“La figura di Papa Francesco e le vicende del suo pontificato saranno materia da storici. Materia peraltro assai difficile da trattare, quando il tema è l’agire della guida spirituale e materiale di una Istituzione complessa e millenaria, rappresentativa del credo più diffuso sull’intero pianeta. Niente semplificazioni, dunque, ma neppure le comode scorciatoie della retorica mal condita, come spesso accade, da una buona dose di ipocrisia”. E’ quanto afferma, in una nota, il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita.
“Papa Francesco, tuttavia, ha il pregio enorme – aggiunge Fiorita – di donare anche all’uomo della strada almeno la possibilità di una riflessione fondata, non generica e che soprattutto è opportunità di elevazione. Le sue parole, quelle rivolte urbi e orbi, sono state sempre parole tanto semplici e accessibili quanto deflagranti. E in questo, egli è stato davvero rappresentante dell’insegnamento di Cristo in terra. L’Uomo che parla con severità e sapienza ai dotti e ai potenti ma che soprattutto si rivolge al popolo, a chi, nella costante fatica quotidiana, spesso non conosce agi e privilegi, correndo così il rischio di perdere di vista chi sta peggio, per inseguire i falsi modelli e i falsi miti di una società in cui regnano incontrastati il consumo, il denaro, il potere. Lo sappiamo bene noi, che siamo profondamente grati al Papa scomparso per aver nominato vescovo, creandolo successivamente cardinale, il nostro don Mimmo Battaglia, che da sempre incarna quei valori di cui Francesco si è fatto instancabile portatore nei suoi dodici anni alla guida della Chiesa cattolica”.
“Qualcuno, inevitabilmente – sotolinea il sindaco del capoluogo di regione – non ha rinunciato ad avventurarsi sin da subito nel paragone con i suoi predecessori. Non è stato un Papa teologo, è stato detto. Ma cosa c’è di più teologico che aprire il proprio pontificato andando a Lampedusa per benedire i corpi dei migranti morti nel Mediterraneo? Cosa di più teologico che aprire una Porta Santa all’interno di in carcere? Francesco non si è limitato a dire agli ‘ultimi’ di rassegnarsi perché poi saranno ‘ripagati’ in cielo, ma ha denunciato con forza i moderni mercanti del tempio, che della morte per fame e per guerra sono i veri e soli responsabili. In un modo in cui da tempo i rapporti tra i popoli e tra gli Stati sembrano regolati solo dalla forza delle armi o della finanza, è difficile trovare qualcosa di più efficace e comprensibile per interpretare e diffondere la Parola. Non lo ha cambiato quel mondo, Francesco. Ma ha dato a tutti, potenti o meno che siano, una possibilità concreta, vera, di farsi migliori: nell’umiltà, nell’amore, nella solidarietà, nella pace, nella fratellanza e di farlo qui e ora. Parafrasando Fabrizio De André, lo pensiamo rispettosamente figlio di Dio, perché si tratta di un Papa, ma indipendentemente da tutto lo sentiamo figlio dell’uomo, fratello anche nostro”.