«Ci sono esperienze virtuose che si vanno replicando senza soluzione di continuità in tutta Italia. Forme di imprenditorialità associata e dal basso che spesso sopperiscono alla carenza di servizi territoriali, specie in materia di trasporti, servizi sociali e di assistenza, energia pulita, gestione dei beni culturali, dell’impiantistica sportiva e quant’altro. Forme d’impresa a carattere mutualistico che hanno il grande pregio di contrastare, direttamente e indirettamente, l’impoverimento e lo spopolamento dei centri minori e di favorire il recupero delle aree più degradate dei centri urbani».
È quanto afferma in un comunicato stampa il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti.
«Mi riferisco alle Cooperative di comunità – spiega Lo Schiavo -, modelli di innovazione sociale in cui i cittadini si organizzano per essere produttori e fruitori di beni o servizi, favorendo sinergie, occasioni di crescita e coesione all’interno del loro contesto di vita. E mentre in tutta Italia prende sempre più forma questo tipo d’impresa, con le rispettive legislazioni locali che sono intervenute per renderle organiche al tessuto produttivo e sociale, la Regione Calabria ancora una volta resta colpevolmente a guardare e si dimostra incapace di determinarsi, lasciando quanti si approcciano a tali attività nell’indeterminatezza.
Eppure, non posso non segnalare, dal 4 aprile del 2022 – quindi da ben 15 mesi – giace nella segreteria dell’Assemblea regionale la mia Proposta di legge n. 52 sulla “Disciplina delle Cooperative di comunità”. Proposta che, si stenterà a credere, in tutto questo tempo non solo non è approdata alla discussione in aula ma non è neppure passata dalla Commissione competente per l’esame preliminare. In particolare, dalla Terza commissione Sanità, attività sociali, culturali e formative, alla quale è stata assegnata.
Tale proposta, peraltro sostenuta e caldeggiata dalla principale confederazione del settore, ha trovato la positiva accoglienza delle organizzazioni di rappresentanza, di importanti istituzioni del mondo culturale, del mondo del terzo settore e finanche della Chiesa. Desta quindi stupore il fatto che, mentre le Commissioni e il Consiglio macinano proposte legislative a ciclo continuo, in larga parte provenienti dalla Giunta o dagli scranni della maggioranza, in ben 15 mesi non si sia trovato il tempo e il modo di calendarizzare la discussione su tale norma. Non posso quindi non segnalare, ai tanti che dal Terzo settore mi chiedono notizie sull’iter legislativo della Proposta di legge, tale incomprensibile atteggiamento di indifferenza.
Mi auguro, allora, possa finalmente prevalere il buonsenso e che la proposta possa finalmente essere discussa. Se questo non dovesse avvenire – conclude Lo Schiavo – non mi resterà che prendere atto di un ostruzionismo che non è a mio danno, ma dei tanti cittadini calabresi che credono nello strumento della cooperazione come arma per combattere lo spopolamento delle aree interne».