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Intelligence, Giuseppe Rao al Master dell’Università della Calabria: “Occorre elaborare strategie per tutelare l’interesse nazionale”

Giuseppe Rao, Consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Professore a contratto di “Geotecnologia e ordine mondiale” all’Università di Sassari, ha tenuto la lezione “Geotecnologia, connettività e ordine mondiale” al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretta da Mario Caligiuri.

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Rao ha suddiviso il suo intervento in cinque nuclei tematiciaffrontando l’Ordine mondiale e la governance internazionale, la Rivoluzione scientifica e Rivoluzioni industriali, la Quarta Rivoluzione industriale, la Trappola di Tucidide per interpretare lo scontro USA e Cina e l’Italia tra geopolitica e geotecnologia.

Il docente si è soffermato sulla necessità che gli studenti si impadroniscano degli strumenti della conoscenza utili perinterpretare i cambiamenti; a questo proposito ha ricordato il monito dell’ex Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, William Orville Douglas: “Tutti dobbiamo essere consapevoli del cambiamento nell’aria – per quanto impercettibile – o si resterà vittime involontarie dell’oscurità”.

Rao si è poi soffermato sui concetti di: global governance (“La somma dei molti modi in cui gli individui e le istituzioni, il pubblico e il privato, gestiscono gli affari comuni” facendo riferimento alla “Commissione sulla Global Governance”); geopolitica (“Lo studio delle influenze che la collocazione geografica di un popolo, di una nazione, di uno Stato ha sulla sua storia politica”); geotecnologia (che il docente definisce: “Scienza che studia i rapporti di forza e i condizionamenti nelle relazioni internazionali – sia a livello globale che regionale – determinati dalla capacità di uno Stato (o di alleanze tra Stati) e delle sue imprese di ideare, produrre e brevettare tecnologie high-end, in grado di determinare ricadute industriali e nei modelli organizzativi nei settori strategici per lo sviluppo della civiltà; connettività (strade, ferrovie, reti elettriche, rotte marittime e aeree, cablaggi di internet a fibra ottica, ed ora il web e le piattaforme digitali.

Il docente ha ricimato Henry Kissinger che ha esplicitato il concetto di ordine globale che si basa su due componenti: un insieme di regole comunemente accettate che definisca i limiti dell’azione ammissibile e un equilibrio di potere che imponga un controllo quando le regole vengono meno, impedendo che un’unità politica assoggetti tutte le altre. Il consenso sulla legittimità degli assetti esistenti non preclude rivalità o conflitti, ma contribuisce a garantire che questi si configurino come assestamenti nell’ambito dell’ordine esistente piuttosto che come sfide radicali a tale ordine.

L’ordine mondiale esprime innanzitutto il rapporto di forza e gli equilibri tra potenze. A partire dalle rivoluzioni industriali – ha aggiunto– il controllo delle tecnologie ha rappresentato un elemento decisivo nella affermazione delle leadership degli Stati e delle multinazionali nella comunità internazionale.

Il docente si è poi soffermato sull’evoluzione e la crisi delle organizzazioni internazionali (ONU, G7, G20, FMI) e sul ruolo crescente delle organizzazioni regionali (tra tutte la “Shangai Cooperation Organization”, a cui aderiscono Cina, Russia, India, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan e, da ultimo, Iran).

Sono state quindi citale le parole di Papa Francesco, che ha chiesto: “un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso – un modo diverso di impostare le relazioni internazionali”.

Rao ha poi sviluppato l’analisi sulla Rivoluzione scientifica e sulle Rivoluzioni industriali. In queste ultime si è assistito al passaggio dalle talassocrazie alle civiltà oceaniche (e all’occupazione dello spazio (Carl Schmitt); allo sviluppo dell’idea di progresso e di automazione; all’affermazione di un nuovo ordine mondiale; alla prevalenza del capitalismo finanziario.

La Quarta Rivoluzione industriale è caratterizzata: dall’emergere di nuove tecnologie (Intelligenza artificiale, machine learning, robotica collaborativa, nanotecnologie, nuovi materiali, Big Data¸ blockchain; Internet of Things (IoT); cloud; realtà aumentata;calcolo quantistico); dalla “fusione di diverse tecnologie che superano le linee tra la sfera fisica, biologica e digitale”(Schwabb); nonché da: velocità dei cambiamenti; possibilità del tutto inedite che aprono le nuove tecnologie; grande impatto sulla vita quotidiana delle persone (Schwabb). La connettività è divenuta un “fattore rivoluzionario” (Khanna): la logistica e la supply chain hanno ridisegnato i modelli della catena globale del valore e i rapporti di forza tra i Paesi. Contestualmente si è affermata l’economia delle piattaforme, infrastrutture che offronoaccesso a beni e servizi connessi. Siamo di fronte a multinazionaliche hanno creato ecosistemi dove noi navighiamo, chattiamo, condividiamo o acquistiamo prodotti e servizi e che ora stanno concentrando i loro sforzi su una nuova frontiera: il metaverso. L’accesso alle informazioni è ora determinato da algoritmi capaci di influenzare il nostro pensiero e i nostri gusti di consumatori.

Rao ha dunque ricordato che una delle malattie del nostro tempo è la solitudine: le comunità in cui tradizionalmente le persone esprimevano il proprio bisogno di socialità sono spesso sostituite dai social web, che acuiscono il senso di sofferenza degli individui derivante dalla carenza di relazioni di prossimità. Questo processo è stato acuito dal mutamento della forma lavoro, che oggi si esprime sempre di più in maniera individualista (lo smart working ha ulteriormente aggravato il problema).

Per il docente, in Occidente, in ossequio all’ideologia del neo-liberismo, lo Stato si è progressivamente disimpegnato dal proprio ruolo di indirizzo dei processi economici che sono stati delegatialle forze del mercato. Ciò ha inevitabilmente favorito la crescita della Cina come potenza tecnologica, Paese in cui le istituzioni hanno elaborato piani a breve, medio e lungo periodo per lo sviluppo dei settori economici e tecnologici strategici. In Occidente è stata favorita la delocalizzazione verso la Cina e con essa il trasferimento tecnologico. Nel 2001 è Pechino è stata ammessa al WTO pur in presenza di evidenti vantaggi asimmetrici: basso costo del lavoro; limitazioni alle attività delle imprese straniere e obbligo di trasferimento tecnologico: il retropensiero, che si è rivelato poco lungimirante, era che l’ingresso nell’Organizzazione avrebbe determinato l’implosione del sistema politico.

Rao ha evidenziato che ora numerosi think tank americani (tra questi il “Bipartisan Policy Center” – guidato dall’ex AD di Google Eric Schmidt) chiedono un nuovo ruolo di indirizzo delGoverno al fine di recuperare il ritardo nei confronti della Cina –da essi stessi denunciato – nelle infrastrutture e nelle tecnologie emergenti. Il Prof. Rao ha citato numerosi dati: tra questi il disavanzo commerciale USA – Cina che nel 2021 era di $ 317 miliardi; Pechino controlla il 5,6% del debito USA; nel 2021 nella classifica Fortune 500, 135 grandi imprese erano cinesi, 122 statunitensi; la Cina è il primo Paese per richieste di brevetti e trasforma più del 70% delle Terre rare (la cui estrazione in Occidente è resa difficile dai significativi costi ambientali). Pechino ora esprime una nuova postura nella Comunità internazionale: si veda ad es. l’ingresso nel 2020 nell’accordo per la riduzione dei dazi doganali RCEPT.

Nel giugno 2021 Joe Biden ha visitato l’Europa per partecipare a: G7 di Cornovaglia; Summit Nato di Bruxelles; Summit Usa-Ue di Bruxelles. Al centro di questi eventi la “sfida sistemica” della – e alla – Cina. Molti commentatori hanno parlato di ritorno alla Guerra fredda. Nel suo “La guerra del Peloponneso”, lo storico Tucidide spiegava che quando emerge una nuova potenza all’interno di un territorio circoscritto, il conflitto diventa inevitabile (il riferimento era alla Guerra tra Atene e Sparta). Gli analisti si interrogano ora sul futuro delle relazioni tra le due superpotenze.

Per Rao, l’Italia sta attraversando un periodo di grave crisi. Tra i fattori ricordati: decrescita popolazione, 1,27% nascite per donna; produttività in calo costante; ascensore sociale bloccato; centinaia di imprese pubbliche e private svendute a soggetti stranieri. Ha quindi ricordato le parole di Lucio Caracciolo: “L’Italia deve (…) costituirsi in attore geopolitico, che come ogni altro, non importa se grande o piccolo, protegge i propri interessi nella competizione e nel compromesso con gli altrui. Nulla di straordinario. La norma delle relazioni internazionali. Pretendersi Stato per farsi eterodirigere da altri Stati, i quali correttamente perseguono le loro priorità, questa sì è impresa eccezionale”.

Rao ha concluso ricordando che la complessità dei problemi, sia a livello nazionale che internazionale, richiedono, una leadership in grado di garantire una gestione equilibrata tra i diversi interessi, secondo l’insegnamento di Kissinger. Per ciò che riguarda l’Italia occorre che la “stella cometa” sia rappresentata dal perseguimento dell’interesse nazionale – obiettivo che a suo giudizio può essere perseguito con il ritorno ai principi della Costituzione economica (grazie ai quali siamo diventati la quinta potenza economica del mondo) e che prevedono un ruolo attivo dello Stato nell’economia, tramite la programmazione e l’intervento diretto. Del resto l’Italia esiste nella geotecnologia internazionale grazie alla presenza di ex aziende pubbliche, come ENI, Leonardo, Enel, Fincantieri, STMicroelectronics e poche altre, in cui lo Stato ha mantenuto un azionariato di controllo.

Questo Master in Intelligence – è stata la chiosa del docente – rappresenta una sede importante per l’elaborazione di visione e di strategie finalizzare alla promozione dell’interesse nazionale.

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