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33 anni dopo la finale con il Torino, la reunion della Reggina Primavera: le parole dei protagonisti

di Paolo Ficara – Dal portiere Giancarlo De Clò al magazziniere Mimmo Tavella, c’erano quasi tutti. L’emozionante reunion della Reggina Primavera, a 33 anni di distanza dalla finale nazionale persa contro il Torino del giovane bomber Christian Vieri, ha coinvolto anche dirigenza e staff dell’epoca. Si è respirato Reggina a pieni polmoni. Facile affermare che si è ritrovato un gruppo di fratelli, assieme ai secondi padri che li hanno fatti diventare prima uomini e poi calciatori. Tra questi, ovviamente, anche Lucio Dattola – passato per un saluto – ed un sempre pimpante Franco Iacopino.

Vivido il ricordo di Pino Benedetto, circa il giorno della finale al Comunale: “Come venivano scelti i calciatori? Certamente per padri, madri e sponsor. Erano affidati a due personaggi particolarissimi. Il primo era Gian Burrasca Dattola. Il secondo, Gabriele Martino. Fate una somma. Gian Burrasca avrebbe chiamato a giocare chiunque, Gabriele Martino avete visto che danni ha fatto”. Fin qui, la parte ironica delle dichiarazioni dell’ex presidente.

“Il ricordo della finale? Non rappresentavo più nessuno – rammenta Benedetto, dimessosi nel 1991 da presidente – Ero chiuso nel mio posticino in tribuna. Felice. Il premio del Padre Eterno era più grande, di quel che potevamo immaginare di meritare. Non mi sono preoccupato minimamente del risultato. Ho goduto del piacere della gente, erano più di 10.000. Mi ha fatto sorridere l’atteggiamento della stampa nazionale, che ci ha trattato come un fenomeno da baraccone. E sono rimasto orgoglioso fino alla fine, quando Bruno Jacoboni ha fatto esordire l’allievo Francesco Cozza. Ha giocato dettando i tempi, nella partita più importante. Davanti alla difesa, sembrava Capello. Oggi è il calcio dei procuratori. La Reggina attuale? Stasera mi voglio divertire, non intristire. Mi preme ringraziare due persone: Mario Biason ed Albertino Bigon”.

Al direttore Gabriele Martino, che in quella fase era proprio il responsabile del settore giovanile, chiediamo se quella finale del 1992 abbia rappresentato una sorta di spartiacque: “Ricordo che la prima squadra annaspava. Mentre il settore giovanile veleggiava. La squadra Primavera aveva rafforzato l’idea di puntare sul settore giovanile, rappresentando una pietra miliare per la società. Quella finale la ricordiamo tutti: 10.000 persone alle 10:30 del mattino, contro il Torino di Vieri che segnò una tripletta. All’andata li mettemmo in seria difficoltà, facendo 0-0. Forse al ritorno si poteva fare qualcosa in più, ma il Torino aveva giocatori di grande spessore. L’allora direttore generale granata, Luciano Moggi, vide tutta quella gente per una finale Primavera, e disse che sembrava più una finale tra prime squadre”.

Dopo il fallimento della Reggina Calcio, si sono succedute quattro proprietà che non hanno ripetuto il percorso nel settore giovanile: “Credo non si possa prescindere da un’attività seria in ambito giovanile – avverte il direttore Martino – Ricordo che quella squadra vicecampione d’Italia, era fatta per gran parte da reggini o calabresi. Significa che il nostro territorio produce. Basta saperlo migliorare. Bisogna crederci. L’attualità? Per onestà intellettuale, dobbiamo dire che il parco giocatori è stato rafforzato. Blondett ha rinforzato la difesa. Mungo, Correnti e Zenuni rappresentano alternative migliori a centrocampo. Sugli esterni d’attacco ci sono quattro giocatori di categoria superiore. Anche gli attaccanti centrali, sperando che Montalto stia bene, rappresentano maggiori certezze. Forse, rispetto alla passata stagione, la Reggina non è altrettanto forte sugli esterni difensivi. Giuliodori, Vesprini, Cham e Ndoye rappresentavano una sicurezza. Peccato averli persi tutti e quattro. L’importante è che giocatori e società riescano a riportarci in Serie C”.

Bruno Jacoboni, allenatore di quella Reggina Primavera, svela una curiosità sul talentuoso Ciccio Cozza che veniva dagli Allievi: “La formazione aveva stravinto il girone, c’erano squadre molto forti. Rimane il rammarico di non aver compiuto il percorso intrapreso. Cosa dissi a Cozza prima di mandarlo in campo? Era un allievo, solamente nelle ultime giornate si è aggregato alla Primavera. Anche per rispetto dei giocatori che avevano vinto il campionato, la formazione era quella. Nel secondo tempo è entrato. C’era un inviato del Milan, che all’intervallo comprò Cozza. A prescindere se avesse giocato o meno”.

Sergio Campolo svela come è nata l’idea della reunion: “L’idea è nata assieme a Fabio Di Sole e a Lello Filippone a Locri, in occasione di una partita di beneficenza per la costruzione di un ospedale. Fabio e Lello sono stati veramente bravi a contattare tutti quanti. Mi dispiace di non essere riuscito a trovare il numero del preparatore Saverio Neri, mi scuso con lui. Ma è veramente stupendo rivedere Pino Benedetto, Mimmo Tavella, Nuccio Cuzzola, Nevio Orlandi, Jacoboni e Iacopino profondamente emozionati. Mi ha fatto un grandissimo effetto. Quel gruppo ha affrontato squadre formate da calciatori poi diventati campioni, perchè aveva senso di appartenenza. Speriamo di tornare a ripristinare quel tipo di atteggiamento”.

Da qualche settimana, Campolo ha assunto l’incarico di responsabile dell’attività di base: “Mi preme mettere in evidenza il gruppo, in funzione dei genitori e dei bambini che ci daranno fiducia in futuro. Faccio un lavoro importante, assieme al responsabile del settore giovanile che è Salvatore Laiacona. Il nostro era un gruppo eccezionale, ognuno era disposto a fare una corsa o un sacrificio per l’altro. Sicuramente, a livello giovanile, è il gruppo più importante in cui abbia militato. Troppi stranieri anche a livello Primavera? L’obiettivo della Reggina è di valorizzare i talenti del territorio, della provincia e della vicina Messina. Ci sono le condizioni per riprogrammare, occorrerà tempo. La società ci sta mettendo nelle condizioni di operare. L’obiettivo è di tenere sul posto i nostri talenti. Cosa ci dissero i dirigenti prima della finale col Torino? Di divertirci, perché avevamo già fatto abbastanza”.

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