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Commissariamento Comune di Rende, l’amministrazione scrive al presidente della Repubblica: “In Calabria si commissaria con troppa leggerezza e senza possibilità di difendersi”

Riceviamo e pubblichiamo:

“Egregio Presidente della Repubblica, con profonda preoccupazione, ci appelliamo a Lei perché voglia promuovere un’azione positiva verso una riscrittura delle regole che oggi strozzano qualunque tentativo di affrontare le pesantissime sfide sociali, economiche e culturali che caratterizzano la nostra Calabria, che Lei ha recentemente omaggiato con la sua visita”.
Si apre così la lettera indirizzata al presidente Mattarella da parte del sindaco di Rende Marcello Manna insieme alla giunta e ai consiglieri di maggioranza sospesi.
“La Calabria è sempre più diffusamente rappresentata come una terra segnata da mali antichi, come un’epitome della ormai eterna “questione meridionale”.
Tuttavia, come notava giustamente Leonardo Sciascia, “la questione meridionale è una questione morale prima che economica” ed è oggi soprattutto un pregiudizio che grava pesantemente sui suoi abitanti ma anche sulla morale dell’intera nazione.
La criminalizzazione a priori dell’intero Sud, e in modo particolare della nostra regione, porta sempre più spesso a giudizi sommari che coinvolgono anche individui estranei ai fatti. Il pregiudizio innesca una terribile spirale, conduce a una “colpevolezza per associazione”, in cui il paradigma giuridico si inverte pericolosamente, giacché è molto facile che la presunzione di colpevolezza possa contaminare anche chi è estraneo ai fatti, mettendo in discussione la fiducia e la coesione sociale”, prosegue la missiva.
“Indubbiamente, la mancanza di servizi e opportunità in Calabria costringe i suoi cittadini a dipendere da favoritismi, alimentando un ciclo di ricatti e malaffare. Questo problema, associato troppo facilmente alla cosiddetta “questione meridionale”, non troverà mai una soluzione e tenderà a incancrenirsi fino a quando le narrazioni preminenti continueranno ad associare il crimine come sinonimo di questa regione, lasciando l’ampio spazio per l’uso dilagante degli strumenti giuridici ai fini politici. Dal 1991, i comuni sciolti per presunte infiltrazioni mafiose sono ben 116, alcuni persino due volte.
Tra questi, Città importanti come Reggio Calabria, Lametia Terme, Gioia Tauro, Rosarno, Cassano, Corigliano, Tropea, Scilla, Rende e tanti altri piccoli Comuni. Troppe Comunità continuano ad essere marchiate da questa lettera scarlatta con estrema leggerezza.
Vorremmo che Lei comprendesse il dramma che vivono i comuni tacciati dall’infamia cui fa seguito l’assoluta impossibilità di difendersi e dunque di modificare un amaro destino. A nostro avviso i commissariamenti non possono essere la soluzione giacché Il male là dove si annida andrebbe estirpato dalle radici. Come Lei ben sa, la formulazione dell’articolo 143 del Testo Unico sull’Enti Locali, nega qualsiasi forma di contraddittorio e dunque di far valere le proprie ragioni. Lo scioglimento giunge spesso dopo mesi di commissariamento, in cui il più delle volte non viene riscontrata alcuna significativa anomalia. Spesso, anzi spessissimo, le indagini penali rivelano realtà ben diverse da quanto ipotizzato dalle procure, dimostrando che le accuse ipotizzate erano del tutto infondate. Nel mentre, passano anni, ma il danno per nulla irrilevante è stato già inflitto a chi ha dedicato lavoro, amore e dedizione al bene comune e così ai cittadini e alle cittadine. Le regioni più povere come la Calabria hanno bisogno, sì, di una maggiore presenza dello Stato, ma non in termini di repressione né tanto meno uno stato di polizia; abbiamo bisogno di investimenti in welfare, servizi essenziali e maggiori opportunità di sviluppo.
E abbiamo bisogno di educare lo sguardo degli italiani”, si legge.
“Guardare al Sud non come un problema, ma come un’opportunità per l’intero Paese, potrebbe essere la chiave per affrontare in modo strutturale questa annosa questione. Tuttavia, perché non rimanga un’invocazione vuota, dobbiamo far capire a chi non vive in questa nostra terra che i condizionamenti provengono sempre più spesso dai grandi centri di potere e che alcuni settori delle istituzioni risultano a questi funzionali.
Nel rispetto del Suo ruolo e nella piena consapevolezza dell’imparzialità con cui è esercitato, qualora Lei ritenesse opportuno siamo pronti a rappresentare il nostro punto di vista”, conclude la missiva a firma di Marcello Manna, Gaetano Morrone, Annamaria Artese, Concetta Brogno, Rachele Cava, Marta Petrusewicz, De Rose, Lisa Sorrentino, Salvatore Esposito, Fabrizio Totera, Giovanni Gagliardi, Domenico Ziccarelli, Marco Greco, Chiara Lolli, Saverio Marasco e Romina Provenzano.

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