È stato pubblicato un nuovo lavoro di Giovanni e Aurora Martello su Francesco Fiorentino.
L’importanza del saggio è data dalle fonti dalle quali si sono tratte le lettere, ma anche dalla statura dei due personaggi trattati.
Il libro affronta i rapporti di Marianna Florenzi con Francesco Fiorentino investigati tramite parte del fitto carteggio che i due si scambiarono. Obiettivo principale del lavoro è dare conto del rapporto intellettuale e dell’intima amicizia tra Francesco Fiorentino e Marianna Bacinetti-Florenzi.
Salvo brevi e mirate incursioni, nel corso del Novecento, da parte di vari studiosi, in nessun saggio si è tentato di affrontare in modo esaustivo questo rapporto. Ancor meno è stata evidenziata l’importanza di quel novennio che va dall’aprile del 1861 fino all’aprile del 1870 e del ruolo decisivo che ognuno dei due personaggi ha rivestito nella biografia dell’altro.
Il saggio, fin dal titolo, vuole dar conto dell’affinità elettiva fra due persone, apparentemente diverse, che invece si scopriranno molto simili, a livello culturale e umano.
Fino al 1861, al contrario della marchesa Florenzi, molto conosciuta in Italia e in Europa, per il suo passato personale, per i suoi numerosi scritti e prese di posizioni pubbliche, Fiorentino era ancora un anonimo studioso calabrese. Un professorino liceale, dal carattere impetuoso, che fino a quel momento aveva pubblicato pochissimi lavori filosofici. Quando i due s’incontrarono Fiorentino era ventisettenne, Marianna Florenzi quasi sessantenne. Fiorentino era uno dei tanti emigranti intellettuali che, all’inizio dell’unità d’Italia, abbandonarono la Calabria in cerca di uno status professionale e sociale più elevato. Tra Marianna e Francesco nacque subito un’intensa amicizia e un forte legame intellettuale che durarono fino alla morte della marchesa avvenuta nove anni dopo. L’avvicinamento Fiorentino-Florenzi e la loro comunanza di vedute era centrata sull’interesse per la filosofia di Giordano Bruno, sulla simile fede politica di liberali moderati che rifuggiva dagli estremismi e che trovava nella monarchia sabauda la forza catalizzatrice che doveva rinsaldare lo spirito del popolo italiano. Ambedue si erano formati sul pensiero di Gioberti, di Mamiani, di Rosmini, Cousin, autori, tutti, conosciuti personalmente dalla Florenzi. Inoltre, al momento del loro incontro, Francesco e Marianna stavano ormai immergendosi nel poderoso fiume che li avrebbe trasportati nel grande mare della filosofia idealistica tedesca e nello specifico di quella hegeliana.
Grazie alla copiosa corrispondenza presentata nel saggio, è possibile ricostruire con esattezza molti passaggi biografici di entrambi, scelte politico-ideologiche, fatti privati, evoluzione di interessi filosofici che, altrimenti, sarebbero rimasti ignoti. Con loro, erano due mondi che si incontravano e, sicuramente, si completavano. Il primo, del giovane e inesperto professore calabrese, molto provinciale e limitato, intriso di romanticismo e di poesia che ne permeava il carattere esuberante e vulcanico, che fino a quel momento, ovvero prima di raggiungere Napoli e poi Spoleto e Maddaloni, aveva solo viaggiato tra Sambiase, Nicastro, Maida, Monteleone e Catanzaro, anche se sognava di “veleggiare il Mediterraneo”. Il secondo, quello di Marianna Florenzi, dal respiro europeo, formato da una fitta rete di relazioni personali, conosciuta in buona parte dell’Italia e in mezza Europa, grazie ai suoi lunghi viaggi e alle sue conoscenze, principalmente a Parigi, Monaco e Londra, dove aveva soggiornato più volte e a lungo.