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Bevacqua (Pd): “Non si perda altro tempo: debito sanità calabrese va quantificato e ripianato o si rischia disastro”

«La ricognizione del debito sanitario della Calabria rischia di diventare l’ennesima attività incompiuta della nostra martoriata Regione. La riunione del Tavolo Adduce a Roma, oltre alla solita grave mole di rilievi critici, ha evidenziato la necessità di procedere all’approvazione dei bilanci di quelle Asp, che non approvano da anni i documenti contabili, rendendo ancora più complessa la quantificazione del debito del comparto. Nel mentre galoppano gli interessi di mora e, in alcuni casi, anche le spese di anticipazione di cassa attivate da alcune aziende, nessuna azione concreta è stata posta in essere per procedere ai pagamenti del dovuto».

Ad affermarlo è il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Mimmo Bevacqua.  «In queste condizioni – prosegue Bevacqua – il debito  continua ad aumentare quotidianamente e la scadenza del 31 dicembre 2023 si avvicina. In questi mesi, grazie alla norma che blocca i pignoramenti sino a dicembre del corrente anno, le casse della sanità hanno sicuramente tratto una boccata di ossigeno – seppure effimera –  perché, comunque, la legge non blocca la corsa degli interessi e, per ogni anno, rischiano di accumularsi tra i 60  e gli 80 milioni di passività. Ma quella norma non è prorogabile, salvo non si voglia aggirare i principi dettati dalla Corte Costituzionale. Quindi, è necessario sbloccare i procedimenti di pagamento e recuperare i ritardi per saldare i debiti certi entro l’anno, altrimenti ci sarà un’esplosione di azioni esecutive».

«I segnali che arrivano – dice ancora il capogruppo dem – non vanno nella direzione giusta. Non si capisce se le aziende siano pronte ad ottemperare ai pagamenti, né se questo dipenda da una incapacità manageriale dei vertici burocratici o da una responsabilità politica regionale e nazionale. Quello che è certo che questa situazione di stallo deve essere eliminata se vogliamo vedere un po di luce e dare speranza e fiducia ai calabresi. Noi chiediamo chiarezza, non solleviamo polveroni. E, nella massima chiarezza, siamo disponibili responsabilmente a dare un contributo per la soluzione della questione».

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