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L’attrice Caterina Misasi insignita al Teatro Rendano del riconoscimento “Cosenza, tra partenze e ritorni”

Il desiderio di partire, a volte, è più forte della “restanza”– per dirla con Vito Teti – ma quando, pur essendo nati altrove, si avverte l’appartenenza alla propria città, dove sono radicate le proprie origini, capita spesso che il nostos abbia il sopravvento e si decida, senza esitazioni, a ritornare, anche per dare il proprio contributo a segnare il riscatto del luogo al quale ci si sente particolarmente legati.

E’ esattamente quello che è accaduto a Caterina Misasi, attrice cosentina che sta vivendo un momento professionale particolarmente felice, contesa com’è dal cinema, dalla tv e dal teatro. Una passione che ha mutuato dallo zio Pierluigi, attore affermato anche lui e che vide recitare da piccola. Fiera del cognome che porta e legata al ricordo del nonno, il politico e ministro cosentino Riccardo Misasi, Caterina è tornata da un po’ di giorni a Cosenza per occuparsi della conclusione di un laboratorio teatrale professionale avviato dall’Associazione “Chi è di Scena” e nel quale spicca il nome di un giovane attore cosentino, Davide Carpino, capace di grandi prodigi e che recita in questi giorni all’Officina delle Arti, nel quartiere Spirito Santo, ne “La Lezione” di Eugene Ionesco e, in un lavoro più corale, “L’Ora blu a Broadway”, tratto da “Frammenti di città” di David Mamet. Ovviamente, la regia dei due spettacoli è di Caterina Misasi. L’attrice è stata premiata, nella Sala “Quintieri” del Teatro “Rendano” dalla Commissione cultura del Comune di Cosenza, presieduta dal consigliere comunale Mimmo Frammartino. Impossibilitato a partecipare, per sopravvenuti impegni, il Sindaco Franz Caruso, la Commissione ha tributato all’attrice un omaggio particolarmente sentito consegnandole un riconoscimento nell’ambito della rassegna “Cosenza, tra partenze e ritorni” che ha l’obiettivo di riannodare i fili dell’appartenenza alla propria terra d’origine e di mantenere desta l’attenzione delle istituzioni sulle eccellenze artistiche, espressione della propria comunità. “E’ un po’ – ha detto il consigliere Mimmo Frammartino – quanto è accaduto con l’Orchestra Sinfonica Brutia che ha consentito a molti musicisti cosentini di evitare di emigrare altrove e di restare nella loro città”. All’incontro con Caterina Misasi, anche in considerazione dei rapporti con la sua famiglia, ha partecipato anche l’ex assessore regionale alla Cultura Giampaolo Chiappetta, volontariamente fuori dall’attività politico-istituzionale da quasi nove anni. Chiappetta ha colto al volo l’occasione per lanciare un messaggio, fortemente convinto che “la cultura sia la porta di accesso del Paese” e che, citando il discorso di Sergio Mattarella in occasione della Festa della Repubblica, “lavorare al di fuori del territorio di appartenenza non può essere un obbligo, né una coercizione”. Ragioni oltremodo convincenti per chiedere a gran voce, senza piaggerie o adulazioni, la valorizzazione di Caterina Misasi nella propria terra. Ma l’attrice si è già, in qualche modo, riappropriata delle sue radici con il preciso obiettivo di far emergere una Calabria nuova. E lo ha fatto girando un piccolo film che ha chiamato “Cosenza in testa” che – lo ha detto nell’incontro al Rendano – “è una lettera d’amore dedicata alla mia città perché forse, così, potrò dare il mio piccolo contributo alla sua rinascita”. Poi ha auspicato un cambio di passo in tutta la regione che “deve cambiare un po’ la mentalità. Non bisogna più stare da soli, ma lavorare insieme ed unirsi, perché ci sono tante realtà interessanti e tante intelligenze che non possono andare disperse”. Il suo motto è creare occasioni di incontro, di confronto e di conoscenza. Dar vitainsomma, a dei veri e propri poli culturali.

Cosenza in testa”, che è l’epilogo di un film che verrà girato successivamente in altri borghi meno conosciuti, Caterina Misasi cercherà di portarlo nei cinema e di farlo proiettare prima della programmazione di ogni film, come se fosse una sorta di cinegiornale volto a promuovere la città. Una volta completato il lavoro, con il girato che riguarda gli altri borghi calabresi, sarà proposto a Netflix e alle altre piattaforme.

Reduce dai successi teatrali di un adattamento di “Zio Vanja” di Cechov, produzione dell’Associazione Teatrale Pistoiese, per la regia di Roberto Valerio, e nel quale Caterina Misasi è Elena, affiancata, nel ruolo del titolo, dall’attore Giuseppe Cederna (nel cast c’è anche Pietro Bontempo, marito dell’attrice cosentina), ha annunciato in diretta, nel corso dell’incontro al Rendano l’inizio, il prossimo 26 giugno, della lavorazione di un nuovo film nel quale vestirà i panni della protagonista. Il film è “La stanza del tempo sospeso”, di Olga Merli e Andrea Giancarli. Sarà girato nelle Marche a Serra de Conti, “un paesino molto misterioso” – ha sottolineato Caterina Misasi nell’anticiparne la storia -. “E’ una storia di realismo magico e che parla di una donna che ritorna nel paese dei suoi genitori”. Il personaggio interpretato da Caterina ricorda quello che l’attrice ha impersonato nel film “Arberia” di Francesca OlivieriCaterina si è detta molto contenta del ruolo di protagonista che le hanno assegnato.

“Mi hanno preso a scatola chiusa, senza provini, perché volevano proprio me, ritenendo che il personaggio fosse nelle mie corde. Avevano visto proprio “Arberia”. E questo è gratificante”Quando parla degli attori con cui ha lavorato, da Enrico Lo Verso ad Alessandro Gassman, ad Alessio Boni, con cui hai girato la fiction su Walter Chiari, dice che “sono tutti colleghi meravigliosi”, ma se le si chiede con quale altro attore vorrebbe lavorare non ha dubbi: “con mio marito Pietro Bontempo! Per me sarebbe un ottimo partner, perché, tra l’altro, al cinema non abbiamo mai lavorato insieme”. E lui la guarda con ammirazione, seduto in platea, mentre Caterina ritira il riconoscimento della Commissione cultura del Comune di Cosenza.

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