E’ stato fissato al 2 luglio davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria, dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione, il processo bis “‘Ndrangheta stragista” che vede imputati Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone come mandanti dell’attentato in cui il 18 gennaio 1994 morirono i carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo. Assistiti dagli avvocati Giuseppe Aloisio, Guido Contestabile e Salvatore Staiano, i due imputati dovranno comparire davanti alla Corte presieduta dal giudice Angelina Bandiera dopo che la Suprema Corte ha stabilito che, nel primo processo, non è stato “dimostrato adeguatamente” il fatto che il boss di Brancaccio e l’esponente della cosca Piromalli siano i stati i mandanti dell’agguato e degli altri attentati consumati ai danni dei carabinieri tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994.
Rinviando il processo, la Cassazione ha comunque confermato la causale sulla “strategia stragista” messa in atto da Cosa Nostra e ‘Ndrangheta assieme negli anni Novanta. Per quanto riguarda la partecipazione delle cosche calabresi alle “stragi continentali”, la Sesta sezione della Suprema Corte ha scritto che “la causale degli omicidi e dei tentati omicidi è stata adeguatamente individuata dalle due conformi sentenze di merito nella attuazione della strategia del terrore con l’intento di indurre lo Stato a trattare in tema di benefici penitenziari e quanto alla disciplina dei ‘pentiti'”.
Riguardo a Graviano e Filippone, nel nuovo processo i giudici dovranno rivalutare l’impianto accusatorio messo in piedi dal procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo e, in particolare, “il tema centrale delle prove specifiche a carico degli imputati per avere contribuito al mandato omicidiario”.