasi mezzo secolo si conferma avamposto, e sicuro riferimento, per chi fa – e per chi ama – l’Arte. Un polo animato dalla passione e dalla competenza della famiglia Serraino, da sempre sensibile al genio e alle più alte forme di creazione artistica, che ha dato vita a uno spazio aperto, un laboratorio vivace, un’accogliente fucina: Galleria prestigiosa tanto per i nuovi talenti da accompagnare nel mondo dell’arte, quanto per i conclamati “numeri primi” del settore – ospitati e proposti nei decenni.

Un appuntamento da non perdere per più ragioni: l’esposizione non sarà, difatti, solo un momento per scoprire (o ri-scoprire) il valore di questo pittore e scultore reggino.

Sarà, questa, un’occasione per vedere con altri occhi – e attraverso la sua orginalissima reinterpretazione creativa – la stessa città di Morgana, con le sue gentili bellezze e i suoi sensuali contrasti, insieme ai borghi antichi e preziosi che ne costellano le distese joniche e tirreniche.

Nell’opera di Asmone si svelano sulla tela Architetture Liberty rivistate – quasi incise – con la tempra calabra di chi sferza col pennello e la spatola una superficie che non può rimanere distesa, che deve ergersi oltre la propria stessa dimensione piana per farsi volume, materia, plastica rappresentazione di un’arte che invita all’assaggio, al tocco, e che seduce con la sua materica, incontenibile, arcana forza.

Le palme esotiche del Lungomare, sferzate dallo scirocco, divengono chiome variopinte e screziate,
scompigliate da un soffio mitologico che ne scompone i rami in tessere armoniose. Faro sicuro, di qua dal mare e dall’isola dirimpetto, mai stanca di specchiarsi sulla riva opposta e sorella.

Il Maniero Aragonese si erge carico di suggestioni, con i merli che si dipanano tra ocre, terre e sorprendenti squarci di cielo.

Athena vigila e difende, con lo sguardo alla città e le spalle al mare, in un ritratto che ne svela la femminea grazia e l’indomabile potere di Dea: lancia e scudo riflettono l’oro dell’antica dinastia magnogreca mista ai toni verdi di futuri da solcare, senza paura.

Le Scalinate artistiche di via Giudecca si rivelano sulla soglia tra il visibile e l’invisibile, schizzate geometrie di eteree trasparenze, simbolo della città di mare che si inerpica sui dolci e amati colli.

Intinge il pennello nel Mongibello, Asmone, per affrescare la prospettiva dalla Marina al sacro vulcano: tra palme infuocate da tramonti mai paghi, nunzi di calde giornate da godere.

Il Giovane Guerriero di Riace punta lo sguardo austero oltre la tela, fermato con tratti ora morbidi ora decisi, rivelando l’antica genìa con le lievi, sapienti pennellate di antico bronzo eternamente carico di misteri.

Scilla notturna non teme di mostrarsi senza luci, se non quelle del mito che emanano da sé stessa; la Cattolica di Stilo è geometrica, purpurea, bizantina apparizione. Pentedattilo impressionista svetta, nell’inconfondibile slancio al cielo di piccole case e shakespeariane tragedie. Gerace sorride lieve, immersa in fluide atmosfere.
“Tre mesi estivi di lavoro, la ricerca del soggetto, per trasmettere – attraverso i colori – le emozioni della mia città di origine. Il disegno iniziale, la struttura della composizione, la scelta delle cromie. Reggio Calabria cromatica”: Asmone presenta così questo ritorno che equivale a un cerchio che si completa, pur rimanendo aperto. Schiuso all’incontro con i reggini, ai quali presentare la sua reinterpretazione della “Città dell’anima”.

Antonietta Catanese.

Come salvaschermo o sulla parete più bella del salotto, i quadri di Domenico Asmone non passano inosservati. Come se avessero una carta d’identità: nato a Reggio Calabria. L’artista lo dichiara, anche se non ce n’è bisogno: lo stupore è semmai dei forestieri, ieri e oggi: i viaggiatori inglesi di fine ‘800 o i turisti
toccata-e-fuga per i Bronzi. Reggio sorprende chi la visita per la prima volta e la scopre, e questi quadri ne sono la certificazione. Ritrovo le mille sfumature di grigio dell’inverno, i colori abbaglianti dell’estate e le prospettive che questa città regala: il mare che non è mai aperto, la montagna che incombe, i due lati dello Stretto. Quello dove le case delle due sponde si guardano e furono costruiti i forti militari; e la fine, a Capo d’Armi, dove Cicerone si fermò e l’Etna sta alla distanza giusta per ammirarne la bellezza: perché anche un vulcano ha bisogno di una certa distanza. George Gissing, squattrinato scrittore dell’era vittoriana – come lo descrive l’antropologo Mauro Francesco Minervino – arrivò a Reggio alla fine dell’800 e disse: “All’inizio uno straniero che giunga fin quaggiù, non può avere occhi e pensieri che non siano per il paesaggio. Magnifico. Impossibile distogliere lo sguardo”. Il paesaggio ha resistito al terremoto del 1908, e con essa uno dei Lungomari più belli del mondo. Il sindaco ricostruttore dell’epoca, lo volle più largo e senza palazzi, ma con le piante sistemate dai giardinieri di Bordighera, oggi diventate le maestose radici del Fico Magnolioide e i fiori di strelitzia. Una scelta di bellezza quando ancora la grande maggioranza di reggini viveva nelle baracche. Ottant’anni dopo, nei primi anni duemila, Reggio ha riconquistato il suo accesso al mare, che era interrotto dalla ferrovia, grazie a un altro sindaco. Questa operazione urbanistica la avvicina alla Croisette, a Miami, a Barcellona, che la stessa apertura verso il blu attuò, con il contributo dei migliori architetti del
mondo, in occasione delle Olimpiadi del 1992. Mi fa piacere che Asmone abbia riscoperto la bellezza della scalinate della città, come quella di Giudecca, colpevolmente trascurate e dimenticate, ora griffe di Reggio grazie a lodevoli associazioni di volontari. Le scalinate sono le vene aperte 7 Giuseppe Smorto della città, i reggini le avevano rimosse: e bisogna andare in certi quartieri di Rio per capire quali potenziali turistiche e artistiche abbiano. E parlando di stile – se posso permettermi da profano – l’autore è efficace nel rendere irriconoscibili ma allo stesso tempo familiari certi angoli, come la palma che sta vicino alla Fontana
Luminosa di Camillo Autore o certi profili, come quello di Athena che oggi guarda alla città e non più al mare, da dove una volta arrivavano i pericoli. Queste opere di Asmone sono lo specchio di una città
identitaria come poche, anche per motivi storici: capace di dividersi cainamente al suo interno, ma rocciosa davanti agli attacchi che arrivano da fuori, fin troppo! Asmone è bravo a cogliere anche i momenti in cui
tutta la comunità si ritrova, come per esempio la processione del quadro della Madonna della Consolazione. Dove non esistono partiti o caste, laici o cattolici, ricchi o poveri: c’è un sentimento di unità e devozione che può sembrare finto, ma le facce sono tutte tese nel momento più difficile, e tutti guardano alla piazza. Non manca nella mostra una visione di Scilla: non da cartolina, ma reinterpretata. Pentidattilo, Stilo sono altre gemme del nostro territorio ritratte. La consolazione è anche quella di avere altri angoli, spesso ignoti ai più, da riscoprire: L’artista li ama con il sentimento del reggino che ritorna solo d’estate – la nostalgia, la saudade, il nostos greco – e credo di riconoscere anche una certa rabbia in alcuni suoi quadri, perché sì: Reggio potrebbe essere molto più bella. Dipende da tutti noi: da un quadro di Asmone il Bronzo A mostra i denti e veglia su Reggio, non facciamolo arrabbiare.

Giuseppe Smorto.

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