Accompagna “dalla culla alla tomba” la vita delle persone (fin dai sussidi destinati alle future mamme), nel 2021 “ha movimentato 386,4 miliardi di entrate correnti, a fronte di una spesa di 384,8 miliardi” e, in passato (ma, “in misura minore, anche oggi”), il legislatore ha fatto sì che, attraverso di esso, si sviluppassero “errori di cui ancora paghiamo il prezzo”, come le ‘baby pensioni’: è l’Inps, l’Istituto di previdenza ed assistenza sociale, nelle parole di chi lo presiede dal 22 maggio 2019, ossia Pasquale Tridico, autore del libro “Il lavoro di oggi, la pensione di domani. Perché il futuro del Paese passa dall’Inps”, scritto con Enrico Marro per Solferino editore, e uscito ieri, 24 febbraio.
Tridico, nato a Scala Coeli, un paese di 800 anime, in provincia di Cosenza, da “genitori che non sapevano né leggere, né scrivere”, si definisce “un figlio dello Stato sociale, quello, cioè, che “ha cercato di mantenere fede allo spirito dell’articolo 3 della Costituzione: ovvero rimuovere gli ostacoli economici e sociali per raggiungere maggiore libertà e uguaglianza tra i cittadini”.
L’Italia, spiega Tridico, “ha un welfare tra i migliori al mondo e lo ‘stress test’ del Covid lo ha dimostrato: grazie al sistema esistente, e agli interventi emergenziali finanziati dallo Stato, abbiamo ridotto la caduta del reddito del 50%. Ed evitato che le disuguaglianze crescessero oltremisura”.
Il ‘raggio d’azione’ dell’Inps, si legge nel testo, è ampio: nel 2022 risultavano assicurati “circa 25 milioni e mezzo di lavoratori” (tutti, in pratica, tranne alcune categorie di professionisti che hanno le loro Casse previdenziali), un milione e 270.000 aziende e “quasi 5 milioni di autonomi”; le pensioni sono più dei pensionati, perché 5 milioni e passa di persone ne ricevono più di una, mentre “i destinatari del Reddito e della Pensione di cittadinanza sono circa 2,5 milioni nel 2022”, i percettori del Reddito di emergenza sono giunti a quota 1,1 milioni durante la pandemia e 4 milioni sono le pensioni di invalidità.