Il Circolo Culturale “L’Agorà” ha organizzato un momento di riflessione sul tema “In ricordo dei cinque calabresi vittime delle Fosse Ardeatine”. Come ogni anno in occasione di quella tragedia, vengono commemorate le 335 vittime innocenti di quell’eccidio eseguito dalle truppe naziste, a seguito dell’attentato dinamitardo, da parte dei Gap capitolini (Gruppi di Azione Patriottica), del 23 marzo del 1944 nel rione Trevi, in via Rasella, nei confronti di un reparto militare, composto da reclute altoatesine. Ogni 24 marzo, oltre alla celebrazione commemorativa che si svolge ogni anno a Roma, luogo dell’eccidio, ma anche in altre Città della Penisola, visto la provenienza delle vittime da vari luoghi del Paese. Nei luoghi d’origine delle vittime vi è un momento del Ricordo, cosa che stranamente non avviene in altri ambiti territoriali. 80 anni fa, in Roma, avveniva l’eccidio di 335 tra civili e militari, a seguito dell’attentato dinamitardo, da parte dei Gap capitolini (Gruppi di Azione Patriottica), del 23 marzo del 1944 nel rione Trevi, in via Rasella, nei confronti di un reparto militare, composto da reclute altoatesine. Ciò causò la morte di 35 militari e 2 civili, mentre i feriti furono 53 militari ed 11 civili. Il 24 marzo,,senza nessun preavviso, seguì la rappresaglia tedesca, consumata con l’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri completamente estranei all’azione gappista, tra cui dieci civili rastrellati nelle vicinanze. Nel primo pomeriggio di quel 24 marzo del 1944, 335 uomini di ogni estrazione sociale, vennero uccisi vicino alle cave di tufo lungo la via Ardeatina. Successivamente, i soldati del genio militare tedesco minarono gli accessi alle gallerie e fecero esplodere le cariche sbarrando le entrate. Le forti cariche esplosive furono avvertite da alcuni religiosi presenti nelle vicinanze. Nei giorni successivi, venne portato a conoscenza dell’opinione pubblica quell’eccidio. Tra i resti, di quei corpi, ammassati nelle gallerie di quelle cave di tufo, vi erano anche quelli di cinque calabresi: Donato Bendicenti, avvocato e militante comunista classe 1907 di Rogliano, Francesco Bucciano, impiegato e militante del Movimento Comunista Italiani classe 1894 di Castrovillari, Paolo Frascà, impiegato e componente del Comitato Nazionale di Liberazione classe 1898 di Gerace Superiore nel Reggino, Peppe Lo Presti classe 1919, militante socialista nato da genitori palmesi (Antonino Lo Presti e Augusta Marchetti) emigrati nella Capitale, e Giovanni Vercillo, funzionario della Corte dei Conti classe 1908 di Catanzaro. Sarebbe indicativo ed un vero segnale culturale, da parte delle istituzioni commemorarli, anche in riva allo Stretto, magari con delle pietre d’inciampo, evitando, come avvenuto in un recente passato, qualcosa di anonimo e freddo, ma indicando, per come dovrebbe essere, nome, anno di nascita, giorno e luogo di deportazione, data di morte. Quindi è opportuno, doveroso, ricordare e far ricordare i nomi di quei nostri concittadini e corregionali per evitare ulteriori limitazioni a chi, in quell’epoca, sacrificò la propria vita per la più grande conquista civile, la Democrazia. Tanto dovevamo per fatto di onestà nei confronti di tutti i reggini caduti, ripetesi, solo per la loro diversità storico-politica. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”.
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Cinque i calabresi tra le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine: il Circolo Culturale “L’Agorà” organizza un momento di riflessione
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