Solo i sordi non riusciranno a sentire. Dall’intera intervista rilasciata dal presidente Lillo Foti a Seried24.com tracima passione per la Reggina, e voglia di offrire il proprio contributo affinché si possa riprendere a scrivere la storia. I messaggi lanciati sono inequivocabili: dal Sant’Agata al marchio, fino alle ribalte internazionali vissute negli scorsi lustri.
“La Reggina è nata nel 1986, sulla sensibilità di un gruppo di operatori cittadini. La città soffre l’assenza di un gruppo di giovani. I gruppi venuti da fuori, non hanno dato quel beneficio o quel supporto che era necessario. La Reggina continua a vivere un momento di grande difficoltà. Sono legato affettivamente. Riconosco di aver contribuito molto. Mi auguro che al più presto, la Reggina trovi una situazione che possa permettergli di ripercorrere quegli anni in cui ci siamo tutti divertiti”.
“Con il sindaco ho avuto un colloquio estremamente positivo. Ci sono delle situazioni che possono portare un ritorno e dei benefici alla Reggina. Qualcosa di cuore. Nel mio piccolo, un contributo lavorativo spero di poterlo dare. Non posso più dare quello che ho dato in 30 anni, con una presenza costante al Sant’Agata”.
Foti rimarca subito l’importanza dei frutti cresciuti al Sant’Agata: “Senza il lavoro di tutti gli istruttori, la Reggina non avrebbe potuto mantenere il livello degli anni 2000. Tuttora il capitano del Napoli, nonché il terzino della Nazionale, ossia Di Lorenzo, è un’espressione del Sant’Agata. Un grande personaggio come Mario Biason ci ha dato l’imbeccata di dotarci di un centro sportivo”.
Le significative esperienze della Reggina all’estero: “La trasferta in Canada nasce dal rapporto con un imprenditore della provincia. In Canada siamo stati circondati da tantissimo affetto, da parte di tutti i calabresi. Sia a Toronto che a Montreal. Il viaggio in Giappone nasce invece da un fatto più tecnico. Un procuratore, all’epoca, ci ha proposto l’opportunità di portare Nakamura a Reggio Calabria. Siamo andati a vederlo con il direttore sportivo dell’epoca. Con Nakamura sono arrivati 30 inviati dal Giappone, seguivano giornalmente e pedissequamente tutti i suoi movimenti”.
Le prove di matrimonio con Roberto Baggio: “Siamo andati a trovarlo a Caldogno. Un caldo asfissiante. Siamo arrivati in leggero anticipo, fermandoci un quarto d’ora sotto casa di Baggio. Con lui abbiamo parlato per più di un’ora, dicendogli quello che era la nostra disponibilità. Non economicamente, ma come partecipazione. E abbiamo visto una piccola disponibilità da parte sua. Si è inserito il Brescia dell’ex presidente mio amico. Tra Brescia e Vicenza sono 50 minuti di macchina, anche meno. All’epoca, giustamente, Baggio ha preferito non spostarsi. Anche perché era innamorato della caccia. Io gli ho parlato dell’Aspromonte, ma ha preferito un altro tipo di caccia”.
La chiusura è su storia e marchio: “La storia l’hanno scritta tutti. I dirigenti, i calciatori. Il marchio è un simbolo. C’è qualcuno che ci tiene. Ma la storia non si cancella. Non la cancella nessuno. Fa parte della nostra vita. Serve come punto di riferimento, come esperienze, come modi di approcciarsi. Il marchio è bello, noi lo continuiamo a chiamare Reggina. Ce lo hanno tramandato i nostri genitori e i nostri nonni. Che il marchio ritorni sulla maglia della Reggina… ma già la maglia è amaranto. Quindi il marchio gli appartiene, non ci sono aste che tengano”.
p.f.