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“Criminalità socializzata” di Claudio Cordova, Anna Nucera: “Ecco cosa dovrebbe fare una amministrazione locale per liberarci dalla ‘ndrangheta”

di Anna Nucera* – La presentazione dell’interessantissimo libro di Claudio Cordova, Criminalità Socializzata, a cui ho assistito molto volentieri ha rappresentato un momento serio di riflessione, anche grazie alla bella discussione che i relatori hanno tenuta. Mi ha fatto riflettere su un tema essenziale: cosa potrebbe fare una amministrazione locale per contribuire a liberarci dalla criminalità che tanti danni fa ad una città civile e laboriosa come Reggio Calabria? Cioè, come mi muoverei, nel caso che la mia candidatura a Sindaca della città risultasse vincente?

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             In breve, dando per scontato che una Amministrazione Comunale non ha poteri rilevantissimi di ordine pubblico, tranne il lodevole e limitato lavoro della Polizia Locale, ritengo che si debba agire fondamentalmente in due direzioni:

  1. Dotare ogni quartiere della città di luoghi di aggregazione che alimentino la socializzazione. Uno dei problemi più seri dei nostri giorni è la solitudine, non solo delle persone anziane, ma anche di moltissimi giovani. Per questo motivo si possono produrre forme di aggregazione distorte, quando non pericolose. Occorrono luoghi in cui possano ritrovarsi i giovani a “fare cose”, quali che siano, musica, teatro, pittura, animazione, corsi di apprendimento; in cui possano ritrovarsi le donne per creare un nuovo circuito di sorellanza, visto che quello antico è stato via via sbrindellato, gli anziani per discutere, vedere films, fare tornei di briscola, parlare di libri e cinema. Con l’intento di produrre attività che vivifichino i quartieri e rendano protagonisti, o almeno spettatori eccellenti, le persone del rione e del circondario. Insomma, spazi inclusivi e accoglienti per rilanciare una nuova socialità, magari ricordando e modernizzando quella del bizzolo di un po’ di tempo fa;
  2. In secondo luogo occorre stabilire un nuovo rapporto di eguaglianza e di partecipazione alla vita pubblica di tutti quelli che desiderano essere coinvolti. Circoscrizioni o Comitati di quartiere o comunque forme di aggregazione di persone volenterose devono essere in grado di intervenire nelle linee di bilancio e nelle attività quotidiane dell’Amministrazione dalla banale ma non irrilevante segnalazione delle buche o della raccolta dei rifiuti, al progetto di una città policentrica che valorizzi centro e periferie per le diverse funzioni che hanno. Confronto costante e costruttivo, e trasparenza perché nessuno si senta escluso e perché non si guardi con sospetto ad ogni atto amministrativo, come se dietro ogni determinazione ci sia una magagna inevitabile. Impossibile? Non credo. Ad esempio, sugli appalti ci si può fare aiutare dagli organismi preposti (ANAC, Prefettura, forze della legalità) e assumere la prassi della massima pubblicità, anche contando sull’aiuto dell’informazione locale. E, altro esempio, in caso di concorsi, che spererei fortemente di poter indire perché necessitano alla città, perché non pensare ad una commissione di cittadini estratti a sorte che abbia un tempo breve ma significativo per verificare la bontà del lavoro svolto dalle Commissioni addette? Ecco, bisogna dare prova di trasparenza, non solo invocarla e tentare di avere una partecipazione larga a ogni fase di governo della città, evitando di perdere troppo tempo nel mormorio che, anche quando pienamente giustificato, non ha mai risolto nulla.

Queste le prime idee che vengono di botto. Ovviamente, per mia attitudine, sono aperta a ogni suggerimento che aumenti il senso civico e il dato di coesione di questa città. Abbiamo tutti il dovere di trovare le strade giuste per risollevare Reggio e darle il ruolo che merita. E innanzitutto questo dovere lo deve sentire chi è chiamato a ricoprire cariche elettive e di responsabilità verso i cittadini.

*Preside in pensione e candidata a sindaco con il “Progetto Reggio”.

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