La Radioterapia reggina celebra i suoi primi venticinque anni d’attività. E lo fa all’interno dello stesso reparto, alla presenza di tutti gli attori (medici, infermieri, tecnici, fisici e tutto il personale) che hanno permesso nel tempo di far crescere questa importante e delicata struttura ospedaliera fino al punto di essere considerata, già da tempo, una vera e propria eccellenza in Italia ed in Europa. Sorrisi, abbracci e strette di mano, ma soprattutto la voglia di continuare verso un percorso di modernità ed efficienza.
Ed è lo stesso commissario straordinario del GOM, Gianluigi Scaffidi, a confermare tutti i giudizi lusinghieri verso un reparto che ha permesso, grazie alla sua alta professionalità, di curare migliaia e migliaia di reggini e calabresi evitando quel triste fenomeno della migrazione sanitaria.
“Conosco questo reparto fin dalla sua nascita, praticamente da sempre – dice il Commissario – lo definisco “miracoloso” grazie allo splendido clima che il primario Said Al Sayyad ha saputo creare. Grande professionalità e collaborazione per un reparto molto delicato. Qui la gente che viene a curarsi ti guarda negli occhi, chiede speranza e vita. Ed i medici, assieme a tutto il personale, infermieri e tecnici, che operano all’interno della Radioterapia sono bravissimi anche in questo, nell’approccio con il paziente anche e soprattutto dal punto di vista umano”.
Poi Scaffidi ricorda un episodio, probabilmente determinante per il futuro della stessa struttura. “Nel 2004 ero direttore sanitario di questo ospedale e mi si presentò un giovane medico palestinese in servizio ai Riuniti dicendomi che voleva tornare a casa, probabilmente perché non si sentiva valorizzato appieno. Dopo essermi informato sulla sua professionalità e dopo aver letto il suo curriculum, gli assegnai l’incarico di facente funzione riguardo la direzione del reparto e lui decise di restare. Credo sia stata una delle cose più belle della mia vita professionale aver tenuto una persona come Said Al Sayyad a Reggio Calabria ed in questo ospedale, perché quello che lui è riuscito a creare è davvero difficile da ripetere. D’altronde, la radioterapia dell’azienda ospedaliera reggina ha fatto eccellenti progressi e adesso mi sto battendo per l’acquisto e l’installazione di un altro acceleratore nucleare per rinnovare le tecnologie presenti nello stesso reparto”.
Anche la dottoressa Irene Cannata, tecnico di radiologia, è arrivata in reparto 25 anni addietro. “Si può dire che ancora si lavorava con il sistema analogico, di digitale esistevano solo le nostre impronte. Non c’era nulla che aveva a che fare con un sistema innovativo, telematico. Adesso il nostro ruolo, rispetto al passato, è radicalmente cambiato. Compreso il rapporto con il paziente durante tutto il suo ciclo di cura. Ho imparato in tutti questi anni a capire cosa significa uscire da una realtà quotidiana, quella del paziente prima di sottoporsi alla radioterapia, per ritrovarsi improvvisamente davanti ad una altra realtà perché la vita ti mette di fronte a delle scelte che tu non hai voluto”.
Uno dei grandi artefici del successo di questa vera e propria Eccellenza ospedaliera è sicuramente il dottore Said Al Sayyad, amatissimo dai suoi pazienti per la sua grande umanità, oltre che per una professionalità di grandissimo spessore. Lui è il direttore dell’Unità operativa di Radioterapia oncologica e direttore del dipartimento Onco-ematologico e radioterapico.
“Abbiamo cominciato il primo trattamento radiante il 16 dicembre del 1997, partendo quasi da zero – ricorda il Direttore – oggi la Radioterapia reggina è in linea con altre eccellenze italiane ed europee. Abbiamo cominciato nel 1997 con un acceleratore lineare di prima generazione che, se vogliamo fare un paragone efficace, corrispondeva al primo telefonino in commercio. Nel senso che il vecchio acceleratore colpiva non solo il tumore ma anche i tessuti circostanti, quelli sani. Ed è chiaro che, a quel tempo, la qualità della vita dei pazienti non era delle migliori. Oggi, invece, la radioterapia è completamente cambiata, come il telefonino in grado di fare addirittura una videochiamata. Oggi l’acceleratore nucleare di nuova generazione è in grado di colpire le cellule tumorali risparmiando i tessuti sani. Devo ringraziare l’allora mio primario. Dottoressa Capua, parlo del 1997, perché è lei che ha trasmesso questa voglia di migliorare, di crescere per curare al meglio i nostri pazienti. Voglio ringraziare anche le associazioni tra cui l’Ail (Associazione italiana contro le leucemie) perché hanno supportato il nostro reparto attraverso l’erogazione di borse di studio anche nei momenti difficili, come quello dal 2009 ad oggi che registra il commissariamento ed il blocco del turnover. Grazie a loro siamo riusciti a far rimanere a Reggio medici di grande professionalità come pure diversi tecnici. Un mio personale ringraziamento va al presidente del Tribunale di Reggio che ha sostenuto sempre il nostro reparto chiedendo sostegno tecnologico e maggiore personale non solo ai Commissari ma anche alle varie istituzioni come la Regione Calabria. Un immenso grazie va anche alla direzione strategica dell’Azienda ospedaliera perché continua a credere e sostenere il nostro progetto e spero a breve che possa arrivare un acceleratore nucleare di ultimissima generazione in grado di colpire il tumore con la massima precisione, ancora più grande di quella che riesce a fare quello attuale”.
“Il mio lo considero un gruppo eccezionale, medici, infermieri, tecnici – evidenzia il dottore Sayyd – un gruppo che lavora dalle sette del mattino fino alle sette di sera senza lamentarsi e sono io che devo ringraziare loro perché oltre ad essere dei superprofessionisti sono una sorta di ‘missionari’ dotati di grande disponibilità ed umanità. Un ultimo pensiero va alla nostra paziente, il giudice Lilia Gaeta, una persona solare e sorridente, in trattamento da noi da quasi 18 anni, e che sarebbe dovuta essere oggi qui con noi ma che purtroppo, dopo aver vinto innumerevoli battaglie, ha perso l’ultima. Proprio per questo la ricordiamo con grande stima, affetto e amore”.