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Migranti, a Soverato l’incontro “All’alba il dolore è stanco” dell’associazione culturale “Kalibreria”

Alla luce dei tragici eventi di Steccato di Cutro si è riproposta la delicata questione delle politiche migratorie nel nostro Paese e in Europa. Per tale motivo, è necessaria una profonda riflessione sulla genesi del fenomeno migratorio che da sempre è insito nella natura dell’uomo e quasi sempre motivato da esigenze di sopravvivenza, sulle cause specifiche che contraddistinguono le recenti migrazioni e, incredibile ma vero, sul valore della vita umana.

A tal fine, l’associazione culturale “Kalibreria” di Soverato, che ha aderito alla “Rete 26 Febbraio” ed è stata presente alla manifestazione nazionale di Cutro, propone un incontro pubblico dal titolo “All’alba il dolore è stanco”, in omaggio al poeta e scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, per sensibilizzare la cittadinanza sul tema dell’accoglienza e dell’inclusione. Tale incontro si svolgerà Sabato 25 Marzo presso la Sala Consiliare del comune di Soverato alle ore 17:30.

Risulta evidente, infatti, un necessario cambio di direzione nelle politiche migratorie che, soprattutto alla luce dei valori e dei principi sanciti dalla nostra Costituzione, non possono criminalizzare -si legge in un comunicato stampa dell’associazione – chi cerca un futuro migliore. Riduttivo sarebbe però addossare le colpe di tali politiche solo all’attuale governo. Infatti, tutti i governi degli ultimi 25 anni, tanto di centro-destra quanto di centro-sinistra, hanno posto in essere normative che hanno colpevolizzato il fenomeno migratorio. Si pensi ad esempio alla legge Turco-Napolitano, alla legge Bossi-Fini, ai “decreti Minniti”, al d.l. 113/2018 (“decreto sicurezza Salvini”).

Migrare non è una scelta che si prende a cuor leggero, migrare quando non si ha da mangiare, quando la tua casa è stata distrutta dalle bombe, quando non sono garantiti i diritti fondamentali, quando i cambiamenti climatici hanno reso non fertile la tua terra o seppellito con litri d’acqua i tuoi campi, o migrare semplicemente per cercare un futuro migliore è un diritto. Non dobbiamo mai dimenticare di essere stati noi occidentali a utilizzare le risorse naturali dei paesi africani come serbatoio per il nostro capitalismo, e ancora che a volte sono le nostre democrazie a portare instabilità politica e sociale in altri Paesi (si veda il recente caso dell’Afghanistan). Un’altra questione di cui non si tiene conto è la difficoltà di ottenere il passaporto o un visto d’ingresso nei paesi d’origine in modo da poter entrare regolarmente nei paesi di destinazione. È sempre troppo facile dare giudizi quando non si vivono sulla propria pelle certe situazioni e difficoltà. Riteniamo che in un paese democratico come il nostro sia una richiesta di civiltà quella di ottenere giustizia per chi circa un mese fa ha perso la vita nelle nostre acque ed accertare eventuali responsabilità.

Esprimiamo una forte perplessità circa le azioni poste in essere da questo governo come risposta al dramma verificatosi, sia in termini di efficacia nell’evitare le morti in mare, sia nel contrasto a chi lucra maggiormente sulla disperazione di queste persone, che certamente non sono quei soggetti che materialmente guidano le imbarcazioni durante le traversate. Allarmante è la previsione circa l’abolizione della Protezione Speciale che permette di ottenere il permesso di soggiorno anche fuori dai casi previsti dalla protezione internazionale nel caso in cui il richiedente rischi di essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali se rimpatriato nel paese d’origine, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione. Infine, desta sicuramente preoccupazione l’aumento del numero dei costosissimi Centri di Permanenza per il Rimpatrio e, ancor più, il raddoppio dei tempi di detenzione massima. In questi luoghi, dove si subisce spesso un’alienazione completa, sono molti i soggetti che arrivano ad atti di autolesionismo o addirittura alla morte. Si tratta di un vero e proprio internamento. La privazione della libertà personale per violazione di una prescrizione amministrativa rappresenta una frattura nel nostro ordinamento e la disciplina del trattenimento nei CPR potrebbe presentare profili di incostituzionalità.

Una politica che usa come mezzo di propaganda l’odio, l’intolleranza e la lotta agli ultimi, stranieri o italiani che siano, non è un bene per l’intero paese e non favorisce la crescita dei cittadini e il dialogo tra visioni diverse.

Noi calabresi sappiamo bene cosa vuol dire accogliere e lo abbiamo sempre dimostrato in questi anni e lo ha dimostrato ancora una volta la macchina dell’impegno e della solidarietà che si è attivata all’indomani del naufragio di Steccato di Cutro, coinvolgendo tantissime realtà del territorio e singoli cittadini. Ma noi calabresi sappiamo bene anche e soprattutto cosa voglia dire emigrare per cercare un riscatto che a volte la propria terra non offre.

Non sarà l’assenza di navi di salvataggio a fermare questi esodi perché la motivazione che spinge una madre a mettere suo figlio o sua figlia di soli 6 mesi su un barcone non può essere fermata dalle leggi e dalla propaganda; sono necessarie politiche comuni fatte di corridori umanitari, azioni positive di accoglienza ed integrazione e politiche di sviluppo nei paesi d’origine. Tuttavia, preme sottolineare che il diritto di spostarsi deve essere riconosciuto a tutti esattamente come accade in gran parte dei casi a noi occidentali. Chi decide di studiare all’estero, chi decide di lavorare all’estero è una persona che lotta per il suo futuro a prescindere dal paese di provenienze e dall’origine etnica.

Così come accogliamo giustamente e senza riserva alcuna i profughi ucraini che hanno visto devastate le loro case, allo stesso modo dovremmo accogliere chi scappa da guerre che seppur lontane dai nostri occhi, seppur non evidenziate dai servizi ai telegiornali, spargono lo stesso sangue di tanti bambini, uomini e donne.

Rifletteremo e approfondiremo queste tematiche insieme a Don Giacomo Panizza (Sacerdote antimafia e fondatore di Comunità Progetto Sud), Enzo Infantino (Scrittore e referente per la Calabria di ResQ People Saving People), Orlando Amodeo (Il Medico delle Carrette del Mare), Pietro Giovanni Panico (Consulente legale e Freelance) e Salvatore Iozzo (Mediatore culturale associazione Sabir). Ci sarà spazio anche per la poesia grazie alla partecipazione della Compagnia dei Sognattori.

Introdurrà il giornalista Filippo Veltri.

Un ringraziamento particolare ad Alessandro Posca che da sempre realizza le nostre locandine.

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