Intervista di notevole caratura, quella realizzata da Marco Iaria al presidente Lillo Foti per Gazzetta dello Sport. Tantissimi i tasti toccati per rivivere l’epopea dello storico leader della Reggina. Dalle trattative storiche ai tempi della Serie A, fino all’attualità passando per qualche aneddoto mai svelato.
A livello nazionale, quando dici Reggina non puoi non accennare a Shunsuke Nakamura: “Sono in un hotel a Yokohama, con il gm dei Marinos. Ogni mezzora lui molla tutto e scompare, io che soffro di claustrofobia divento matto. A un certo punto, scendo al piano terra e lo vedo rispondere a 50 giornalisti per aggiornarli sulla trattativa. Non troviamo l’accordo, chiedo di far arrivare Nakamura. Gli parlo a quattr’occhi in dialetto calabrese e, in qualche modo, lo convinco”.
Foti individua il segreto del successo per la sua Reggina: “Avevamo un centro sportivo tutto nostro, realizzato con i proventi della cessione di Massimo Orlando alla Juve. Lavoravamo sul talento, anche per monetizzare. Cozza al Milan, Perrotta alla Juve, Cirillo all’Inter. D’altra parte, la A con le mie risorse o i ricavi del club sarebbe stato impossibile. In quel periodo, grazie al lavoro di tutti, la Reggina riusciva a offrire almercato un prodotto interessante”.
In mezzo a tante curiosità sulle cessioni di Mesto, Bianchi e persino di Pergolizzi, il presidente Foti svela un aneddoto sull’incontro con Massimo Moratti per la cessione di Bruno Cirillo: “«Per definire la cessione di Cirillo all’Inter, nel 2000, mi presentai in
via Durini con mia figlia Giorgia che aveva il poster di Moratti in camera. Lo raccontai al presidente e il clima si sciolse. Chiudemmo per 14miliardi di lire, ma non dissi niente a nessuno. Il procuratore di Cirillo voleva portarlo alla Juventus. Il giorno dopo andammo a Torino. A Moggi sparai una cifra più alta, ma lui capì tutto”.
Al termine di una intervista lunga ed appassionante, c’è anche un pensiero sull’attualità della Reggina: “Soffro molto a vederla così. Dovetti mollare, oltre che per alcuni errori di gestione, a causa di problemi di salute: cinque giorni in terapia intensiva, mi dissi basta. Sono stati 30 anni straordinari ma oggi non sono più nelle stesse condizioni di quando frequentavo il Sant’Agata dalla mattina alla sera. Devo dedicarmi alla mia azienda. Però, rimango sempre innamorato della Reggina e del calcio”.