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Prete arrestato per abusi su minore a Reggio Calabria, il garante Marziale: “Inaccettabile trasferimento invece che sospensione”

“Partiamo dal concetto, che qualsiasi persona indiziata di reato ha il diritto alla presunzione di innocenza. Ma, almeno la si allontanasse da attività a contatto con bambini e adolescenti, se il sospetto è di abusi su minori”.
E’ quanto dichiara il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, in relazione all’arresto di un sacerdote a Reggio Calabria per presunti abusi su un minorenne.
“Papa Francesco ha definito “omicidio psicologico” gli abusi sui minori – evidenzia Marziale – ed ha abolito il segreto pontificio sui reati di pedofilia, per debellare gli insabbiamenti. “Chi copre sarà punito”: ha aggiunto il compianto pontefice. Ma, a fronte di un’articolata attività inquirente della Procura della Repubblica reggina, apprendiamo che è stato trasferito di sede e lasciato esercitare il ministero a contatto con minori. Inaccettabile”.
Per il Garante: “Secondo i più recenti dati raccolti nel database “Spotlight on Italian Survivors” della Rete l’Abuso, attualmente il 3,2% dei preti italiani è accusato di abusi sessuali su minori, e così letti sembrano pochi. Ma la percentuale corrisponde a circa 1.031 sacerdoti, che avrebbero prodotto 4.262 vittime. E ci limitiamo a prendere in considerazione soltanto il dato italiano”.
“Papa Leone XIV, il 5 giugno scorso, incontrando la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha parlato “dell’impegno incrollabile della Chiesa per la salvaguardia dei bambini e delle persone vulnerabili” – fa notare Marziale – e adesso tocca verificare nei fatti se la tutela “incrollabile” attecchisce o rimane impegno vuoto, come tale è rimasto alla fine di ogni pontificato precedente, al netto delle belle parole”.
“Vorrei non fosse vero – conclude il Garante – e che l’accusa risultasse infondata, ma al cospetto di riscontri testimoniali, acquisizioni documentali ed attività tecniche svolte dagli inquirenti, temo, al netto della ribadita presunzione d’innocenza dovuta all’indagato, che non ci sia molto da aggiungere, se non che al trasferimento a Cosenza sarebbe stata auspicabile la sospensione”.
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