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Unisin: “Il 72% dei comuni calabresi è senza sportelli bancari, e potrebbe peggiorare. Rischio ‘desertificazione’ del territorio”

Il 72% dei comuni calabresi e’ senza sportelli bancari, ma la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente arrivando al 90% con il rischio di una vera e prioria “desertificazione” del territorio. A lanciare l’allarme e’ Emilio Contrasto, segretario generale del sindacato bancario Unisin, che evidenzia anche le conseguenze sull’occupazione, con appena 2.622 addetti in Calabria pari all’1% del dato nazionale.Nella regione, peraltro, sono scomparsi i centri decisionali del credito per cui, eccezion fatta per le piccole banche locali, non c’e’ piu’ una direzione generale di una banca significativa.

“La desertificazione bancaria – spiega all’AGI – e’, purtroppo, un fenomeno che sta diventando sempre piu’ grave in Italia, soprattutto nel Mezzogiorno del nostro Paese dove le condizioni sociali, economiche, strutturali e infrastrutturali sono gia’ particolarmente complesse. In un contesto simile, infatti, diventa ancora evidente la difficolta’, per moltissimi cittadini ed imprenditori di ogni dimensione, di accedere – senza eccessivo dispendio di tempo ed energie e trasferimenti da una parte all’altra del comune dove si vive o si opera – ad uno sportello bancario per effettuare operazioni o prelevamenti o semplicemente per chiedere una consulenza”.

Il fenomeno riguarda anche gli sportelli automatici, gli Atm. “I dati, purtroppo, – lamenta – evidenziano in modo chiaro e netto questa desertificazione. La clientela bancaria nel corso degli anni ha mostrato di sapersi adattare ai cambiamenti organizzativi e alle innovazioni che man mano sono state introdotte dal sistema bancario e di apprezzare anche, soprattutto i giovani, l’innovazione tecnologica: il digital banking e la cosiddetta fintech. E’ sicuramente una nuova opportunita’ positiva la possibilita’ di poter operare direttamente dal proprio pc, tablet o smartphone sul proprio conto corrente per eseguire operazioni senza doversi spostare fisicamente. Anche la pandemia da Covid 19 ha favorito questa tendenza che ha visto crescere le transazioni online e di conseguenza l’offerta dei servizi in questa modalita’.Alle filiali fisiche sono subentrate massicciamente quelle online o digitali, ma la clientela e’ rimasta e rimane comunque assolutamente affezionata – rimarca – alla filiale fisica dove puo’ interfacciarsi con il proprio gestore o con altri dipendenti della banca per risolvere problematiche o anche solo per rafforzare il rapporto interpersonale fiduciario che spesso e’ maggiormente favorito dall’incontro fisico”.

Un altro problema legato al fenomeno e’ rappresentato dal “digital divide” ovvero il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in particolare personal computer e Internet) e chi ne e’ escluso, in modo parziale o totale. “I motivi di esclusione – dice Contrasto – comprendono diverse variabili: condizioni economiche, livello d’istruzione, qualita’ delle infrastrutture, differenze di eta’ o di sesso, appartenenza a diversi gruppi etnici, provenienza geografica. Esiste poi – dice – il problema, assolutamente strategico, della consulenza che riguarda sia la clientela privata ma anche e soprattutto le imprese e la necessita’ per queste ultime di trovare interlocutori in grado di rispondere velocemente ed efficacemente alle loro istanze”.

Un altro aspetto del problema e’ rappresentato dal fatto che le banche, in moltissime circostanze, svolgono la essenziale funzione di motore di trasmissione su territori, famiglie e soprattutto imprese dei vari strumenti tempo per tempo posti in essere dalle istituzioni locali, nazionali e comunitarie a sostegno di imprese e famiglie. L’Italia e’ un Paese con la presenza di imprese medie e piccole, a caratterizzazione poco piu’ che familiare. “In queste realta’ – afferma il segretario di Unisind – la consulenza finanziaria non puo’ certamente essere gestita all’interno delle aziende e poter, quindi, contare sulla propria banca, fisicamente presente al luogo dove si svolge l’attivita’ di impresa, per la migliore qualificazione e quantificazione delle fonti di investimento diventa strategico”.

Il dato sull’affezione della clientela alla “fisicita’” e’ emerso con chiarezza dal rapporto “Retail Banking Radar 2022” redatto da Kearney, tra le prime realta’ di consulenza strategica, che ha evidenziato che in Italia e in Europa “cresce il digitale ma le filiali restano di moda”.

“In Italia – afferma Contrasto – solo il 45% dei cittadini preferisce operare online, ma risulta anche che, complici timori e restrizioni generati dalla pandemia, si e’ passati dal 49% di clienti retail che si recava allo sportello almeno una volta al mese alla percentuale attuale del 31%.Risulta evidente che la digitalizzazione rappresenta un elemento essenziale per il sistema bancario del nostro Paese perche’ possa essere al passo con quello dei competitor europei ed internazionali. E’, pero’, allo stesso tempo necessaria – osserva – anche la presenza fisica sui territori in particolare quelli meno sviluppati sia dal punto di vista delle infrastrutture sia di rete che di trasporto”. Il fenomeno e’ stato oggetto di riflessione anche da parte di Bankitalia.

Secondo il report statistico redatto dalla Banca d’Italia “Banche e istituzioni finanziarie: articolazione territoriale del 31.3.2023, la contrazione nella presenza degli sportelli nel 2022 rispetto al 2021 e’ stata del 2,6%. Sono oltre 4 milioni, quasi 250mila in piu’ di un anno fa, le persone che non hanno accesso ad una filiale nel comune di residenza. “E con questo andamento – sottolinea Emilio Contrasto – i numeri sono destinati a crescere: circa 6 milioni di italiani, residenti in comuni nei quali e’ rimasto un solo sportello, rischiano di trovarsi a breve senza alcuna presenza bancaria. Il rapporto tra popolazione e numero di sportelli cala significativamente da 36,5 a 35,5 ogni 100mila abitanti. Dati – afferma il sindacalista – che devono far riflettere profondamente”.

“Le banche italiane e le filiali in Italia di banche estere alla fine del 2022 disponevano di 20.986 sportelli operativi rispetto ai 21.650 del 2021, il 55 per cento dei quali appartenenti ai gruppi di maggiore dimensione. Nel 2021 ai maggiori gruppi appartenevano il 49 per cento delle filiali. Secondo i dati relativi alla classificazione per gruppo istituzionale, al 31 dicembre 2022 le banche S.p.A. possedevano oltre 16.000 sportelli operativi, il 77% per cento del totale nazionale. La quota riconducibile alle banche di credito cooperativo e alle banche popolari era pari, rispettivamente, al 19 e al 3 per cento (5% nel 2021)”.

L’articolazione territoriale degli sportelli bancari operativi in Italia alla fine del 2022 mostra una maggiore presenza nelle regioni del Nord, che rappresentano il 57 per cento del totale nazionale (40 per cento in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto). Il numero di sportelli ubicati nelle regioni del Sud e nelle Isole ammonta complessivamente al 22 per cento del totale nazionale. Nel corso del 2022 si e’ registrata una riduzione del numero degli sportelli bancari attivi sul territorio italiano, da 23.480 di fine 2020 a 21.650 di fine 2021 per giungere a 20.986 del 2022 (- 664 sportelli; -3,1 per cento). La diminuzione ha riguardato tutte le regioni, esclusione fatta per la Valle d’Aosta, ed e’ stata percentualmente piu’ accentuata in Molise, nelle Marche e in Sardegna.

“Come e’ evidente – dice Contrasto – i dati rassegnati mostrano un calo delle presenze fisiche degli sportelli e delle banche in generale e a questo corrisponde un calo anche del personale impegnato”. Per quanto riguarda il Sud, nel 2012 erano presenti 4.548 sportelli ridottisi nel 2021 a 3.132 per scendere ancora nel 2022 a 3.051 e per quanto concerne il dato occupazionale si e’ passati dai 36.991 dipendenti del 2012 ai 27.458 del 2021 per scendere poi a 26.101 nel 2022.

“Il 72% dei Comuni calabresi – sottolinea – e’ senza sportelli bancari sul territorio ma la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente arrivando al 90%, ormai quasi il 60% del territorio calabrese e’ desertificato bancariamente. La popolazione della Calabria che utilizza l’internet banking e’ pari al 27%, ultima nella classifica preceduta solo dalla Campania, rispetto al dato nazionale del 2021 pari al 45% e il numero di sportelli per ogni 100mila abitanti in Calabria e’ di 18 mentre in Campania altro fanalino di coda e’ di 19 rispetto alla media nazionale di 37 del 2021. I dipendenti bancari in Calabria sono pari a 2.622, solo l’1% del totale degli addetti a livello nazionale. Ovviamente, anche tale dato in costante diminuzione (-135 rispetto al 31 dicembre 2021)”.

Il fenomeno ha forti implicazioni sociali perche’, dice Contrasto, “va da se’ che l’assenza o la scarsissima presenza su territori di sportelli bancari e la minore attenzione alle esigenze del tessuto sociale, economico e produttivo delle varie realta’ del nostro Paese e del Sud in particolare, che sconta un forte gap in tutti i settori, porta inevitabilmente con se’ un incremento del fenomeno dell’usura. Bankitalia ha lanciato l’allarme parlando del rischio usura per 165 mila imprese del Sud. In assenza di supporto ed assistenza da parte degli intermediari autorizzati, l’alternativa, infatti, spesso diventa quella di ricorrere a mezzi non leciti”.

Secondo il segretario di Unisin “e’ tempo di intervenire con urgenza per porre un freno a questa escalation. Il Mezzogiorno oramai da tempo privo di fatto di centri decisionali facenti capo alle principali Banche italiane, risente come visto dai dati in modo piu’ evidente del processo di desertificazione bancaria, determinando anche conseguenze negative sullo sviluppo di un tessuto imprenditoriale “sano” e quindi, a seguire, sullo sviluppo sociale, culturale e in termini di popolazione dei vari territori”.

Inoltre, “va rimarcata la totale assenza di un’azione concreta e mirata da parte della politica. Su tale problema, – lamenta – da sempre, registriamo un assordante silenzio sia da parte della politica nazionale che, con rare eccezioni, di quella locale. La desertificazione bancaria, come detto, determina maggiori complessita’ e difficolta’ per le imprese (sia per quelle gia’ in essere sia per realizzare eventuali nuovi progetti/startup che potrebbero svilupparsi se adeguatamente supportati da un sistema bancario efficiente). In assenza di impese e di lavoro, i giovani abbandonano i territori e provano a “cercar fortuna” in aree o Paesi con maggiore densita’ produttiva. Quindi, alla desertificazione bancaria, semplicemente segue la desertificazione economica che a sua volta determina un calo demografico soprattutto evidente nelle giovani generazioni che si vedono costrette a cercar fortuna in altre aree o nazioni. I dati Istat, – conclude – soprattutto per Mezzogiorno e Isole maggiori, confermano inesorabilmente tale equazione”.

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